La malattia di Alzheimer rappresenta il 60-70% dei casi totali di demenza e la sua cura rappresenta una sfida crescente nel panorama sanitario degli ultimi anni. Gli studi qui riportati hanno come obiettivo principale l’elucidazione dei meccanismi alla base di questa patologia, concentrandosi, in modo particolare, sul coinvolgimento della sostanza bianca e sullo sviluppo degli oligodendrociti, le cellule deputate alla formazione della mielina. Lo sviluppo del white matter tract integrity (WMTI) ha permesso di evidenziare l’esistenza di una relazione inversa tra la progressione della neurodegenerazione e la produzione di mielina nel sistema nervoso centrale (SNC) nei pazienti affetti dal Alzheimer. L’utilizzo di questa tecnica può essere importante in ambito sperimentale perché permette di osservare con precisione lo stato della sostanza bianca e, conseguentemente, l’effetto di trattamenti farmacologici e/o l’influenza delle cellule microgliali, in particolare del loro fenotipo antinfiammatorio M2, nel differenziamento degli oligodendrociti a partire dalle loro cellule progenitrici, portando ad una conseguente rimielinizzazione degli assoni. L’approfondimento di questo studio ed una sua correlazione con il WMTI potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche in grado di contrastare l’avanzamento della neurodegenerazione nella malattia di Alzheimer.
Degradazione della sostanza bianca e ruolo della microglia nella maturazione degli oligodendrociti nella malattia di Alzheimer
POZZOBON, ETTORE
2023/2024
Abstract
La malattia di Alzheimer rappresenta il 60-70% dei casi totali di demenza e la sua cura rappresenta una sfida crescente nel panorama sanitario degli ultimi anni. Gli studi qui riportati hanno come obiettivo principale l’elucidazione dei meccanismi alla base di questa patologia, concentrandosi, in modo particolare, sul coinvolgimento della sostanza bianca e sullo sviluppo degli oligodendrociti, le cellule deputate alla formazione della mielina. Lo sviluppo del white matter tract integrity (WMTI) ha permesso di evidenziare l’esistenza di una relazione inversa tra la progressione della neurodegenerazione e la produzione di mielina nel sistema nervoso centrale (SNC) nei pazienti affetti dal Alzheimer. L’utilizzo di questa tecnica può essere importante in ambito sperimentale perché permette di osservare con precisione lo stato della sostanza bianca e, conseguentemente, l’effetto di trattamenti farmacologici e/o l’influenza delle cellule microgliali, in particolare del loro fenotipo antinfiammatorio M2, nel differenziamento degli oligodendrociti a partire dalle loro cellule progenitrici, portando ad una conseguente rimielinizzazione degli assoni. L’approfondimento di questo studio ed una sua correlazione con il WMTI potrebbero portare allo sviluppo di nuove strategie terapeutiche in grado di contrastare l’avanzamento della neurodegenerazione nella malattia di Alzheimer.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/79675