La rotta balcanica rappresenta uno dei principali canali di ingresso via terra in Europa di rifugiati provenienti da Paesi orientali (Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, Iran). L’area di attraversamento comprende Paesi membri dell’Unione Europea e Paesi non UE, aventi differenti politiche e accordi in campo di migrazione e dei visti, nonché in merito all’area Schengen. Nel corso del tempo sono aumentati considerevolmente i limiti del passaggio tramite un incremento dei controlli alle frontiere e da parte delle forze dell’ordine, che ha reso i tempi di attraversamento molto più lunghi, arrivando addirittura a rendere dei Paesi di transito, Paesi di destinazione. Ci fu un apice, nonché occasione di escalation di violenze rivolte ai migranti, con il trattato di “chiusura” della rotta, che portò anche alla costruzione di muri, nei punti con maggiore afflusso (al confine tra Serbia e Ungheria), creando però dei ‘colli di bottiglia’, bloccando le persone di passaggio in zone inospitali, nonché uno spostamento della rotta per altri punti. Anche il clima interno dei Paesi di passaggio ne ha risentito in quanto inizialmente di solidarietà (incentivato da politiche estere favorevoli), poi divenuto sempre più scontroso ed ostile anche da parte dei cittadini; provocando una sempre maggiore criminalizzazione della figura del migrante, data da politiche nazionali, ma anche europee, conservative e di chiusura. Interessante è il ruolo dell’Unione Europea, che giuridicamente e politicamente si dovrebbe comportare attivando l’obbligo di protezione internazionale nei confronti dei migranti, quindi attivando una serie di logiche volte a forme di tutela. Si possono però riscontrare modalità non conformi a questo ideale, ma che al contrario dimostrano una componente anche attiva di contrasto alle migrazioni e la messa in atto di logiche criminalizzanti e umanamente degradanti. Oltre all’Agenzia che sorveglia le frontiere europee, Frontex, nata nel 2005 con l’obiettivo di supportare le istituzioni comunitarie nella gestione della migrazione irregolare. La quale con il tempo ha ricevuto finanziamenti sempre più consistenti e maggiore ‘libertà’ di spesa, oltre che il riconoscimento di un ruolo in primo piano in almeno tre principali attività: sorveglianza delle frontiere per fermare gli ‘attraversamenti irregolari’, attività di rimpatrio e cooperazione con Paesi terzi per rafforzare gli accordi di riammissione dei cittadini ‘irregolari’.

The game of pushbacks. 'Emergenza migranti' come emergenza umanitaria.

ZANETTI, ALICE
2023/2024

Abstract

La rotta balcanica rappresenta uno dei principali canali di ingresso via terra in Europa di rifugiati provenienti da Paesi orientali (Afghanistan, Pakistan, Siria, Iraq, Iran). L’area di attraversamento comprende Paesi membri dell’Unione Europea e Paesi non UE, aventi differenti politiche e accordi in campo di migrazione e dei visti, nonché in merito all’area Schengen. Nel corso del tempo sono aumentati considerevolmente i limiti del passaggio tramite un incremento dei controlli alle frontiere e da parte delle forze dell’ordine, che ha reso i tempi di attraversamento molto più lunghi, arrivando addirittura a rendere dei Paesi di transito, Paesi di destinazione. Ci fu un apice, nonché occasione di escalation di violenze rivolte ai migranti, con il trattato di “chiusura” della rotta, che portò anche alla costruzione di muri, nei punti con maggiore afflusso (al confine tra Serbia e Ungheria), creando però dei ‘colli di bottiglia’, bloccando le persone di passaggio in zone inospitali, nonché uno spostamento della rotta per altri punti. Anche il clima interno dei Paesi di passaggio ne ha risentito in quanto inizialmente di solidarietà (incentivato da politiche estere favorevoli), poi divenuto sempre più scontroso ed ostile anche da parte dei cittadini; provocando una sempre maggiore criminalizzazione della figura del migrante, data da politiche nazionali, ma anche europee, conservative e di chiusura. Interessante è il ruolo dell’Unione Europea, che giuridicamente e politicamente si dovrebbe comportare attivando l’obbligo di protezione internazionale nei confronti dei migranti, quindi attivando una serie di logiche volte a forme di tutela. Si possono però riscontrare modalità non conformi a questo ideale, ma che al contrario dimostrano una componente anche attiva di contrasto alle migrazioni e la messa in atto di logiche criminalizzanti e umanamente degradanti. Oltre all’Agenzia che sorveglia le frontiere europee, Frontex, nata nel 2005 con l’obiettivo di supportare le istituzioni comunitarie nella gestione della migrazione irregolare. La quale con il tempo ha ricevuto finanziamenti sempre più consistenti e maggiore ‘libertà’ di spesa, oltre che il riconoscimento di un ruolo in primo piano in almeno tre principali attività: sorveglianza delle frontiere per fermare gli ‘attraversamenti irregolari’, attività di rimpatrio e cooperazione con Paesi terzi per rafforzare gli accordi di riammissione dei cittadini ‘irregolari’.
2023
The game of pushbacks. 'Migrant emergency' as a humanitarian emergency.
Migrazioni
Balcani
Frontiere
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/80083