Il cinema diventa “la settima arte” nel 1927, quando Ricciotto Canudo espone le sue teorie; egli “parte dal presupposto che le due arti fondamentali sono la musica e l’architettura, che hanno generato, direttamente o indirettamente, le due arti secondarie che da essa derivano: la musica ha generato la poesia e la danza, l’architettura ha generato la pittura e la scultura; questo “circolo in movimento” si conclude nella settima arte, la cinematografia, che è fusione delle sei arti precedenti”, come spiega Sallusti nella voce Canudo, Ricciotto del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani -Volume 18 (1975) (Artribune, 2024). Nonostante la sua natura artistica, e a differenza delle sue “sorelle” arti, il cinema deve confrontarsi con delle ingenti spese di produzione per partorire le sue opere. Questa condizione porta a riflettere sull’influenza di tali costi sulla tipologia di film creati. All’interno di questo elaborato i tipi di film considerati saranno due: quelli “originali” e quelli “seriali”. Per originale si intenderà qualsiasi film rispecchi l’idea di innovazione, presentando una trama completamente nuova; al contrario, un film sarà definito seriale se seguirà la logica dello sfruttamento, assumendo la forma di prequel, sequel, remake, reboot o opera ispirata a libri o a videogiochi. Questo studio si pone come domanda di ricerca e obiettivo d’indagine l’influenza dell’aumento dei budget sull’offerta delle case cinematografiche. L’aumento delle spese di produzione si riflette direttamente in un aumento del rischio dei progetti intrapresi dagli “artisti” del cinema. Attraverso un parallelismo con le principali teorie economiche sul rischio, si andranno ad esplorare, tramite un’analisi dati, le strategie adottate delle case cinematografiche per gestire questo crescente rischio. Infine, questo lavoro incoraggia a una riflessione analoga a quella sollevata dal regista Francis Ford Coppola, il quale, in una recente intervista, si è interrogato su una questione cruciale: il cinema è arte o business? (Esquire, 2024).
Serialità vs Creatività nell’intrattenimento: tra esplorazione e ripetizione
SULI, ANGELA
2023/2024
Abstract
Il cinema diventa “la settima arte” nel 1927, quando Ricciotto Canudo espone le sue teorie; egli “parte dal presupposto che le due arti fondamentali sono la musica e l’architettura, che hanno generato, direttamente o indirettamente, le due arti secondarie che da essa derivano: la musica ha generato la poesia e la danza, l’architettura ha generato la pittura e la scultura; questo “circolo in movimento” si conclude nella settima arte, la cinematografia, che è fusione delle sei arti precedenti”, come spiega Sallusti nella voce Canudo, Ricciotto del Dizionario Biografico degli Italiani Treccani -Volume 18 (1975) (Artribune, 2024). Nonostante la sua natura artistica, e a differenza delle sue “sorelle” arti, il cinema deve confrontarsi con delle ingenti spese di produzione per partorire le sue opere. Questa condizione porta a riflettere sull’influenza di tali costi sulla tipologia di film creati. All’interno di questo elaborato i tipi di film considerati saranno due: quelli “originali” e quelli “seriali”. Per originale si intenderà qualsiasi film rispecchi l’idea di innovazione, presentando una trama completamente nuova; al contrario, un film sarà definito seriale se seguirà la logica dello sfruttamento, assumendo la forma di prequel, sequel, remake, reboot o opera ispirata a libri o a videogiochi. Questo studio si pone come domanda di ricerca e obiettivo d’indagine l’influenza dell’aumento dei budget sull’offerta delle case cinematografiche. L’aumento delle spese di produzione si riflette direttamente in un aumento del rischio dei progetti intrapresi dagli “artisti” del cinema. Attraverso un parallelismo con le principali teorie economiche sul rischio, si andranno ad esplorare, tramite un’analisi dati, le strategie adottate delle case cinematografiche per gestire questo crescente rischio. Infine, questo lavoro incoraggia a una riflessione analoga a quella sollevata dal regista Francis Ford Coppola, il quale, in una recente intervista, si è interrogato su una questione cruciale: il cinema è arte o business? (Esquire, 2024).File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/81007