Le frane quiescenti rappresentano un pericolo per le aree caratterizzate da rilievi instabili ed il territorio appenninico è un sito particolarmente sensibile. Questi fenomeni apparentemente inattivi per lunghi periodi, possono riattivarsi in seguito a eventi scatenanti come precipitazioni intense, variazioni del livello delle acque sotterranee, terremoti o interventi antropici. Le conseguenze della riattivazione possono essere con impatti diretti e indiretti sulla popolazione, sull’ambiente, sul patrimonio culturale, sulle infrastrutture e sul tessuto economico e produttivo. Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare le implicazioni geotecniche legate alla riattivazione di frane quiescenti, ponendo l’attenzione al territorio appenninico che è un'area storicamente soggetta a fenomeni di dissesto idrogeologico. Lo studio si articola focalizzandosi su un aspetto specifico del problema. In primo luogo, viene esaminata la geologia, la geomorfologia e la geodinamica della catena appenninica, al fine di comprendere i fattori che rendono questo territorio particolarmente sensibile ai movimenti franosi. Successivamente, si analizzano il numero, la tipologia e le cause delle frane che interessano l’Appennino, evidenziando le principali condizioni predisponenti e i meccanismi di attivazione. È stata posta l’attenzione alla resistenza che i terreni oppongono nei confronti della riattivazione delle frane quiescenti che porta ad avere una certa stabilità nel tempo. Inoltre, sono stati considerati come casi studio, al fine di produrre delle riflessioni in merito a strategie di monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio, due riattivazioni franose che hanno avuto sicuramente un impatto importante sul territorio: quella di Ancona e quella di Sirino.
Implicazioni geotecniche nella riattivazione di frane quiescenti
GROSSELLE, GIULIA
2024/2025
Abstract
Le frane quiescenti rappresentano un pericolo per le aree caratterizzate da rilievi instabili ed il territorio appenninico è un sito particolarmente sensibile. Questi fenomeni apparentemente inattivi per lunghi periodi, possono riattivarsi in seguito a eventi scatenanti come precipitazioni intense, variazioni del livello delle acque sotterranee, terremoti o interventi antropici. Le conseguenze della riattivazione possono essere con impatti diretti e indiretti sulla popolazione, sull’ambiente, sul patrimonio culturale, sulle infrastrutture e sul tessuto economico e produttivo. Questa tesi si pone l’obiettivo di analizzare le implicazioni geotecniche legate alla riattivazione di frane quiescenti, ponendo l’attenzione al territorio appenninico che è un'area storicamente soggetta a fenomeni di dissesto idrogeologico. Lo studio si articola focalizzandosi su un aspetto specifico del problema. In primo luogo, viene esaminata la geologia, la geomorfologia e la geodinamica della catena appenninica, al fine di comprendere i fattori che rendono questo territorio particolarmente sensibile ai movimenti franosi. Successivamente, si analizzano il numero, la tipologia e le cause delle frane che interessano l’Appennino, evidenziando le principali condizioni predisponenti e i meccanismi di attivazione. È stata posta l’attenzione alla resistenza che i terreni oppongono nei confronti della riattivazione delle frane quiescenti che porta ad avere una certa stabilità nel tempo. Inoltre, sono stati considerati come casi studio, al fine di produrre delle riflessioni in merito a strategie di monitoraggio, prevenzione e gestione del rischio, due riattivazioni franose che hanno avuto sicuramente un impatto importante sul territorio: quella di Ancona e quella di Sirino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/82761