La tesi si propone di analizzare le strategie adottate da Girolamo nel suo approcciarsi alla traduzione, in particolare quella delle Sacre Scritture. La fonte per la ricerca del suo metodo di traduzione è il suo ampio epistolario, in cui sulla trattazione della tematica del tradurre si innesta il rapporto di Girolamo con i classici, protagonisti della sua formazione in età giovanile e costantemente presenti anche negli anni della sua maturità, quando a prevalere in lui sarà un desiderio di vita ascetica. Leggendo la sua corrispondenza con i vari destinatari notiamo che l'animo del traduttore si troverà perennemente in un equilibrio precario tra la sua volontà di approfondire la lettura e lo studio delle Scritture, per viverne radicalmente il messaggio in esse trasmesso, e il suo essere esegeta, che lo spinge ad approcciarsi al testo in modo critico. Questa sua vena da filologo che lo caratterizza, insieme alla sua ostinazione a ricercare la verità che si cela dietro le parole trasmesse dal testo, lo spingerà all'opera di traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento dagli originali ebraici e greci. Il suo approccio al testo e metodo di traduzione si discosta da quello dei suoi contemporanei, ma si innesta nel solco di illustri predecessori, tra cui il più importante, Cicerone, come si vede dall'epistula 57 in cui lo stridoniense afferma che il principio che guida la sua traduzione non è rendere il testo in maniera letterale, ma trasmettere il senso del messaggio depositato nella lingua di partenza, in quella di arrivo.

Nec converti ut interpres, sed ut orator. Osservazioni sul metodo di traduzione in Girolamo a partire dal suo Epistolario: ripresa dei classici, fedeltà alla Scrittura e ricerca della verità.

ZOPPI, CHIARA
2024/2025

Abstract

La tesi si propone di analizzare le strategie adottate da Girolamo nel suo approcciarsi alla traduzione, in particolare quella delle Sacre Scritture. La fonte per la ricerca del suo metodo di traduzione è il suo ampio epistolario, in cui sulla trattazione della tematica del tradurre si innesta il rapporto di Girolamo con i classici, protagonisti della sua formazione in età giovanile e costantemente presenti anche negli anni della sua maturità, quando a prevalere in lui sarà un desiderio di vita ascetica. Leggendo la sua corrispondenza con i vari destinatari notiamo che l'animo del traduttore si troverà perennemente in un equilibrio precario tra la sua volontà di approfondire la lettura e lo studio delle Scritture, per viverne radicalmente il messaggio in esse trasmesso, e il suo essere esegeta, che lo spinge ad approcciarsi al testo in modo critico. Questa sua vena da filologo che lo caratterizza, insieme alla sua ostinazione a ricercare la verità che si cela dietro le parole trasmesse dal testo, lo spingerà all'opera di traduzione dell'Antico e del Nuovo Testamento dagli originali ebraici e greci. Il suo approccio al testo e metodo di traduzione si discosta da quello dei suoi contemporanei, ma si innesta nel solco di illustri predecessori, tra cui il più importante, Cicerone, come si vede dall'epistula 57 in cui lo stridoniense afferma che il principio che guida la sua traduzione non è rendere il testo in maniera letterale, ma trasmettere il senso del messaggio depositato nella lingua di partenza, in quella di arrivo.
2024
Nec converti ut interpres, sed ut orator. Notes on the translation’s method in Jerome from his Epistolary: revival of the Classics, fidelity to Scripture and search for truth.
Girolamo
Traduzione
Latino
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/83551