Ipotesi di lavoro: La letteratura scientifica internazionale annovera numerose definizioni di balbuzie offrendo complessivamente una panoramica ampia delle sue caratteristiche, puntando man mano su aspetti diversi di tale disturbo. Nel complesso, la balbuzie si caratterizza per la presenza di tre aree di compromissione quali le disfluenze nella produzione verbale, la presenza di comportamenti secondari associati o evitamento in contesti di verbalizzazione e sentimenti e attitudine comunicativa che possono condizionare l’attitudine comunicativa della persona che balbetta. Parallelamente a tali definizioni, tra i modelli eziologici più accreditati, spiccano i modelli che considerano la balbuzie un disturbo multifattoriale con la necessità di considerare nel loro insieme le componenti cognitive, affettive, linguistiche, motorie e sociali (Modello CALMS cfr. Healey & Trautman, 2004; Kelman & Nicholas, 2017). Data la complessità del disturbo, si ritiene che una rete di collaborazione tra medici pediatri e logopedisti sia fondamentale per una più precisa e precoce individuazione del bambino che balbetta “a rischio di cronicizzazione”, per favorire la più efficace presa in carico. Materiali e metodi: In quest’ottica è stato condotto uno studio (Accornero et al., 2023) che si è basato sulla letteratura (in particolare le Linee Guida dell’Associazione Olandese di Foniatria e Logopedia «La balbuzie nei bambini, adolescenti e adulti») e sulla pratica clinica di molti logopedisti italiani. Lo studio prevede la somministrazione di un questionario telematico ai pediatri iscritti alla Federazione Italiana Medici Pediatri con lo scopo di indagare quanto e come il pediatra svolga effettivamente un ruolo significativo nella prevenzione e individuazione precoce della balbuzie. I quesiti del questionario analizzano la conoscenza e la gestione della disfluenza verbale in generale e della balbuzie in particolare da parte dei pediatri, figure chiave del processo diagnostico poiché consentono il collegamento fra le famiglie e gli specialisti del settore. Risultati: A fronte di un campione di 69 questionari, la fotografia emersa dai dati raccolti raffigura una prevalenza di pediatri poco formati sull’argomento con conoscenze lacunose sia rispetto alle caratteristiche principali del disturbo sia riguardo la gestione e la presa in carico del bambino che balbetta. Alla luce di tali risultati, con il presente progetto di tesi si è deciso di condurre la medesima indagine la somministrando il questionario ai medici pediatri di libera scelta e ospedalieri operanti nei territori delle province di Venezia, Padova e Vicenza. I questionari raccolti sono stati 71 e il quadro che emerge dopo l’analisi dei dati sembra sottolineare gli stessi preoccupanti dati registrati dallo studio precedente. Conclusioni: Questo riafferma il ruolo chiave che il logopedista ricopre nella diffusione delle procedure di screening possibili e nella relativa formazione in merito al loro utilizzo, in un’ottica di prevenzione e presa in carico multidisciplinare. D’altra parte, importante sarebbe sensibilizzare i medici pediatri all’aggiornamento continuo tramite letteratura scientifica e appositi corsi di formazione sulle nozioni basilari del disturbo, principali fattori di rischio, diagnosi differenziale, procedure di screening disponibili, iter diagnostico e possibilità di trattamento. Questo al fine di poterne individuare precocemente i segni nei propri pazienti ed effettuare un invio appropriato e tempestivo ad un logopedista specializzato, fornendo informazioni alla famiglia tali da favorire un atteggiamento positivo nei confronti della balbuzie del loro figlio.
Conoscenza e prevenzione della balbuzie in ambito pediatrico: analisi di un questionario somministrato ai pediatri di Venezia, Padova e Vicenza
PALMIERI, SILVIA
2023/2024
Abstract
Ipotesi di lavoro: La letteratura scientifica internazionale annovera numerose definizioni di balbuzie offrendo complessivamente una panoramica ampia delle sue caratteristiche, puntando man mano su aspetti diversi di tale disturbo. Nel complesso, la balbuzie si caratterizza per la presenza di tre aree di compromissione quali le disfluenze nella produzione verbale, la presenza di comportamenti secondari associati o evitamento in contesti di verbalizzazione e sentimenti e attitudine comunicativa che possono condizionare l’attitudine comunicativa della persona che balbetta. Parallelamente a tali definizioni, tra i modelli eziologici più accreditati, spiccano i modelli che considerano la balbuzie un disturbo multifattoriale con la necessità di considerare nel loro insieme le componenti cognitive, affettive, linguistiche, motorie e sociali (Modello CALMS cfr. Healey & Trautman, 2004; Kelman & Nicholas, 2017). Data la complessità del disturbo, si ritiene che una rete di collaborazione tra medici pediatri e logopedisti sia fondamentale per una più precisa e precoce individuazione del bambino che balbetta “a rischio di cronicizzazione”, per favorire la più efficace presa in carico. Materiali e metodi: In quest’ottica è stato condotto uno studio (Accornero et al., 2023) che si è basato sulla letteratura (in particolare le Linee Guida dell’Associazione Olandese di Foniatria e Logopedia «La balbuzie nei bambini, adolescenti e adulti») e sulla pratica clinica di molti logopedisti italiani. Lo studio prevede la somministrazione di un questionario telematico ai pediatri iscritti alla Federazione Italiana Medici Pediatri con lo scopo di indagare quanto e come il pediatra svolga effettivamente un ruolo significativo nella prevenzione e individuazione precoce della balbuzie. I quesiti del questionario analizzano la conoscenza e la gestione della disfluenza verbale in generale e della balbuzie in particolare da parte dei pediatri, figure chiave del processo diagnostico poiché consentono il collegamento fra le famiglie e gli specialisti del settore. Risultati: A fronte di un campione di 69 questionari, la fotografia emersa dai dati raccolti raffigura una prevalenza di pediatri poco formati sull’argomento con conoscenze lacunose sia rispetto alle caratteristiche principali del disturbo sia riguardo la gestione e la presa in carico del bambino che balbetta. Alla luce di tali risultati, con il presente progetto di tesi si è deciso di condurre la medesima indagine la somministrando il questionario ai medici pediatri di libera scelta e ospedalieri operanti nei territori delle province di Venezia, Padova e Vicenza. I questionari raccolti sono stati 71 e il quadro che emerge dopo l’analisi dei dati sembra sottolineare gli stessi preoccupanti dati registrati dallo studio precedente. Conclusioni: Questo riafferma il ruolo chiave che il logopedista ricopre nella diffusione delle procedure di screening possibili e nella relativa formazione in merito al loro utilizzo, in un’ottica di prevenzione e presa in carico multidisciplinare. D’altra parte, importante sarebbe sensibilizzare i medici pediatri all’aggiornamento continuo tramite letteratura scientifica e appositi corsi di formazione sulle nozioni basilari del disturbo, principali fattori di rischio, diagnosi differenziale, procedure di screening disponibili, iter diagnostico e possibilità di trattamento. Questo al fine di poterne individuare precocemente i segni nei propri pazienti ed effettuare un invio appropriato e tempestivo ad un logopedista specializzato, fornendo informazioni alla famiglia tali da favorire un atteggiamento positivo nei confronti della balbuzie del loro figlio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/84332