L’interazione con la realtà giuridica solleva frequentemente una questione cruciale: come applicare concretamente la terminologia giuridica alla vita quotidiana e ai casi concreti. In questo contesto, il concetto di libertà emerge come uno dei più complessi e sfuggenti, soprattutto quando si manifesta in formule giuridiche che ne celano parzialmente il significato. Una di queste manifestazioni riguarda un principio cardine del diritto processuale italiano: il principio del libero convincimento del giudice. In effetti, questo principio costituisce uno degli snodi fondamentali del processo, seppure non sempre ne vengano pienamente comprese le implicazioni teoriche e pratiche. Il presente elaborato si propone di indagare la natura di tale concetto, esplorando le modalità con cui la libertà si intreccia con la funzione giudiziaria e, in particolare, con il libero convincimento del giudice. L'obiettivo iniziale è quello di esaminare come questo principio venga applicato nel contesto del processo penale contemporaneo, ponendo una particolare attenzione alle sue declinazioni contenute nella normativa italiana. Un passaggio fondamentale di questa analisi sarà l’esame della valutazione delle prove, finalizzato a esplorare non solo i limiti imposti dalla normativa alla discrezionalità del giudice, ma anche le restrizioni derivanti dai codici deontologici. Questi ultimi, infatti, svolgono un ruolo determinante nell’ orientare l’esercizio della libertà discrezionale, influenzando in modo significativo il processo decisionale. Questo approccio mira a mettere in guardia il lettore dai rischi di un’interpretazione superficiale di tale principio, che potrebbe ridurre la complessità del concetto di libertà a una mera questione di arbitrarietà giudicante. La normativa, infatti, pur lasciando un ampio margine di discrezionalità, è costantemente bilanciata da obblighi morali e deontologici, che rendono il giudice responsabile di una valutazione ponderata e non assolutamente libera. Successivamente, l’indagine si sposterà verso una riflessione più teorica e filosofica, ma non meno concreta. Il concetto di libertà richiede un’analisi che superi la sua mera applicazione processuale, esplorandone invece le radici storiche e concettuali. Sarà quindi esaminata l'evoluzione del libero convincimento nel pensiero giuridico, attraverso una ricostruzione delle principali riflessioni filosofiche che hanno portato all'attuale formulazione di questo principio. Particolare attenzione sarà poi dedicata all'analisi delle teorie moderne e contemporanee, che hanno contribuito a chiarire e ad approfondire il concetto di libertà nella valutazione probatoria da parte del giudice. L’analisi si estenderà anche al ruolo di quei fattori soggettivi, come le emozioni, che oggi vengono riconosciuti come parte integrante del processo di elaborazione delle prove da parte del giudice. In questa prospettiva, si sosterrà che la libertà di valutazione non si limita a una "libera interpretazione" delle norme giuridiche, ma coinvolge una combinazione complessa di elementi etico-morali connessi all’autonomia del giudice. L’obiettivo è pertanto quello di portare alla luce la pluralità di fattori che rendono la sua valutazione un processo dinamico e riflessivo. In conclusione, l’elaborato intende proporre al lettore di guardare al libero convincimento come l’espressione di una libertà intesa non come l’esercizio di un potere illimitato, ma come l’assunzione di una responsabilità che implica un attento bilanciamento tra i vincoli normativi, i principi etici e le dimensioni più soggettive e personali della valutazione giudiziaria. In questo modo, si intende fornire una lettura più profonda e consapevole del ruolo del giudice, non solo come “applicatore” della legge, ma come attore che, attraverso il suo libero convincimento, contribuisce a dare senso alla giustizia stessa.
Il libero convincimento del giudice nel processo penale: presupposti concettuali
MARIGO, ASIA
2024/2025
Abstract
L’interazione con la realtà giuridica solleva frequentemente una questione cruciale: come applicare concretamente la terminologia giuridica alla vita quotidiana e ai casi concreti. In questo contesto, il concetto di libertà emerge come uno dei più complessi e sfuggenti, soprattutto quando si manifesta in formule giuridiche che ne celano parzialmente il significato. Una di queste manifestazioni riguarda un principio cardine del diritto processuale italiano: il principio del libero convincimento del giudice. In effetti, questo principio costituisce uno degli snodi fondamentali del processo, seppure non sempre ne vengano pienamente comprese le implicazioni teoriche e pratiche. Il presente elaborato si propone di indagare la natura di tale concetto, esplorando le modalità con cui la libertà si intreccia con la funzione giudiziaria e, in particolare, con il libero convincimento del giudice. L'obiettivo iniziale è quello di esaminare come questo principio venga applicato nel contesto del processo penale contemporaneo, ponendo una particolare attenzione alle sue declinazioni contenute nella normativa italiana. Un passaggio fondamentale di questa analisi sarà l’esame della valutazione delle prove, finalizzato a esplorare non solo i limiti imposti dalla normativa alla discrezionalità del giudice, ma anche le restrizioni derivanti dai codici deontologici. Questi ultimi, infatti, svolgono un ruolo determinante nell’ orientare l’esercizio della libertà discrezionale, influenzando in modo significativo il processo decisionale. Questo approccio mira a mettere in guardia il lettore dai rischi di un’interpretazione superficiale di tale principio, che potrebbe ridurre la complessità del concetto di libertà a una mera questione di arbitrarietà giudicante. La normativa, infatti, pur lasciando un ampio margine di discrezionalità, è costantemente bilanciata da obblighi morali e deontologici, che rendono il giudice responsabile di una valutazione ponderata e non assolutamente libera. Successivamente, l’indagine si sposterà verso una riflessione più teorica e filosofica, ma non meno concreta. Il concetto di libertà richiede un’analisi che superi la sua mera applicazione processuale, esplorandone invece le radici storiche e concettuali. Sarà quindi esaminata l'evoluzione del libero convincimento nel pensiero giuridico, attraverso una ricostruzione delle principali riflessioni filosofiche che hanno portato all'attuale formulazione di questo principio. Particolare attenzione sarà poi dedicata all'analisi delle teorie moderne e contemporanee, che hanno contribuito a chiarire e ad approfondire il concetto di libertà nella valutazione probatoria da parte del giudice. L’analisi si estenderà anche al ruolo di quei fattori soggettivi, come le emozioni, che oggi vengono riconosciuti come parte integrante del processo di elaborazione delle prove da parte del giudice. In questa prospettiva, si sosterrà che la libertà di valutazione non si limita a una "libera interpretazione" delle norme giuridiche, ma coinvolge una combinazione complessa di elementi etico-morali connessi all’autonomia del giudice. L’obiettivo è pertanto quello di portare alla luce la pluralità di fattori che rendono la sua valutazione un processo dinamico e riflessivo. In conclusione, l’elaborato intende proporre al lettore di guardare al libero convincimento come l’espressione di una libertà intesa non come l’esercizio di un potere illimitato, ma come l’assunzione di una responsabilità che implica un attento bilanciamento tra i vincoli normativi, i principi etici e le dimensioni più soggettive e personali della valutazione giudiziaria. In questo modo, si intende fornire una lettura più profonda e consapevole del ruolo del giudice, non solo come “applicatore” della legge, ma come attore che, attraverso il suo libero convincimento, contribuisce a dare senso alla giustizia stessa.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/84843