Secondo l'Ocse il capitale umano sono “le conoscenze, le abilità, le competenze e gli altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale economico”; esistono principalmente due metodi per arricchire il capitale umano: l’esperienza e la formazione. In questo lavoro ci si concentra su questo secondo fattore, che va inteso nello specifico come formazione di tipo universitario, nell’ottica di un successivo inserimento nel mondo del lavoro ove si potrà “spendere” il titolo di studio conseguito. È stato utilizzato volontariamente il termine “fattore”, poiché l’istruzione terziaria viene qui considerata come un vero e proprio mezzo di produzione personale, grazie al quale l’individuo è in grado di performare con cognizione di causa in ambito lavorativo, in seguito a quello che è a tutti gli effetti un investimento, monetario e temporale, dal quale ci si aspetta un ritorno, sia meramente economico, che personale a livello di appagamento: nulla vieta difatti allo studente di iscriversi all’università a soli fini didattici, per interesse personale, per propria cultura, senza volontà alcuna di intraprendere poi un percorso lavorativo inerente agli studi frequentati. Ciascun individuo attribuisce un peculiare valore alla conoscenza, e ciò è di estrema importanza in quanto rende l’uomo essere pensante, che si sforza di trovare risposta alle domande che si pone mosso dalla curiosità di sapere, e non solamente come contenitore di nozioni imparate a memoria. Dopo aver sottolineato l’importanza dello studio in quanto strumento di conoscenza, ne viene approfondito il suo ruolo in quanto investimento personale. Il fine di questo lavoro non è tanto quello di elencare i numeri dei rendimenti, cosiddetti minceriani, dell’istruzione, comunque facilmente fruibili online, quanto piuttosto soffermarsi nel capire i plausibili motivi di fondo che rendono, come verrà illustrato, lo scenario italiano poco favorevole alla valorizzazione di coloro che hanno investito nella propria formazione. Nel Capitolo 1 verranno descritti numericamente alcuni fenomeni italiani, e confrontati con valori europei, per fornire inizialmente al lettore un inquadramento della situazione utilizzando dati recenti, grazie alle analisi condotte dall’ISTAT. Nei Capitoli 2 e 3 verranno formulate due ipotesi che potrebbero andare a spiegare gli scarsi rendimenti dell’istruzione, in Italia, in termini di salario: una intrinseca nella struttura dei settori produttivi, ed una collegata all’offerta di lavoratori qualificati, che porta consecutivamente al fenomeno dell’educational mismatch, che verrà approfondito. Nel Capitolo 4 verranno spiegati i cosiddetti rendimenti sociali dell’istruzione, motivo per il quale è anche lo Stato stesso a sussidiare gli studi, nonostante molti laureati decidano di lavorare in aziende private. Infine, nel Capitolo 5, verrà illustrato un interessante studio sulla convenienza della scelta di intraprendere un percorso accademico in Italia.
I rendimenti privati e i rendimenti sociali dell'istruzione.
BALDO, MATTEO
2024/2025
Abstract
Secondo l'Ocse il capitale umano sono “le conoscenze, le abilità, le competenze e gli altri attributi degli individui che facilitano la creazione di benessere personale, sociale economico”; esistono principalmente due metodi per arricchire il capitale umano: l’esperienza e la formazione. In questo lavoro ci si concentra su questo secondo fattore, che va inteso nello specifico come formazione di tipo universitario, nell’ottica di un successivo inserimento nel mondo del lavoro ove si potrà “spendere” il titolo di studio conseguito. È stato utilizzato volontariamente il termine “fattore”, poiché l’istruzione terziaria viene qui considerata come un vero e proprio mezzo di produzione personale, grazie al quale l’individuo è in grado di performare con cognizione di causa in ambito lavorativo, in seguito a quello che è a tutti gli effetti un investimento, monetario e temporale, dal quale ci si aspetta un ritorno, sia meramente economico, che personale a livello di appagamento: nulla vieta difatti allo studente di iscriversi all’università a soli fini didattici, per interesse personale, per propria cultura, senza volontà alcuna di intraprendere poi un percorso lavorativo inerente agli studi frequentati. Ciascun individuo attribuisce un peculiare valore alla conoscenza, e ciò è di estrema importanza in quanto rende l’uomo essere pensante, che si sforza di trovare risposta alle domande che si pone mosso dalla curiosità di sapere, e non solamente come contenitore di nozioni imparate a memoria. Dopo aver sottolineato l’importanza dello studio in quanto strumento di conoscenza, ne viene approfondito il suo ruolo in quanto investimento personale. Il fine di questo lavoro non è tanto quello di elencare i numeri dei rendimenti, cosiddetti minceriani, dell’istruzione, comunque facilmente fruibili online, quanto piuttosto soffermarsi nel capire i plausibili motivi di fondo che rendono, come verrà illustrato, lo scenario italiano poco favorevole alla valorizzazione di coloro che hanno investito nella propria formazione. Nel Capitolo 1 verranno descritti numericamente alcuni fenomeni italiani, e confrontati con valori europei, per fornire inizialmente al lettore un inquadramento della situazione utilizzando dati recenti, grazie alle analisi condotte dall’ISTAT. Nei Capitoli 2 e 3 verranno formulate due ipotesi che potrebbero andare a spiegare gli scarsi rendimenti dell’istruzione, in Italia, in termini di salario: una intrinseca nella struttura dei settori produttivi, ed una collegata all’offerta di lavoratori qualificati, che porta consecutivamente al fenomeno dell’educational mismatch, che verrà approfondito. Nel Capitolo 4 verranno spiegati i cosiddetti rendimenti sociali dell’istruzione, motivo per il quale è anche lo Stato stesso a sussidiare gli studi, nonostante molti laureati decidano di lavorare in aziende private. Infine, nel Capitolo 5, verrà illustrato un interessante studio sulla convenienza della scelta di intraprendere un percorso accademico in Italia.| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
Baldo_Matteo.pdf
Accesso riservato
Dimensione
1.21 MB
Formato
Adobe PDF
|
1.21 MB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/85159