Sport e inclusione sono due temi che nell’ultimo ventennio hanno trovato una particolare sinergia. Lo sport, come testimoniato dall’OMS, ha svariati benefici a livello fisico, psicologico e nella sfera sociale soprattutto per i bambini. E in particolare permette di incrementare lo sviluppo di quest’ultimi come evidenziato dallo studio spagnolo “Relazione tra lo sviluppo psicomotorio e la pratica dello sport extra scolastico per bambini e bambine tra i tre e sei anni” condotto nel 2014 su 85 bambini e bambine. Nel quale si è evidenziato che il 69,4% degli alunni spagnoli svolge attività sportive al di fuori del contesto educativo, dato in linea con altre ricerche svolte a livello nazionale. Inoltre, tramite l’impiego della forma breve della Development Observational Scale (EOD-B), scala che valuta la traiettoria dello sviluppo dei bambini da 0 a 6 anni, ha dimostrato che i soggetti che svolgono fino al 85,7% di sport extra scolastico possono superare l’80% dello sviluppo psicomotorio atteso nella relativa fascia evolutiva. A differenza di coloro che svolgono il 25% di attività sportive al di fuori dell’ambiente scolastico che non raggiungono il 60% dello sviluppo psicomotorio rispetto alle aspettative della fascia d’età presa in considerazione. Come già detto, lo sport dispone di numerosi benefici anche nella sfera sociale: parliamo appunto di inclusione e in particolare della pratica del Sitting Volley. Si inizia a trattare il tema dell’inclusione dopo la firma della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che impone, dal 3 maggio 2008, la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità. Da qui in avanti si inizia a interessarsi delle persone con disabilità, per esempio, con le Paraolimpiadi e, in questo contesto si inserisce il Sitting Volley. Questa attività sportiva di squadra è un evoluzione della pallavolo, ma vi sono delle differenze lampanti, tra cui tutti i giocatori devono avere le natiche sul pavimento nel momento in cui impattano la palla e la rete deve essere alta 1m. Il Sitting volley ha la caratteristica intrinseca di favorire l’integrazione sociale potendo essere praticato senza distinzioni, da categoria di persone con diversabilità differenti e allo stesso tempo da normodotati, non richiedendo l’ausilio di particolari strumenti. Così facendo vi è un riconoscimento della diversità come elemento trasversale della condizione umana. E quindi proprio per le importanti implicazioni evidenziate in precedenza questo elaborato si pone l’obiettivo di sensibilizzare chiunque, in particolare il target di riferimento sono genitori, a fare sport e avvicinare i proprio figli a contesti sportivi seguendo le proprie inclinazioni e volontà. Senza alcun tipo di forzatura, ma semplicemente dimostrando quanti e quali possano essere i benefici legati alla pratica sportiva per tutti gli individui.
Sport e Inclusione da due prospettive: individuale e contestuale
DALLE FESTE, SARA
2024/2025
Abstract
Sport e inclusione sono due temi che nell’ultimo ventennio hanno trovato una particolare sinergia. Lo sport, come testimoniato dall’OMS, ha svariati benefici a livello fisico, psicologico e nella sfera sociale soprattutto per i bambini. E in particolare permette di incrementare lo sviluppo di quest’ultimi come evidenziato dallo studio spagnolo “Relazione tra lo sviluppo psicomotorio e la pratica dello sport extra scolastico per bambini e bambine tra i tre e sei anni” condotto nel 2014 su 85 bambini e bambine. Nel quale si è evidenziato che il 69,4% degli alunni spagnoli svolge attività sportive al di fuori del contesto educativo, dato in linea con altre ricerche svolte a livello nazionale. Inoltre, tramite l’impiego della forma breve della Development Observational Scale (EOD-B), scala che valuta la traiettoria dello sviluppo dei bambini da 0 a 6 anni, ha dimostrato che i soggetti che svolgono fino al 85,7% di sport extra scolastico possono superare l’80% dello sviluppo psicomotorio atteso nella relativa fascia evolutiva. A differenza di coloro che svolgono il 25% di attività sportive al di fuori dell’ambiente scolastico che non raggiungono il 60% dello sviluppo psicomotorio rispetto alle aspettative della fascia d’età presa in considerazione. Come già detto, lo sport dispone di numerosi benefici anche nella sfera sociale: parliamo appunto di inclusione e in particolare della pratica del Sitting Volley. Si inizia a trattare il tema dell’inclusione dopo la firma della Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità che impone, dal 3 maggio 2008, la tutela dei diritti umani delle persone con disabilità. Da qui in avanti si inizia a interessarsi delle persone con disabilità, per esempio, con le Paraolimpiadi e, in questo contesto si inserisce il Sitting Volley. Questa attività sportiva di squadra è un evoluzione della pallavolo, ma vi sono delle differenze lampanti, tra cui tutti i giocatori devono avere le natiche sul pavimento nel momento in cui impattano la palla e la rete deve essere alta 1m. Il Sitting volley ha la caratteristica intrinseca di favorire l’integrazione sociale potendo essere praticato senza distinzioni, da categoria di persone con diversabilità differenti e allo stesso tempo da normodotati, non richiedendo l’ausilio di particolari strumenti. Così facendo vi è un riconoscimento della diversità come elemento trasversale della condizione umana. E quindi proprio per le importanti implicazioni evidenziate in precedenza questo elaborato si pone l’obiettivo di sensibilizzare chiunque, in particolare il target di riferimento sono genitori, a fare sport e avvicinare i proprio figli a contesti sportivi seguendo le proprie inclinazioni e volontà. Senza alcun tipo di forzatura, ma semplicemente dimostrando quanti e quali possano essere i benefici legati alla pratica sportiva per tutti gli individui.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/86605