Nel 2019 la WHO e poi nel 2022 la Commissione europea hanno identificato la resistenza agli antimicrobici come una delle principali minacce per la salute pubblica. Secondo alcune stime la resistenza agli antimicrobici già provoca ~10 milioni di decessi l’anno a livello mondiale, di cui almeno 35.000 nell’EU un terzo dei quali in Italia. Si ipotizza che nel 2050 le infezioni da batteri resistenti rappresenteranno la prima causa di mortalità nel mondo con un costo annuo di ~100 miliardi di dollari. Tra i batteri desta particolare preoccupazione la K. pneumoniae responsabile di infezioni associate all’assistenza a carico dell’apparato respiratorio, urinario, e cardiovascolare presentando oltre 100 geni di resistenza ai farmaci antimicrobici. In particolare, i ceppi produttori di beta-lattamasi a spettro esteso e carbapenemasi rendono inefficaci le classi di antibiotici di più ampio utilizzo. È stato condotto uno studio retrospettivo che ha incluso le emocolture (EMO) e tamponi rettali di sorveglianza (TRSORV) eseguiti tra 1/9/2022 e 31/10/2024 per valutare l’epidemiologia delle infezioni invasive da K. pneumoniae presso l’Azienda Ospedale Università di Padova. Nell’intervallo di tempo preso in esame sono state eseguite 129099 EMO di cui 17378 risultate positive (13.46%). Bacilli Gram negativi sono stati isolati nel 29.81% dei casi, con E. coli isolato più di frequente, seguito da K. pneumoniae e quindi P. aeruginosa. K. pneumoniae è stata isolata in 270 pazienti adulti (età media 69.6 anni), e 11 pediatrici (età media 2.36 anni) in prevalenza di sesso maschile (65%). Il 41% degli isolati di K. pneumoniae da EMO è risultato resistente alle cefalosporine, il 23% ai carbapenemici, il 48% ai fluorochinolonici, il 21% agli aminoglicosidici. Il 19% dei ceppi di K. pneumoniae è risultato resistente a 3 o più classi di farmaci antimicrobici (MDR, Multi Drug Resistant). Mentre il profilo di resistenza osservato rispecchia quello nazionale ed europeo, per la combinazione Ceftolozano + Avibactam i ceppi resistenti sono stati il 22.5% nella nostra casistica contro il 10.2% a livello nazionale. La maggioranza dei ceppi di K. pneumoniae MDR sono stati isolati da EMO eseguite in pazienti ricoverati in reparti di Medicina (30%) mediante prelievo da vena periferica (64.5%). A livello molecolare la resistenza ai carbapenemi è dovuta nel 70% dei ceppi alla presenza di beta-lattamasi tipo KPC, mentre NDM è stata rilevata in 4 casi, e in 2 ceppi è stata riscontrata positività sia per NDM che OXA48. Dei 54 pazienti che hanno sviluppato una sepsi da K. pneumoniae MDR l’88.8% (48/54) era noto colonizzato a livello intestinale, identificati mediante tampone rettale di sorveglianza, in media 9.73 giorni prima della sepsi, mentre in soli 4 casi il paziente risultava colonizzato da oltre un mese. In conclusione, il 19% delle K. pneumoniae responsabili di sepsi nell’Azienda Ospedale Università di Padova sono multiresistenti, ponendo notevoli problemi terapeutici. A oggi la carbapenemasi più diffusa è la KPC mentre età avanzata, sesso maschile, ricovero presso un reparto di medicina, presenza di un catetere vascolare e recente riscontro di colonizzazione intestinale da K. pneumoniae MDR rappresentano condizioni associate a rischio di sepsi da germi MDR. I programmi di sorveglianza mediante tamponi rettali, oltre a ridurre la diffusione ospedaliera di ceppi MDR, potrebbero contribuire ad identificare soggetti a rischio di infezioni invasive da MDR
Epidemiologia e profilo di resistenza antimicrobica di Klebsiella pneumoniae responsabili di sepsi nell’Azienda Ospedale Università di Padova
ZENI, ALBERTO
2024/2025
Abstract
Nel 2019 la WHO e poi nel 2022 la Commissione europea hanno identificato la resistenza agli antimicrobici come una delle principali minacce per la salute pubblica. Secondo alcune stime la resistenza agli antimicrobici già provoca ~10 milioni di decessi l’anno a livello mondiale, di cui almeno 35.000 nell’EU un terzo dei quali in Italia. Si ipotizza che nel 2050 le infezioni da batteri resistenti rappresenteranno la prima causa di mortalità nel mondo con un costo annuo di ~100 miliardi di dollari. Tra i batteri desta particolare preoccupazione la K. pneumoniae responsabile di infezioni associate all’assistenza a carico dell’apparato respiratorio, urinario, e cardiovascolare presentando oltre 100 geni di resistenza ai farmaci antimicrobici. In particolare, i ceppi produttori di beta-lattamasi a spettro esteso e carbapenemasi rendono inefficaci le classi di antibiotici di più ampio utilizzo. È stato condotto uno studio retrospettivo che ha incluso le emocolture (EMO) e tamponi rettali di sorveglianza (TRSORV) eseguiti tra 1/9/2022 e 31/10/2024 per valutare l’epidemiologia delle infezioni invasive da K. pneumoniae presso l’Azienda Ospedale Università di Padova. Nell’intervallo di tempo preso in esame sono state eseguite 129099 EMO di cui 17378 risultate positive (13.46%). Bacilli Gram negativi sono stati isolati nel 29.81% dei casi, con E. coli isolato più di frequente, seguito da K. pneumoniae e quindi P. aeruginosa. K. pneumoniae è stata isolata in 270 pazienti adulti (età media 69.6 anni), e 11 pediatrici (età media 2.36 anni) in prevalenza di sesso maschile (65%). Il 41% degli isolati di K. pneumoniae da EMO è risultato resistente alle cefalosporine, il 23% ai carbapenemici, il 48% ai fluorochinolonici, il 21% agli aminoglicosidici. Il 19% dei ceppi di K. pneumoniae è risultato resistente a 3 o più classi di farmaci antimicrobici (MDR, Multi Drug Resistant). Mentre il profilo di resistenza osservato rispecchia quello nazionale ed europeo, per la combinazione Ceftolozano + Avibactam i ceppi resistenti sono stati il 22.5% nella nostra casistica contro il 10.2% a livello nazionale. La maggioranza dei ceppi di K. pneumoniae MDR sono stati isolati da EMO eseguite in pazienti ricoverati in reparti di Medicina (30%) mediante prelievo da vena periferica (64.5%). A livello molecolare la resistenza ai carbapenemi è dovuta nel 70% dei ceppi alla presenza di beta-lattamasi tipo KPC, mentre NDM è stata rilevata in 4 casi, e in 2 ceppi è stata riscontrata positività sia per NDM che OXA48. Dei 54 pazienti che hanno sviluppato una sepsi da K. pneumoniae MDR l’88.8% (48/54) era noto colonizzato a livello intestinale, identificati mediante tampone rettale di sorveglianza, in media 9.73 giorni prima della sepsi, mentre in soli 4 casi il paziente risultava colonizzato da oltre un mese. In conclusione, il 19% delle K. pneumoniae responsabili di sepsi nell’Azienda Ospedale Università di Padova sono multiresistenti, ponendo notevoli problemi terapeutici. A oggi la carbapenemasi più diffusa è la KPC mentre età avanzata, sesso maschile, ricovero presso un reparto di medicina, presenza di un catetere vascolare e recente riscontro di colonizzazione intestinale da K. pneumoniae MDR rappresentano condizioni associate a rischio di sepsi da germi MDR. I programmi di sorveglianza mediante tamponi rettali, oltre a ridurre la diffusione ospedaliera di ceppi MDR, potrebbero contribuire ad identificare soggetti a rischio di infezioni invasive da MDR| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/86835