La tesi affronta il tema del diritto all’affettività delle persone detenute, con un’attenzione particolare alla recente svolta giurisprudenziale rappresentata dalla sentenza n. 10 del 2024 della Corte Costituzionale. Il riconoscimento della possibilità per i detenuti di svolgere colloqui intimi senza controllo visivo del personale penitenziario segna un passaggio cruciale verso una concezione più umana e costituzionalmente orientata della pena. Nonostante i principi sanciti dall’art. 27, comma 3, della Costituzione (che vieta trattamenti contrari al senso di umanità e afferma la finalità rieducativa della pena) il diritto all’affettività resta, nella prassi carceraria italiana, ampiamente disatteso. La tesi analizza le implicazioni psicologiche, sociali e giuridiche del mantenimento delle relazioni affettive durante la detenzione, mettendo in luce il ruolo fondamentale dell’amore e dell’intimità nella prospettiva del reinserimento. Viene inoltre proposta una comparazione con un'esperienza estera, dove le cosiddette “stanze dell’amore” sono realtà consolidate, dimostrando come il riconoscimento pieno di tale diritto sia ostacolato più da resistenze culturali che da limiti strutturali. Il lavoro si conclude evidenziando la necessità di trasformare le previsioni giuridiche in strumenti effettivi per la tutela della dignità del detenuto e per la realizzazione concreta della funzione rieducativa della pena.
L’AMORE AI TEMPI DELLA GALERA: DIRITTO ALL’AFFETTIVITÀ SECONDO LA SENTENZA N. 10/2024
GASPARINI, GIULIA
2024/2025
Abstract
La tesi affronta il tema del diritto all’affettività delle persone detenute, con un’attenzione particolare alla recente svolta giurisprudenziale rappresentata dalla sentenza n. 10 del 2024 della Corte Costituzionale. Il riconoscimento della possibilità per i detenuti di svolgere colloqui intimi senza controllo visivo del personale penitenziario segna un passaggio cruciale verso una concezione più umana e costituzionalmente orientata della pena. Nonostante i principi sanciti dall’art. 27, comma 3, della Costituzione (che vieta trattamenti contrari al senso di umanità e afferma la finalità rieducativa della pena) il diritto all’affettività resta, nella prassi carceraria italiana, ampiamente disatteso. La tesi analizza le implicazioni psicologiche, sociali e giuridiche del mantenimento delle relazioni affettive durante la detenzione, mettendo in luce il ruolo fondamentale dell’amore e dell’intimità nella prospettiva del reinserimento. Viene inoltre proposta una comparazione con un'esperienza estera, dove le cosiddette “stanze dell’amore” sono realtà consolidate, dimostrando come il riconoscimento pieno di tale diritto sia ostacolato più da resistenze culturali che da limiti strutturali. Il lavoro si conclude evidenziando la necessità di trasformare le previsioni giuridiche in strumenti effettivi per la tutela della dignità del detenuto e per la realizzazione concreta della funzione rieducativa della pena.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/87128