Prime indagini per il censimento dei codici miniati della biblioteca del vescovo e umanista padovano Pietro Donato (1390 ca. -1447)

This study investigates the figure of the Paduan bishop and humanist Pietro Donato (1390–1447), owner of one of the most significant private libraries of the early fifteenth century. A central actor within the reformist milieu of the early Quattrocento, Donato played an active role at the Council of Basel, during which he also commissioned several manuscript codices. The present work aims to reconstruct an ideal library of the prelate, drawing on the material evidence provided by the inventory rediscovered by Paolo Sambin in 1959. Given that the manuscripts—although intended, according to Donato’s testamentary dispositions, to remain in the Charterhouse of Padua founded by him—underwent an early dispersal, the analysis will focus on those volumes that have been traced to date. From this corpus, stylistic and thematic observations will be drawn, with the ultimate goal of shedding light on the cultural interests and aesthetic sensibilities of the patron.

Il presente elaborato si propone di analizzare la figura del vescovo e umanista padovano Pietro Donato (1390-1447), possessore di una delle più importanti biblioteche private della prima metà del XV secolo. Figura di rilievo nella temperie riformatrice del primo Quattrocento, Donato partecipò attivamente al Concilio di Basilea, dove commissionò anche alcuni codici. La trattazione si propone di ricostruire una biblioteca ideale del presule sulla base dei riscontri materiali dei libri registrati nell'inventario rinvenuto da Paolo Sambin nel 1959. Poiché i manoscritti subirono un precoce processo di dispersione, nonostante fossero destinati a restare nella Certosa di Padova, eretta per volontà testamentaria del vescovo stesso, si analizzeranno quelli rintracciati ad oggi, traendo conclusioni di carattere stilistico e tematico, al fine di indagare interessi culturali e gusti artistici del committente.