LA ROSMUNDA DI RUCELLAI: LO SPAZIO IN CUI I PERSONAGGI “RECITANDO RAGIONANO” In un periodo di riscoperta dei classici come il Cinquecento, lo studio del teatro antico diventa oggetto di interesse di molti intellettuali. In un ambiente culturale così fervido, diviso tra quello fiorentino e quello romano, Giovanni Rucellai compone la sua prima tragedia, la Rosmunda. Pur attenendosi alle fonti storiche, elabora un’opera teatrale del tutto originale, sia dal punto di vista della storia sia dal punto di vista strutturale. Una questione importante che riguarda la Rosmunda è la ricostruzione dello spazio in cui si svolge l’azione. Giovanni Rucellai, nato a Firenze, viaggiò molto durante la sua vita: a Milano, dove potrebbe essersi informato sul filone storiografico riguardante le origini barbariche degli Sforza, a Roma, dove potrebbe aver consultato personalmente alcuni codici di opere come le Decades di Biondo Flavio, in Veneto, dove potrebbe aver visto con i suoi stessi occhi il paesaggio in cui ebbe in mente di sviluppare la sua tragedia. La fonte primaria è quasi certamente la Historia Langobardorum di Paolo Diacono, il quale tratteggia anche una descrizione geografica puntuale dei luoghi italiani conquistati dai Longobardi, in particolar modo del Veneto. Ricostruire lo spazio che viene delineato dalle fonti è il primo passo per immaginare il luogo in cui Rucellai possa aver voluto calare l’azione dei suoi personaggi. A questo si aggiunge anche il tentativo di ripristinare lo spazio scenico vero e proprio, domandandosi se la tragedia sia stata pensata per una scena fissa oppure per un cambio di scena continuo, magari ad ogni atto. Per ragionare su questo, bisogna tenere in considerazione anche il contesto storico-culturale che circonda il Rucellai. Il passaggio da un periodo come il Medioevo, in cui il teatro smette di esistere fisicamente, ad un periodo come la seconda metà del Cinquecento, in cui si assiste alla realizzazione di importanti teatri, avviene grazie al riaffiorare, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, di opere tecniche fondamentali, come il De architectura di Vitruvio. Da questi studi si cercherà di riportare in auge il teatro antico, tanto che verranno scritti molti trattati sia sulla struttura delle opere teatrali sia sull’edificazione del teatro. Giovanni Rucellai, immerso in questo mondo di ricerche e di imitatio, rimane attaccato all’ambiente fiorentino, ma assorbe anche gli stimoli culturali provenienti dalla cerchia del cardinale Riario, a cui Rucellai era vicino durante il suo soggiorno romano. Tutte queste considerazioni saranno di supporto per una lettura più attenta della Rosmunda, intenta a interrogarsi sullo spazio scenico in cui i personaggi di Rucellai “recitando ragionano”.
La Rosmunda di Rucellai: lo spazio in cui i personaggi "recitando ragionano"
TITONE, GIORGIA
2024/2025
Abstract
LA ROSMUNDA DI RUCELLAI: LO SPAZIO IN CUI I PERSONAGGI “RECITANDO RAGIONANO” In un periodo di riscoperta dei classici come il Cinquecento, lo studio del teatro antico diventa oggetto di interesse di molti intellettuali. In un ambiente culturale così fervido, diviso tra quello fiorentino e quello romano, Giovanni Rucellai compone la sua prima tragedia, la Rosmunda. Pur attenendosi alle fonti storiche, elabora un’opera teatrale del tutto originale, sia dal punto di vista della storia sia dal punto di vista strutturale. Una questione importante che riguarda la Rosmunda è la ricostruzione dello spazio in cui si svolge l’azione. Giovanni Rucellai, nato a Firenze, viaggiò molto durante la sua vita: a Milano, dove potrebbe essersi informato sul filone storiografico riguardante le origini barbariche degli Sforza, a Roma, dove potrebbe aver consultato personalmente alcuni codici di opere come le Decades di Biondo Flavio, in Veneto, dove potrebbe aver visto con i suoi stessi occhi il paesaggio in cui ebbe in mente di sviluppare la sua tragedia. La fonte primaria è quasi certamente la Historia Langobardorum di Paolo Diacono, il quale tratteggia anche una descrizione geografica puntuale dei luoghi italiani conquistati dai Longobardi, in particolar modo del Veneto. Ricostruire lo spazio che viene delineato dalle fonti è il primo passo per immaginare il luogo in cui Rucellai possa aver voluto calare l’azione dei suoi personaggi. A questo si aggiunge anche il tentativo di ripristinare lo spazio scenico vero e proprio, domandandosi se la tragedia sia stata pensata per una scena fissa oppure per un cambio di scena continuo, magari ad ogni atto. Per ragionare su questo, bisogna tenere in considerazione anche il contesto storico-culturale che circonda il Rucellai. Il passaggio da un periodo come il Medioevo, in cui il teatro smette di esistere fisicamente, ad un periodo come la seconda metà del Cinquecento, in cui si assiste alla realizzazione di importanti teatri, avviene grazie al riaffiorare, tra la fine del XV e l’inizio del XVI secolo, di opere tecniche fondamentali, come il De architectura di Vitruvio. Da questi studi si cercherà di riportare in auge il teatro antico, tanto che verranno scritti molti trattati sia sulla struttura delle opere teatrali sia sull’edificazione del teatro. Giovanni Rucellai, immerso in questo mondo di ricerche e di imitatio, rimane attaccato all’ambiente fiorentino, ma assorbe anche gli stimoli culturali provenienti dalla cerchia del cardinale Riario, a cui Rucellai era vicino durante il suo soggiorno romano. Tutte queste considerazioni saranno di supporto per una lettura più attenta della Rosmunda, intenta a interrogarsi sullo spazio scenico in cui i personaggi di Rucellai “recitando ragionano”.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/88413