A Roma, la familia, idealmente, si presentava come un raggruppamento di tre generazioni successive che vivevano nella stessa casa sotto la potestas di un antenato comune ancora in vita. Dunque, il modello della famiglia romana consisteva nel gruppo agnatizio che giunge sino a coloro che hanno un proavus comune : appartenere a una stessa stirpe comportava condividere un’idetità comune, il che significava possedere lo stesso nomen e gli stessi sacra gentilicia e specifici mores. In un contesto sociale così delineato non è difficile comprendere la portata della tutela mulierum, un istituto che perdurò per diversi secoli, dall’epoca arcaica fino a quella postclassica e giustinianea. In origine, era giustificato dalla necessità di proteggere le donne , ritenute fragili a causa della loro levitas animi , e soprattutto di preservare il patrimonio familiare. Nella mentalità romana, infatti, il destino della donna era era strettamente legato al matrimonio e alla famiglia, escludendola da qualsiasi altra attività al di fuori di questi ambiti . L’affermazione che le donne sono sin dall’antichità sottoposte a tutela a causa della debolezza del loro sesso perde di significato quando ci si accinge a esaminare la vera natura dell’istituto che trova spiegazione nell’esigenza storica di salvaguardare le aspettative ereditarie degli agnati-tutori sul patrimonio della donna, nell’interesse superiore della continuazione della famiglia, intesa come organismo solidale. Si è, però, assistito al fenomeno di sviluppo di una communis opinio tendente a ricollegare il fondamento della tutela mulierum a una generale condizione di minorità del sesso; questa interpretazione distorta dell’istituto lo ha trasformato in ufficio protettivo, con la conseguente assimilazione alla tutela degli impuberi. Ne risulta così profondamente alterato il valore originario dell’istituto, con la sua sussunzione nell’ambito della tutela impuberum la cui struttura, invece, trova un’adeguata corrispondenza nel contesto economico-sociale del tempo . Con il passare del tempo, il significato e la ragion d’essere di questo istituto hanno perso importanza grazie all’evoluzione della società romana e progressivamente si assiste ad una caduta dei mores che si riscontra soprattutto nell’influenza che acquisiscono le donne in ambito economico ed anche politico. È quindi possibile affermare che la storia della tutela mulierum è in realtà la storia della sua dissoluzione perché si tratta di una figura inadeguata per l’evoluzione della società romana; già in epoca postclassica si dimostrò che questo ideale di protezione era divenuto insignificante a seguito di un rafforzamento della capacità d’agire delle donne, riconoscendogli altresì un’ampia capacità negoziale .
Istituti a tutela della donna nell’antica Roma
SCOCCA, ELEONORA
2024/2025
Abstract
A Roma, la familia, idealmente, si presentava come un raggruppamento di tre generazioni successive che vivevano nella stessa casa sotto la potestas di un antenato comune ancora in vita. Dunque, il modello della famiglia romana consisteva nel gruppo agnatizio che giunge sino a coloro che hanno un proavus comune : appartenere a una stessa stirpe comportava condividere un’idetità comune, il che significava possedere lo stesso nomen e gli stessi sacra gentilicia e specifici mores. In un contesto sociale così delineato non è difficile comprendere la portata della tutela mulierum, un istituto che perdurò per diversi secoli, dall’epoca arcaica fino a quella postclassica e giustinianea. In origine, era giustificato dalla necessità di proteggere le donne , ritenute fragili a causa della loro levitas animi , e soprattutto di preservare il patrimonio familiare. Nella mentalità romana, infatti, il destino della donna era era strettamente legato al matrimonio e alla famiglia, escludendola da qualsiasi altra attività al di fuori di questi ambiti . L’affermazione che le donne sono sin dall’antichità sottoposte a tutela a causa della debolezza del loro sesso perde di significato quando ci si accinge a esaminare la vera natura dell’istituto che trova spiegazione nell’esigenza storica di salvaguardare le aspettative ereditarie degli agnati-tutori sul patrimonio della donna, nell’interesse superiore della continuazione della famiglia, intesa come organismo solidale. Si è, però, assistito al fenomeno di sviluppo di una communis opinio tendente a ricollegare il fondamento della tutela mulierum a una generale condizione di minorità del sesso; questa interpretazione distorta dell’istituto lo ha trasformato in ufficio protettivo, con la conseguente assimilazione alla tutela degli impuberi. Ne risulta così profondamente alterato il valore originario dell’istituto, con la sua sussunzione nell’ambito della tutela impuberum la cui struttura, invece, trova un’adeguata corrispondenza nel contesto economico-sociale del tempo . Con il passare del tempo, il significato e la ragion d’essere di questo istituto hanno perso importanza grazie all’evoluzione della società romana e progressivamente si assiste ad una caduta dei mores che si riscontra soprattutto nell’influenza che acquisiscono le donne in ambito economico ed anche politico. È quindi possibile affermare che la storia della tutela mulierum è in realtà la storia della sua dissoluzione perché si tratta di una figura inadeguata per l’evoluzione della società romana; già in epoca postclassica si dimostrò che questo ideale di protezione era divenuto insignificante a seguito di un rafforzamento della capacità d’agire delle donne, riconoscendogli altresì un’ampia capacità negoziale .| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/88594