L’oblio, precedentemente visto come un mero decadimento cognitivo, assume una nuova prospettiva grazie alle recenti ricerche in questo campo. Fawcett e Hulbert (2020) sostengono che l’oblio «fornisce alla memoria molte delle sue virtù cardinali», proponendo dunque una visione dell’oblio come processo naturale e adattivo e non più un fallimento cognitivo. Inizialmente venne formulata una spiegazione classica del funzionamento dell’oblio, fondata su processi di interferenza passivi, in cui le tracce mnestiche competono fra loro (McGeoch, 1932). In seguito, Anderson (2007) propone una prospettiva attiva del dimenticare. Questi processi inibitori permettono di eliminare selettivamente informazioni irrilevanti, come quando si tenta attivamente di scordare il proprio vecchio numero di telefono, in modo tale da fare spazio a quello nuovo. Lo studio di questi meccanismi di controllo cognitivo viene condotto attraverso un paradigma sperimentale proposto da Anderson e Green (2001) denominato paradigma Think/No-Think (TNT), che sarà discusso in modo approfondito nel corso di questo elaborato. Il fallimento dei processi inibitori e le scarse prestazioni al paradigma TNT osservate nei soggetti che sperimentano alta ruminazione (sintomo trasversale a molti disturbi mentali) ha portato la ricerca ad approfondire il collegamento fra ruminazione, definita come un intenso focus ripetitivo su pensieri negativi (Nolen-Hoeksema, 1991), e fallimento nel controllo cognitivo dei processi inibitori. Il presente elaborato dunque si propone di analizzare criticamente la letteratura esistente sui meccanismi dell’oblio adattivo, l’applicazione del paradigma TNT, il controllo mnestico e le evidenze che legano il deficit del controllo inibitorio della memoria alla tendenza alla ruminazione, approfondendo infine possibili implicazioni cliniche future.
Oblio adattivo e controllo cognitivo: Il ruolo dell'inibizione mnestica nella ruminazione e nei disturbi mentali
AHMAD, MOHAMAD
2024/2025
Abstract
L’oblio, precedentemente visto come un mero decadimento cognitivo, assume una nuova prospettiva grazie alle recenti ricerche in questo campo. Fawcett e Hulbert (2020) sostengono che l’oblio «fornisce alla memoria molte delle sue virtù cardinali», proponendo dunque una visione dell’oblio come processo naturale e adattivo e non più un fallimento cognitivo. Inizialmente venne formulata una spiegazione classica del funzionamento dell’oblio, fondata su processi di interferenza passivi, in cui le tracce mnestiche competono fra loro (McGeoch, 1932). In seguito, Anderson (2007) propone una prospettiva attiva del dimenticare. Questi processi inibitori permettono di eliminare selettivamente informazioni irrilevanti, come quando si tenta attivamente di scordare il proprio vecchio numero di telefono, in modo tale da fare spazio a quello nuovo. Lo studio di questi meccanismi di controllo cognitivo viene condotto attraverso un paradigma sperimentale proposto da Anderson e Green (2001) denominato paradigma Think/No-Think (TNT), che sarà discusso in modo approfondito nel corso di questo elaborato. Il fallimento dei processi inibitori e le scarse prestazioni al paradigma TNT osservate nei soggetti che sperimentano alta ruminazione (sintomo trasversale a molti disturbi mentali) ha portato la ricerca ad approfondire il collegamento fra ruminazione, definita come un intenso focus ripetitivo su pensieri negativi (Nolen-Hoeksema, 1991), e fallimento nel controllo cognitivo dei processi inibitori. Il presente elaborato dunque si propone di analizzare criticamente la letteratura esistente sui meccanismi dell’oblio adattivo, l’applicazione del paradigma TNT, il controllo mnestico e le evidenze che legano il deficit del controllo inibitorio della memoria alla tendenza alla ruminazione, approfondendo infine possibili implicazioni cliniche future.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/88723