L’acido polilattico (PLA), polimero biodegradabile e biocompatibile derivato da fonti rinnovabili, trova impiego in ambiti come il packaging e la biomedicina grazie alla sua struttura chimica versatile e alla capacità di degradarsi in condizioni controllate. Sintetizzato principalmente tramite apertura dell’anello del lattide, presenta monomeri chirali che consentono configurazioni stereochimiche diverse, tra cui polimeri otticamente puri (PLLA, PDLA) o strutture atattiche, influenzando direttamente la cristallinità e, di conseguenza, proprietà termiche e meccaniche come rigidità, flessibilità e punto di fusione. Durante la lavorazione industriale, processi di idrolisi e degradazione termomeccanica possono ridurne il peso molecolare e alterarne le caratteristiche, mentre in ambienti biologici subisce degradazione per erosione superficiale o di massa, seguita da metabolizzazione enzimatica o microbica. È necessario considerare anche che la sterilizzazione richiede procedure specifiche per preservare le prestazioni del materiale e che il riarrangiamento microstrutturale nel tempo provoca un rilassamento volumetrico che si traduce in modifiche nella rigidezza e nella tenacità di dispositivi medici durante lo stoccaggio. Per ottimizzare le proprietà del polimero e ampliarne il campo di applicazione, strategie come la formazione di stereocomplessi, la miscelazione con altri polimeri o l’aggiunta di nanoparticelle consentono di modularne cristallinità, resistenza meccanica e funzionalità di barriera. In ambito biomedico, il PLA è utilizzato in suture biodegradabili, sistemi di rilascio controllato di farmaci e scaffold per ingegneria tissutale, dove la microstruttura determina tempi di degradazione e interazione con i tessuti, dimostrando come la sua versatilità derivi dalla combinazione di chimica, processamento e design applicativo.

PLA in biomedicina: caratterizzazione, ottimizzazione e applicazioni cliniche

ISONI, FILIPPO
2024/2025

Abstract

L’acido polilattico (PLA), polimero biodegradabile e biocompatibile derivato da fonti rinnovabili, trova impiego in ambiti come il packaging e la biomedicina grazie alla sua struttura chimica versatile e alla capacità di degradarsi in condizioni controllate. Sintetizzato principalmente tramite apertura dell’anello del lattide, presenta monomeri chirali che consentono configurazioni stereochimiche diverse, tra cui polimeri otticamente puri (PLLA, PDLA) o strutture atattiche, influenzando direttamente la cristallinità e, di conseguenza, proprietà termiche e meccaniche come rigidità, flessibilità e punto di fusione. Durante la lavorazione industriale, processi di idrolisi e degradazione termomeccanica possono ridurne il peso molecolare e alterarne le caratteristiche, mentre in ambienti biologici subisce degradazione per erosione superficiale o di massa, seguita da metabolizzazione enzimatica o microbica. È necessario considerare anche che la sterilizzazione richiede procedure specifiche per preservare le prestazioni del materiale e che il riarrangiamento microstrutturale nel tempo provoca un rilassamento volumetrico che si traduce in modifiche nella rigidezza e nella tenacità di dispositivi medici durante lo stoccaggio. Per ottimizzare le proprietà del polimero e ampliarne il campo di applicazione, strategie come la formazione di stereocomplessi, la miscelazione con altri polimeri o l’aggiunta di nanoparticelle consentono di modularne cristallinità, resistenza meccanica e funzionalità di barriera. In ambito biomedico, il PLA è utilizzato in suture biodegradabili, sistemi di rilascio controllato di farmaci e scaffold per ingegneria tissutale, dove la microstruttura determina tempi di degradazione e interazione con i tessuti, dimostrando come la sua versatilità derivi dalla combinazione di chimica, processamento e design applicativo.
2024
PLA in biomedicine: characterization, optimization, and clinical applications
PLA
Bioriassorbibile
Polimero
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/89788