Verso una giustizia multispecie: intersezionalità e integrazione del mondo non umano nelle teorie di giustizia sociale

This thesis argues that truly inclusive social justice must extend beyond the boundaries of the human species, adopting an intersectional approach to recognize and dismantle interlinked forms of oppression. The work begins with a critique of traditional models of justice and analyzes the “political turn” in animal ethics, which has begun to incorporate non-human animals into the political sphere. While these models broaden the scope of justice, their effectiveness remains limited by their continued operation within a partially anthropocentric framework. To address these limitations, the thesis adopts an intersectional lens as a key analytical tool, demonstrating that speciesism is not an isolated prejudice but a form of oppression structurally connected to racism, sexism, and ableism—sharing with them a common logic of domination rooted in hierarchical systems. This analytical framework allows for a critical examination of the limitations of welfarist and single-issue movements, revealing their struggle to address the systemic roots of exploitation. On this basis, the thesis culminates in the presentation of David Naguib Pellow’s abolitionist model. Grounded in a politics of Total liberation, this perspective goes beyond the mere extension of rights, advocating instead for a radical transformation of power structures in the direction of a genuinely multi-species justice.

Questa tesi argomenta che una giustizia sociale autenticamente inclusiva dovrebbe estendersi oltre i confini della specie umana, adottando un approccio intersezionale per riconoscere e smantellare le oppressioni interconnesse. Il percorso prende le mosse dalla critica dei modelli di giustizia tradizionali e analizza la “svolta politica” dell’etica animale, che ha iniziato ad integrare gli animali non umani nella sfera politica. Sebbene questi modelli estendano l’ambito della giustizia, si dimostra come la loro efficacia sia limitata dall’operare all’interno di un quadro ancora parzialmente antropocentrico. Per superare tali limiti, la tesi adotta come strumento analitico fondamentale una lente intersezionale, dimostrando come lo specismo non sia un pregiudizio isolato, ma un’oppressione strutturalmente intrecciata con il razzismo, il sessismo e abilismo, poiché condivide con essi una comune logica di dominio basata su un sistema gerarchico. Questo quadro analitico offre gli strumenti per esaminare i limiti dei movimenti welfaristi e single-issue, evidenziandone la difficoltà di cogliere la radice sistemica dello sfruttamento. Su queste fondamenta la tesi culmina nella presentazione del modello abolizionista di David Naguib Pellow. Tale prospettiva, fondata su una politica di Liberazione Totale, non si limita a un’estensione dei diritti, ma propone una trasformazione radicale delle strutture di potere verso una giustizia che sia autenticamente multispecie.