Paralympic Games and Writing the Self: “Somebody” or “Some Body” Memoirs?

A true understanding of disability requires critical examination of its counterpart, the notion of the “norm”. Emerged between the eighteenth and the nineteenth centuries, this last concept delineated a set of physical and cognitive traits considered typical of human bodies. Consequently, individuals deviating from this presumed standard, most notably disabled people, were increasingly viewed negatively and subjected to systemic social exclusion, an attitude also reflected in disability representations within literary fiction. Nevertheless, in the last three decades, following the civil rights movement, an expanding number of people with disabilities are engaging in self-life narrative practices to reclaim control over their stories and to challenge societal assumptions. This thesis investigates three self-life writings authored by Paralympic athletes: Tanni Grey-Thompson’s Seize the Day (2001), Anne Wafula Strike’s In My Dreams I Dance (2024), and Oscar Pistorius’s Blade Runner (2012). It explores how these athletes actively negotiate their embodiment, particularly in response to contextual expectations, and the significance of sport in their lives. At the same time, it discusses how the attempt to offset perceived physical flaws can result in overcompensation and the manifestation of toxic masculinity, a dynamic exemplified by the case of Oscar Pistorius. Furthermore, employing an intersectional approach, this thesis examines how womanhood and, in one of the two instances, Africanness contributed to shaping the identities of Tanni Grey-Thompson and Anne Wafula Strike as individuals with disability and accomplished sportswomen.

Una piena comprensione del concetto di disabilità richiede di esaminare in modo critico la sua controparte, quello di “normalità”. Emerso tra il diciottesimo e il diciannovesimo secolo, quest’ultimo delineò un insieme di tratti fisici e cognitivi considerati tipici dei corpi umani. Di conseguenza, gli individui che deviavano da questo presunto standard, primi tra tutti le persone con disabilità, furono visti sempre più negativamente e soggetti a una sistematica esclusione sociale, un atteggiamento riflesso anche nelle rappresentazioni letterarie della disabilità. Tuttavia, negli ultimi tre decenni, a seguito del movimento per i diritti civili, un numero sempre maggiore di persone disabili ha intrapreso percorsi di narrazione autobiografica per riprendersi il controllo delle proprie storie e per scardinare i pregiudizi sociali. Questa tesi analizza tre autobiografie di atleti paralimpici: Seize the Day (2001) di Tanni Grey-Thompson, In My Dreams I Dance (2024) di Anne Wafula Strike e Blade Runner (2012) di Oscar Pistorius. Esplora come questi atleti a tutti gli effetti “negozino” la propria corporeità, in particolare in reazione alle aspettative dell’ambiente circostante, e il ruolo dello sport nelle loro vite. Allo stesso tempo, indaga come il tentativo di sopperire a ciò che viene percepito come un difetto fisico possa portare a una sovracompensazione e alla manifestazione di mascolinità tossica, una dinamica esemplificata dal caso di Oscar Pistorius. Inoltre, utilizzando un approccio intersezionale, questa tesi esamina come l’essere donna e, in uno dei due esempi, africana abbiano contribuito a plasmare le identità di Tanni Grey-Thompson e Anne Wafula Strike come persone con disabilità e atlete affermate.