Questa tesi si propone, tramite una revisione della letteratura, di esaminare l’impatto che l’utilizzo dell’elettroencefalografia su soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico (ASD) potrebbe avere in ambito clinico. Negli individui soggetti a questa patologia i sintomi sono infatti visibili già dalla prima infanzia, ma solitamente la diagnosi definitiva avviene solamente in età più avanzata. I motivi sono molti: dalla poca prontezza da parte dei genitori nel riconoscere avvisaglie nei figli, alla scarsità degli specialisti che sono responsabili della produzione della diagnosi stessa, ma anche alla quasi assente manifestazione dei sintomi fino all’età a cui lo sviluppo di abilità sociali risulta necessario. Prima dell’introduzione del DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), persisteva un’inconsistente distinzione tra disturbi autistici, sindrome di Asperger e disturbi pervasivi dello sviluppo non altrimenti specificati; con l’ultimo aggiornamento del manuale si è voluto rendere più chiari i criteri diagnostici, per aumentare l’utilità clinica della guida. Ma è sufficiente? Si può arrivare a sviluppare una metodologia inderogabile, al contrario del semplice verificare la presenza dei sintomi elencati nei criteri diagnostici, per porre una diagnosi di disturbo mentale? Può lo studio del tracciato elettroencefalografico porre un punto a quella che è la complessa e aperta questione relativa alla diagnosi di ASD? Al giorno d’oggi le cause di questo disturbo restano ignote e persiste l’assenza di specifici biomarcatori molecolari, fattore che ostacola significativamente la possibilità di una diagnosi precoce, seguita dunque da terapie mirate. Lo studio dei tracciati elettroencefalografici si sta tuttavia, nell’ultimo decennio, rivelando come una delle vie più promettenti, sia come strumento di supporto alla diagnosi che come mezzo di screening precoce, avvicinando la ricerca ad una risposta più affidabile alla questione ancora aperta che è la diagnosi precoce.
Utilizzo dell’elettroencefalografia nei soggetti con disturbi dello spettro autistico: metodi, risultati e sfide aperte
GIRARDI, AGNESE
2024/2025
Abstract
Questa tesi si propone, tramite una revisione della letteratura, di esaminare l’impatto che l’utilizzo dell’elettroencefalografia su soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico (ASD) potrebbe avere in ambito clinico. Negli individui soggetti a questa patologia i sintomi sono infatti visibili già dalla prima infanzia, ma solitamente la diagnosi definitiva avviene solamente in età più avanzata. I motivi sono molti: dalla poca prontezza da parte dei genitori nel riconoscere avvisaglie nei figli, alla scarsità degli specialisti che sono responsabili della produzione della diagnosi stessa, ma anche alla quasi assente manifestazione dei sintomi fino all’età a cui lo sviluppo di abilità sociali risulta necessario. Prima dell’introduzione del DSM-5 (Manuale Diagnostico Statistico dei Disturbi Mentali, quinta edizione), persisteva un’inconsistente distinzione tra disturbi autistici, sindrome di Asperger e disturbi pervasivi dello sviluppo non altrimenti specificati; con l’ultimo aggiornamento del manuale si è voluto rendere più chiari i criteri diagnostici, per aumentare l’utilità clinica della guida. Ma è sufficiente? Si può arrivare a sviluppare una metodologia inderogabile, al contrario del semplice verificare la presenza dei sintomi elencati nei criteri diagnostici, per porre una diagnosi di disturbo mentale? Può lo studio del tracciato elettroencefalografico porre un punto a quella che è la complessa e aperta questione relativa alla diagnosi di ASD? Al giorno d’oggi le cause di questo disturbo restano ignote e persiste l’assenza di specifici biomarcatori molecolari, fattore che ostacola significativamente la possibilità di una diagnosi precoce, seguita dunque da terapie mirate. Lo studio dei tracciati elettroencefalografici si sta tuttavia, nell’ultimo decennio, rivelando come una delle vie più promettenti, sia come strumento di supporto alla diagnosi che come mezzo di screening precoce, avvicinando la ricerca ad una risposta più affidabile alla questione ancora aperta che è la diagnosi precoce.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/91721