Il concetto di sicurezza ricopre un ruolo centrale nelle dinamiche sociali e politiche del vivere collettivo. Le scienze filosofiche così come quelle sociali si sono chieste da tempo quali fossero le giuste modalità di gestire la convivenza tra soggetti in una comunità. Tuttavia, le attuali trasformazioni globali hanno prodotto processi di polarizzazione ed insicurezza sociale crescente, e la sicurezza è diventata un dispositivo elettorale, uno strumento di consenso e di distrazione, che produce esclusione e legittima le proprie azioni in nome di sé stessa. In altre parole, permette di creare nemici facilmente identificabili come alterità (spesso migranti, poverɜ, o chiunque faccia parte della marginalità) spostando lo sguardo dalle cause strutturali dell’incertezza esistenziale e materiale che riguarda il nostro tempo. A questo proposito, l’elaborato propone una contro-narrazione rispetto alle retoriche associate alla sicurezza per svelare le gerarchie di potere coinvolte nella produzione di politiche securitarie, facendo particolare riferimento alle modalità del territorio italiano e alle ricadute sullo spazio urbano. La lotta al cosiddetto degrado attraverso il paradigma del decoro continua a caratterizzare le politiche in materia di sicurezza urbana dei comuni italiani, attraverso la criminalizzazione della marginalità e la repressione del dissenso. A questo proposito, parte della tesi è dedicata a una ricerca qualitativa sugli spazi di resistenza nella città di Treviso. Il tentativo è di riconoscere tanto la violenza del potere quanto la possibilità di trovare nuove modalità di vita, anche nei contesti meno immaginabili, come una piccola città di provincia.
«Le monde est à nous». Contro-narrazione dell’ideologia securitaria e analisi etnografica degli spazi di dissidenza nella città di Treviso
PIPITONE, SABRINA
2024/2025
Abstract
Il concetto di sicurezza ricopre un ruolo centrale nelle dinamiche sociali e politiche del vivere collettivo. Le scienze filosofiche così come quelle sociali si sono chieste da tempo quali fossero le giuste modalità di gestire la convivenza tra soggetti in una comunità. Tuttavia, le attuali trasformazioni globali hanno prodotto processi di polarizzazione ed insicurezza sociale crescente, e la sicurezza è diventata un dispositivo elettorale, uno strumento di consenso e di distrazione, che produce esclusione e legittima le proprie azioni in nome di sé stessa. In altre parole, permette di creare nemici facilmente identificabili come alterità (spesso migranti, poverɜ, o chiunque faccia parte della marginalità) spostando lo sguardo dalle cause strutturali dell’incertezza esistenziale e materiale che riguarda il nostro tempo. A questo proposito, l’elaborato propone una contro-narrazione rispetto alle retoriche associate alla sicurezza per svelare le gerarchie di potere coinvolte nella produzione di politiche securitarie, facendo particolare riferimento alle modalità del territorio italiano e alle ricadute sullo spazio urbano. La lotta al cosiddetto degrado attraverso il paradigma del decoro continua a caratterizzare le politiche in materia di sicurezza urbana dei comuni italiani, attraverso la criminalizzazione della marginalità e la repressione del dissenso. A questo proposito, parte della tesi è dedicata a una ricerca qualitativa sugli spazi di resistenza nella città di Treviso. Il tentativo è di riconoscere tanto la violenza del potere quanto la possibilità di trovare nuove modalità di vita, anche nei contesti meno immaginabili, come una piccola città di provincia.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/94986