Amori morbosi: la narrazione della follia e dell'ossessione in "Fosca" e "Lolita"

This paper offers a comparative analysis of "Fosca" by Igino Ugo Tarchetti and "Lolita" by Vladimir Nabokov, with particular attention to their narrative structure and characterisation, in order to highlight how both texts depict forms of morbid passion and psychologically pathological relationships. Through two subjective and manipulative narrative voices, the male protagonists – respectively Giorgio and Humbert – filter reality and distort the female figure according to their own obsessions: in the former, Fosca embodies a diseased femininity that activates in Giorgio dynamics traceable to the Oedipus complex; in the latter, Lolita becomes the object of a fetishistic desire disguised as romantic idealisation. Although the novels belong to different cultural and historical contexts, they converge in their disturbing representation of a desire that, far from being liberating or life-giving, manifests as domination, dependency, and the erasure of the other, thus offering a critical reflection on the crisis of male identity and the pathological nature of certain forms of love.

Il presente lavoro offre un’analisi comparata tra "Fosca" di Igino Ugo Tarchetti e "Lolita" di Vladimir Nabokov, con particolare attenzione alla struttura narrativa e alla caratterizzazione dei personaggi, per evidenziare come entrambi i testi mettano in scena forme di amore morboso e relazioni psicologicamente patologiche. Attraverso due narrazioni soggettive e manipolatorie, i protagonisti maschili – rispettivamente Giorgio e Humbert – filtrano la realtà e deformano la figura femminile in funzione delle proprie ossessioni: nel primo caso, Fosca incarna una femminilità malata che attiva in Giorgio dinamiche riconducibili al complesso di Edipo; nel secondo, Lolita è oggetto di un desiderio feticistico travestito da idealizzazione romantica . I due romanzi, pur appartenenti a contesti culturali e storici differenti, convergono nella rappresentazione disturbante di un desiderio che, lungi dall’essere liberatorio o vitale, si traduce in sopraffazione, dipendenza e annullamento dell’altro, offrendo così una riflessione critica sulla crisi dell’identità maschile e sulla natura patologica di certe forme d’amore.