La presente tesi di laurea mira ad approfondire il fenomeno dello Sportswashing, una pratica usata da governi ed aziende che prevede generalmente la strumentalizzazione di una squadra o di un evento sportivo per distrarre l’opinione pubblica da altre azioni moralmente discutibili, come l’inquinamento ambientale e la violazione dei diritti umani, perpetrate da questi stessi attori. Il focus principale è rivolto sul Ruanda, Paese dell’Africa subsahariana che negli ultimi anni è stato accusato di aver messo in atto questa pratica. L’obiettivo centrale dell’elaborato è quello di stabilire se lo Stato africano guidato dal leader Paul Kagame stia traendo vantaggio dallo Sportswashing o più semplicemente stia intraprendendo un percorso verso lo sviluppo attraverso lo sport. Per comprendere ciò vengono utilizzati testi storici, comunicati stampa, documenti ufficiali, ricerche, sondaggi e articoli di diverse testate giornalistiche. Inizialmente, viene descritto il percorso seguito dal Ruanda negli ultimi trent’anni, dalla guerra civile e dal genocidio del 1994 che devastarono il Paese, fino ad analizzare il successivo sviluppo, divisibile in due fasi: un primo periodo di ripresa seguito da una crescita sostenibile influenzata dal presidente Paul Kagame. In seguito, dopo un’analisi storica del termine Sportswashing, viene esplicitata la possibile connessione tra il Ruanda e questo fenomeno, costituita da una parte dalla violazione sistematica dei diritti umani nel Paese, documentata dalle organizzazioni non governative, dall’altra invece da investimenti rilevanti nel settore sportivo. Completa il quadro un’analisi critica della Sports Development Policy, una strategia elaborata dal Ministero dello sport ruandese e mirante a fornire delle linee guida per gli investimenti da compiere nel settore sportivo.
RUANDA, UN INSTABILE EQUILIBRIO TRA SPORTSWASHING E SVILUPPO
BELLON, DAVIDE
2024/2025
Abstract
La presente tesi di laurea mira ad approfondire il fenomeno dello Sportswashing, una pratica usata da governi ed aziende che prevede generalmente la strumentalizzazione di una squadra o di un evento sportivo per distrarre l’opinione pubblica da altre azioni moralmente discutibili, come l’inquinamento ambientale e la violazione dei diritti umani, perpetrate da questi stessi attori. Il focus principale è rivolto sul Ruanda, Paese dell’Africa subsahariana che negli ultimi anni è stato accusato di aver messo in atto questa pratica. L’obiettivo centrale dell’elaborato è quello di stabilire se lo Stato africano guidato dal leader Paul Kagame stia traendo vantaggio dallo Sportswashing o più semplicemente stia intraprendendo un percorso verso lo sviluppo attraverso lo sport. Per comprendere ciò vengono utilizzati testi storici, comunicati stampa, documenti ufficiali, ricerche, sondaggi e articoli di diverse testate giornalistiche. Inizialmente, viene descritto il percorso seguito dal Ruanda negli ultimi trent’anni, dalla guerra civile e dal genocidio del 1994 che devastarono il Paese, fino ad analizzare il successivo sviluppo, divisibile in due fasi: un primo periodo di ripresa seguito da una crescita sostenibile influenzata dal presidente Paul Kagame. In seguito, dopo un’analisi storica del termine Sportswashing, viene esplicitata la possibile connessione tra il Ruanda e questo fenomeno, costituita da una parte dalla violazione sistematica dei diritti umani nel Paese, documentata dalle organizzazioni non governative, dall’altra invece da investimenti rilevanti nel settore sportivo. Completa il quadro un’analisi critica della Sports Development Policy, una strategia elaborata dal Ministero dello sport ruandese e mirante a fornire delle linee guida per gli investimenti da compiere nel settore sportivo.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/95642