Il lavoro analizza le trasformazioni del sistema italiano di regolazione salariale, segnato dalla crisi della contrattazione collettiva e dall’incapacità di garantire, in modo uniforme, il diritto costituzionale a una retribuzione proporzionata e sufficiente, sancito dall’art. 36 Cost. L’inattuazione della seconda parte dell’art. 39 Cost., ha progressivamente indebolito l’efficacia della contrattazione collettiva, e l’autorità dei sindacati nel loro complesso, favorendo il diffondersi di fenomeni quali il dumping contrattuale, shopping contrattuale e l’erosione della soglia salariale minima. Le recenti pronunce della Corte di Cassazione (ottobre 2023), segnano, inoltre, una svolta giurisprudenziale in materia di valutazione della legittimità costituzionale della retribuzione in base ai principi sanciti dall’art 36 della Costituzione. Tali sentenze oltre ad aver ampliato a dismisura la discrezionalità dei giudici in materia di retribuzione ed aver, quindi, investito la giurisprudenza di poteri che non gli appartengono, dimostrano l’incapacità anche delle associazioni sindacali maggiormente rappresentative di difendere adeguatamente i diritti dei lavori, tra cui il diritto costituzionale ad una retribuzione sufficiente a garantire al lavoratore alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Dopo aver, quindi, esaminato, il concetto e le funzioni della retribuzione, nonché la sua attuale disciplina alla luce della normativa costituzionale ed europea, la tesi individua nell’introduzione di un salario minimo legale, seppur non privo di difficoltà, lo strumento più idoneo per garantire un livello retributivo dignitoso e contrastare in modo strutturale il fenomeno del lavoro povero.
Salario e dignità: tra crisi della contrattazione collettiva e salario minimo legale
COPPOLA, ASIA
2024/2025
Abstract
Il lavoro analizza le trasformazioni del sistema italiano di regolazione salariale, segnato dalla crisi della contrattazione collettiva e dall’incapacità di garantire, in modo uniforme, il diritto costituzionale a una retribuzione proporzionata e sufficiente, sancito dall’art. 36 Cost. L’inattuazione della seconda parte dell’art. 39 Cost., ha progressivamente indebolito l’efficacia della contrattazione collettiva, e l’autorità dei sindacati nel loro complesso, favorendo il diffondersi di fenomeni quali il dumping contrattuale, shopping contrattuale e l’erosione della soglia salariale minima. Le recenti pronunce della Corte di Cassazione (ottobre 2023), segnano, inoltre, una svolta giurisprudenziale in materia di valutazione della legittimità costituzionale della retribuzione in base ai principi sanciti dall’art 36 della Costituzione. Tali sentenze oltre ad aver ampliato a dismisura la discrezionalità dei giudici in materia di retribuzione ed aver, quindi, investito la giurisprudenza di poteri che non gli appartengono, dimostrano l’incapacità anche delle associazioni sindacali maggiormente rappresentative di difendere adeguatamente i diritti dei lavori, tra cui il diritto costituzionale ad una retribuzione sufficiente a garantire al lavoratore alla sua famiglia un’esistenza libera e dignitosa. Dopo aver, quindi, esaminato, il concetto e le funzioni della retribuzione, nonché la sua attuale disciplina alla luce della normativa costituzionale ed europea, la tesi individua nell’introduzione di un salario minimo legale, seppur non privo di difficoltà, lo strumento più idoneo per garantire un livello retributivo dignitoso e contrastare in modo strutturale il fenomeno del lavoro povero.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/96088