Oltre il trauma: la percezione della salute mentale nei rifugiati. Uno studio qualitativo fenomenologico.

Migration is a highly topical and constantly evolving phenomenon. Consequently, it is important to be prepared to provide care to refugees as patients within the field of nursing. Studies show that refugees are at higher risk of developing mental disorders compared to the general population. In fact, according to the WHO, 30–40% of them suffer from anxiety, post-traumatic stress disorder (PTSD), or depression. This is mainly due to forced migration, which is often accompanied by traumatic experiences such as wars, persecution, and dangerous journeys. Access to mental health services for these individuals is significantly lower than that of the rest of the population. There are several reasons for this, the most relevant being cultural barriers. In many cultures, mental health is a taboo and perceived as a sign of weakness. Combined with integration difficulties such as social isolation, discrimination, and legal or bureaucratic problems, this makes it harder for refugees to recognize and address mental health issues. The main consequences include fear of social stigma, denial or underestimation of psychological problems (leading to their radical worsening), and a preference for traditional solutions (spiritual healers, religion, family) for “healing” rather than accessing available mental health services in the host country. This issue should not be underestimated, as the worsening of untreated psychological disorders in these individuals may increase the burden on emergency services. It is therefore essential for healthcare professionals, and nurses in particular, to explore strategies and nursing interventions aimed at improving refugees’ recognition of potential psychological distress and supporting their integration into mental health services. OBJECTIVE: The aim of this thesis is to investigate the perception of mental health among the refugee population, with a focus on the impact of cultural barriers on how mental health is perceived and managed, and the resulting difficulties in accessing healthcare services.

L’immigrazione è un fenomeno molto attuale e sempre in evoluzione. Di conseguenza, è importante essere preparati ad assistere anche i rifugiati come pazienti nell’ambito dell’assistenza infermieristica. Studi dimostrano che i rifugiati hanno un rischio maggiore di sviluppare disturbi mentali rispetto alla popolazione generale. Infatti, secondo l’OMS, il 30/40% di essi soffre di ansia, disturbo post-traumatico da stress (ptsd) o depressione. Questo è causato soprattutto dalla migrazione forzata che è spesso accompagnata da esperienze traumatiche come guerre, persecuzioni e viaggi pericolosi. L’accesso di queste persone ai servizi di salute mentale è significativamente inferiore rispetto al resto della popolazione. Ci sono vari motivi che causano questo; la causa più rilevante si trova proprio nelle barriere culturali. In molte culture, infatti, la salute mentale è un tabù e viene percepita come segno di debolezza; il che assieme a difficoltà di integrazione che si manifestano con l’isolamento sociale, la discriminazione, problemi legali e burocratici, rende difficile il riconoscimento e il modo in cui i rifugiati percepiscono e affrontano i problemi di salute mentale. Le principali manifestazioni che ne derivano sono: la paura dello stigma sociale, il rifiuto o la sottovalutazione dei problemi psicologici con il loro radicale peggioramento e la preferenza per soluzioni tradizionali (guaritori spirituali, religione, famiglia) per la “guarigione” rispetto all’accesso ai servizi di salute mentale disponibili nel paese ospitante. Questo è un problema da non sottovalutare, poiché il peggioramento dei disturbi psichici in queste persone può contribuire al sovraccarico dei servizi di emergenza, a causa di problemi psicologici non trattati tempestivamente. Diventa fondamentale per gli operatori sanitari e nello specifico per gli infermieri, esplorare strategie e interventi infermieristici volti ad aumentare il riconoscimento da parte di questi pazienti dei disagi psichici di cui possono soffrire e la loro conseguente integrazione nei servizi di salute mentale. OBBIETTIVO: L’obiettivo della tesi è indagare sulla percezione della salute mentale nella popolazione rifugiata, approfondendo l’impatto che le barriere culturali possono avere sulla percezione e gestione di tale aspetto e le conseguenti difficoltà di accesso ai servizi sanitari.