PROBLEMA: La chirurgia addominale maggiore è frequentemente associata a complicanze post-operatorie, quali ileo paralitico, infezioni, insufficienza respiratoria e tromboembolismo venoso. Tra i principali fattori predisponenti, l’immobilizzazione prolungata svolge un ruolo determinante, contribuendo all’insorgenza della sindrome da immobilizzazione. La fase post-operatoria in Terapia Intensiva è spesso caratterizzata da una prolungata permanenza a letto, dovuta alla necessità di monitoraggio emodinamico, alla presenza di dispositivi invasivi e a medicazioni complesse. Questa condizione limita significativamente la mobilità, compromettendo il recupero funzionale e favorendo l’insorgenza di complicanze secondarie all’allettamento prolungato. SCOPO: Lo scopo dello studio è analizzare le modalità di applicazione e l’efficacia della mobilizzazione precoce come strategia di recupero funzionale nei pazienti sottoposti a chirurgia addominale maggiore, misurata attraverso strumenti disponibili in letteratura, individuando anche eventuali barriere all’attuazione. CAMPIONE: Il campione è rappresentato da pazienti adulti ricoverati in Terapia Intensiva e sottoposti a interventi di chirurgia addominale maggiore, nei quali sia stata indagata l’efficacia della mobilizzazione precoce in ambito clinico. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura secondo lo schema PRISMA, utilizzando criteri predefiniti di inclusione ed esclusione. Gli studi sono stati analizzati secondo una griglia che considerava gli outcome clinici, la presenza di protocolli strutturati, gli strumenti di valutazione e gli ostacoli organizzativi e formativi. Al termine della ricerca sono stati inclusi 8 studi selezionati tramite ricerca sistematica in banche dati internazionali, pubblicati tra il 2017 e il 2025, in lingua inglese e con testo disponibile in full-text. RISULTATI: I dati emersi mostrano che la mobilizzazione precoce contribuisce a ridurre la durata della degenza in terapia intensiva (fino a 2,4 giorni in meno), a prevenire la ICU acquired weakness, migliorare la mo-bilità funzionale, ridurre la durata della ventilazione meccanica e della ospedalizzazione. L’utilizzo di alcune scale validate (es. MRC-SS, IMS, 6MWT) e protocolli formalizzati, pur non essendo utilizzati in modo diffuso, hanno permesso di misurare la dimensione dell’efficacia degli interventi, anche in considerazione dalle variabili cliniche del paziente critico. CONCLUSIONI: Attraverso una revisione della letteratura scientifica, sono emersi i benefici della mobilizzazione precoce e, contestualmente, anche alcune barriere ad una sistematica e diffusa adozione nella pratica clinica, principalmente legate alla criticità clinica e al peso organizzativo. Una mobilizzazione precoce strutturata su protocolli validati (esempio protocollo ERAS) e l’utilizzo di strumenti di misurazione validati (MRC-SS, IMS, 6MWT, QoR-15), si conferma una pratica clinica efficace e sicura nel contesto post-operatorio intensivo e ha dimostrato la forza degli esiti misurabili. Per ottimizzarne l’efficacia, viene raccomandato lo sviluppo di Linee Guida operative standardizzate e la promozione dell’alfabetizzazione clinica, garantita attraverso una formazione multidisciplinare del personale sanitario. L’infermiere, in particolare, può svolgere un ruolo chiave nell’attivazione e condu-zione di tali interventi, contribuendo attivamente al miglioramento degli outcomes dei pazienti critici e garantendone il monitoraggio e la sicurezza clinica. Parole chiave: Mobilizzazione precoce; Chirurgia addominale maggiore; Terapia intensiva; Assistenza infermieristica; Complicanze post-operatorie; Sindrome da immobilizzazione. Keywords: Early mobilization; Major abdominal surgery; Intensive Care Unit; Nursing care; Postoperative complications; Immobilization syndrome.
La mobilizzazione precoce nella chirurgia addominale maggiore: strategie per una alfabetizzazione dell’assistenza in Terapia Intensiva
MENEGALDO, BENEDETTA
2024/2025
Abstract
PROBLEMA: La chirurgia addominale maggiore è frequentemente associata a complicanze post-operatorie, quali ileo paralitico, infezioni, insufficienza respiratoria e tromboembolismo venoso. Tra i principali fattori predisponenti, l’immobilizzazione prolungata svolge un ruolo determinante, contribuendo all’insorgenza della sindrome da immobilizzazione. La fase post-operatoria in Terapia Intensiva è spesso caratterizzata da una prolungata permanenza a letto, dovuta alla necessità di monitoraggio emodinamico, alla presenza di dispositivi invasivi e a medicazioni complesse. Questa condizione limita significativamente la mobilità, compromettendo il recupero funzionale e favorendo l’insorgenza di complicanze secondarie all’allettamento prolungato. SCOPO: Lo scopo dello studio è analizzare le modalità di applicazione e l’efficacia della mobilizzazione precoce come strategia di recupero funzionale nei pazienti sottoposti a chirurgia addominale maggiore, misurata attraverso strumenti disponibili in letteratura, individuando anche eventuali barriere all’attuazione. CAMPIONE: Il campione è rappresentato da pazienti adulti ricoverati in Terapia Intensiva e sottoposti a interventi di chirurgia addominale maggiore, nei quali sia stata indagata l’efficacia della mobilizzazione precoce in ambito clinico. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura secondo lo schema PRISMA, utilizzando criteri predefiniti di inclusione ed esclusione. Gli studi sono stati analizzati secondo una griglia che considerava gli outcome clinici, la presenza di protocolli strutturati, gli strumenti di valutazione e gli ostacoli organizzativi e formativi. Al termine della ricerca sono stati inclusi 8 studi selezionati tramite ricerca sistematica in banche dati internazionali, pubblicati tra il 2017 e il 2025, in lingua inglese e con testo disponibile in full-text. RISULTATI: I dati emersi mostrano che la mobilizzazione precoce contribuisce a ridurre la durata della degenza in terapia intensiva (fino a 2,4 giorni in meno), a prevenire la ICU acquired weakness, migliorare la mo-bilità funzionale, ridurre la durata della ventilazione meccanica e della ospedalizzazione. L’utilizzo di alcune scale validate (es. MRC-SS, IMS, 6MWT) e protocolli formalizzati, pur non essendo utilizzati in modo diffuso, hanno permesso di misurare la dimensione dell’efficacia degli interventi, anche in considerazione dalle variabili cliniche del paziente critico. CONCLUSIONI: Attraverso una revisione della letteratura scientifica, sono emersi i benefici della mobilizzazione precoce e, contestualmente, anche alcune barriere ad una sistematica e diffusa adozione nella pratica clinica, principalmente legate alla criticità clinica e al peso organizzativo. Una mobilizzazione precoce strutturata su protocolli validati (esempio protocollo ERAS) e l’utilizzo di strumenti di misurazione validati (MRC-SS, IMS, 6MWT, QoR-15), si conferma una pratica clinica efficace e sicura nel contesto post-operatorio intensivo e ha dimostrato la forza degli esiti misurabili. Per ottimizzarne l’efficacia, viene raccomandato lo sviluppo di Linee Guida operative standardizzate e la promozione dell’alfabetizzazione clinica, garantita attraverso una formazione multidisciplinare del personale sanitario. L’infermiere, in particolare, può svolgere un ruolo chiave nell’attivazione e condu-zione di tali interventi, contribuendo attivamente al miglioramento degli outcomes dei pazienti critici e garantendone il monitoraggio e la sicurezza clinica. Parole chiave: Mobilizzazione precoce; Chirurgia addominale maggiore; Terapia intensiva; Assistenza infermieristica; Complicanze post-operatorie; Sindrome da immobilizzazione. Keywords: Early mobilization; Major abdominal surgery; Intensive Care Unit; Nursing care; Postoperative complications; Immobilization syndrome.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/97398