PROBLEMA: Lo scompenso cardiaco rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello mondiale ed è la prima causa di ricovero tra gli ultrasessantacinquenni. Il Ministero della Salute stima circa 600.000 persone affette dalla patologia cronica, con una prevalenza che raddoppia a ogni decade di età fino a raggiungere il 10% negli over 65. L’elevato impatto clinico, sociale ed economico rende necessario sviluppare percorsi riabilitativi efficaci e sostenibili, in grado di migliorare autonomia, qualità di vita e ridurre i ricoveri ospedalieri, anche con l’ausilio di programmi di teleassistenza. SCOPO: Analizzare l’efficacia dei programmi di riabilitazione cardiologica ambulatoriale o domiciliare, basati sull’attività fisica nei pazienti con scompenso cardiaco, con particolare attenzione alle differenze tra i vari gradi di gravità secondo la classificazione NYHA e al contributo dell’infermiere per un percorso riabilitativo accessibile. CAMPIONE: il campione è rappresentato da pazienti adulti affetti da Scompenso Cardiaco, in qualunque fase di stadiazione e di classificazione, sottoposti a programma di riabilitazione ambulatoriale o domiciliare. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura attraverso database scientifici internazionali (PubMed, Cochrane Library, Scopus). Sono stati presi in considerazione studi che valutavano l’impatto di programmi di esercizio supervisionato o domiciliare (aerobico, resistenza, HIIT, NMES, IMT, tele-riabilitazione), sugli outcome clinici e funzionali, in pazienti con scompenso cardiaco; dopo un’attenta analisi sono stati inclusi 10 studi internazionali pubblicati tra il 2015 e il 2025, comprendenti meta-analisi, revisioni sistematiche, trial clinici randomizzati e studi osservazionali. RISULTATI: Tutti gli studi analizzati hanno riportato un miglioramento significativo della capacità funzionale (VO₂ peak, test del cammino di 6 minuti) e della qualità di vita (MLHFQ, KCCQ). Cinque studi hanno evidenziato una riduzione delle riospedalizzazioni e quattro una riduzione della mortalità, seppure con risultati meno consistenti. Tre studi hanno riportato un incremento della forza muscolare periferica, soprattutto grazie all’integrazione di esercizi di resistenza o NMES. CONCLUSIONI: La riabilitazione cardiologica basata sull’attività fisica è un intervento efficace, sicuro e riproducibile, capace di migliorare gli outcome clinici e assistenziali nei pazienti con scompenso cardiaco. I benefici sono evidenti in tutte le classi NYHA, sebbene con modalità e obiettivi diversi e indipendentemente dal setting di erogazione (ospedaliero o domiciliare), purché sia garantito un adeguato monitoraggio clinico. Questi risultati sottolineano la necessità di percorsi riabilitativi più standardizzati, inclusivi e sostenibili, con un ruolo centrale dell’infermiere nella motivazione, nell’educazione terapeutica e nel supporto psicosociale. Restano tuttavia alcuni limiti, quali la breve durata dei follow-up, la variabilità dei protocolli e la scarsa rappresentatività delle popolazioni più fragili. KEY WORDS: Heart failure; Cardiac rehabilitation; Exercise training; Outcomes; Nursing.
Il valore del movimento: outcome e prospettive della riabilitazione accessibile nello scompenso cardiaco.
VENTURI, MARCO
2024/2025
Abstract
PROBLEMA: Lo scompenso cardiaco rappresenta una delle principali cause di morbilità e mortalità a livello mondiale ed è la prima causa di ricovero tra gli ultrasessantacinquenni. Il Ministero della Salute stima circa 600.000 persone affette dalla patologia cronica, con una prevalenza che raddoppia a ogni decade di età fino a raggiungere il 10% negli over 65. L’elevato impatto clinico, sociale ed economico rende necessario sviluppare percorsi riabilitativi efficaci e sostenibili, in grado di migliorare autonomia, qualità di vita e ridurre i ricoveri ospedalieri, anche con l’ausilio di programmi di teleassistenza. SCOPO: Analizzare l’efficacia dei programmi di riabilitazione cardiologica ambulatoriale o domiciliare, basati sull’attività fisica nei pazienti con scompenso cardiaco, con particolare attenzione alle differenze tra i vari gradi di gravità secondo la classificazione NYHA e al contributo dell’infermiere per un percorso riabilitativo accessibile. CAMPIONE: il campione è rappresentato da pazienti adulti affetti da Scompenso Cardiaco, in qualunque fase di stadiazione e di classificazione, sottoposti a programma di riabilitazione ambulatoriale o domiciliare. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura attraverso database scientifici internazionali (PubMed, Cochrane Library, Scopus). Sono stati presi in considerazione studi che valutavano l’impatto di programmi di esercizio supervisionato o domiciliare (aerobico, resistenza, HIIT, NMES, IMT, tele-riabilitazione), sugli outcome clinici e funzionali, in pazienti con scompenso cardiaco; dopo un’attenta analisi sono stati inclusi 10 studi internazionali pubblicati tra il 2015 e il 2025, comprendenti meta-analisi, revisioni sistematiche, trial clinici randomizzati e studi osservazionali. RISULTATI: Tutti gli studi analizzati hanno riportato un miglioramento significativo della capacità funzionale (VO₂ peak, test del cammino di 6 minuti) e della qualità di vita (MLHFQ, KCCQ). Cinque studi hanno evidenziato una riduzione delle riospedalizzazioni e quattro una riduzione della mortalità, seppure con risultati meno consistenti. Tre studi hanno riportato un incremento della forza muscolare periferica, soprattutto grazie all’integrazione di esercizi di resistenza o NMES. CONCLUSIONI: La riabilitazione cardiologica basata sull’attività fisica è un intervento efficace, sicuro e riproducibile, capace di migliorare gli outcome clinici e assistenziali nei pazienti con scompenso cardiaco. I benefici sono evidenti in tutte le classi NYHA, sebbene con modalità e obiettivi diversi e indipendentemente dal setting di erogazione (ospedaliero o domiciliare), purché sia garantito un adeguato monitoraggio clinico. Questi risultati sottolineano la necessità di percorsi riabilitativi più standardizzati, inclusivi e sostenibili, con un ruolo centrale dell’infermiere nella motivazione, nell’educazione terapeutica e nel supporto psicosociale. Restano tuttavia alcuni limiti, quali la breve durata dei follow-up, la variabilità dei protocolli e la scarsa rappresentatività delle popolazioni più fragili. KEY WORDS: Heart failure; Cardiac rehabilitation; Exercise training; Outcomes; Nursing.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/97472