PROBLEMA: La sindrome del tramonto (Sundowning Syndrome) consiste nel peggioramento serale o notturno dei sintomi neuro-psichiatrici della demenza come: agitazione, disorientamento, wandering e disturbi del sonno. Questi sintomi riducono la qualità di vita, aumentano il carico assistenziale del caregiver e del personale sanitario, esponendo il paziente a ricoveri frequenti o all’istituzionalizzazione e ad un uso improprio di farmaci, con conseguente impatto sia organizzativo che economico sui servizi. È stato dimostrato che l’insorgenza della sindrome del tramonto è strettamente correlata ad un ritmo sonno-veglia alterato. L’American Sleep Disorder Association, considera la sindrome del tramonto come un disturbo del sonno caratterizzato da vagabondaggio notturno e confusione, i pazienti che ne soffrono possono disorientarsi e presentare problemi di gestione. L’approccio non farmacologico, in questi casi, è da considerarsi terapia di prima linea. SCOPO: Valutare se gli interventi non farmacologici, incentrati sul migliorare il ritmo sonno-veglia, siano efficaci nel prevenire o attenuare la comparsa della sindrome del tramonto negli anziani con demenza, rispetto anche alle terapie farmacologiche standard o a nessun trattamento. CAMPIONE: Sono stati presi in considerazioni gli studi che avessero come popolazione target persone anziane (≥65 anni) con diagnosi confermata di demenza, in qualsiasi setting. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura attraverso l’utilizzo di banche dati quali PubMed e Google Scholar. Sono stati presi in considerazione tutti gli studi che riportassero benefici sui disturbi comportamentali e psicologici tipici della demenza e del sundowing, con particolare attenzione sui disturbi del sonno e sulla regolarizzazione del ritmo circadiano, con una retroattività di 10 anni, open access e disponibili in lingua inglese o italiana. RISULTATI: Tra gli interventi, i più efficaci risultano la gestione della luce ambientale e i programmi organizzativi ed educativi che integrano routine, ambiente e attivazione diurna nella pratica infermieristica quotidiana. L’educazione al caregiver a domicilio mostra benefici a medio termine; l’aromaterapia è promettente ma supportata da evidenze più deboli e la stimolazione multisensoriale ha esiti incerti sul sonno. Gli interventi multicomponenti che combinano più strategie (ambientali, educative e comportamentali), sembrano produrre risultati più stabili nel tempo; le nuove tecnologie come i sistemi di illuminazione circadiana e la robotica sociale, rappresentano un ambito emergente ma con buone potenzialità nella regolarizzazione del ritmo circadiano, seppur richiedono ulteriori studi di validazione. I principali limiti della letteratura sono l’eterogeneità di protocolli e misure e la scarsa valutazione diretta del sundowning. CONCLUSIONI: Gli interventi non farmacologici per gestire e migliorare il ritmo sonno-veglia si sono dimostrati fattibili e promettenti, specialmente per quanto riguarda la gestione ambientale e organizzativa, l’igiene del sonno e un’illuminazione adeguata; mentre l’educazione al caregiver risulta più utile a domicilio. Il ruolo infermieristico è centrale nella quotidianità assistenziale di questi interventi. L’evidenza resta eterogenea per disegno e misure, con necessità di studi randomizzati più lunghi e di outcome specifici per il sundowning. Parole chiave: “Sindrome del Tramonto” , “Gestione non farmacologica”, “Ritmo sonno-veglia”, “Demenza”, “Infermieristica”. Keywords: “Sundowning Syndrome”, ”Non-pharmacological management”, “Sleep-wake Cycle”, “Dementia”, “Nursing”.
Gestione non farmacologica del ritmo sonno-veglia per prevenire l'insorgenza della sindrome del tramonto nell'anziano affetto da demenza: una revisione di letteratura
ZIVIANI, AURORA
2024/2025
Abstract
PROBLEMA: La sindrome del tramonto (Sundowning Syndrome) consiste nel peggioramento serale o notturno dei sintomi neuro-psichiatrici della demenza come: agitazione, disorientamento, wandering e disturbi del sonno. Questi sintomi riducono la qualità di vita, aumentano il carico assistenziale del caregiver e del personale sanitario, esponendo il paziente a ricoveri frequenti o all’istituzionalizzazione e ad un uso improprio di farmaci, con conseguente impatto sia organizzativo che economico sui servizi. È stato dimostrato che l’insorgenza della sindrome del tramonto è strettamente correlata ad un ritmo sonno-veglia alterato. L’American Sleep Disorder Association, considera la sindrome del tramonto come un disturbo del sonno caratterizzato da vagabondaggio notturno e confusione, i pazienti che ne soffrono possono disorientarsi e presentare problemi di gestione. L’approccio non farmacologico, in questi casi, è da considerarsi terapia di prima linea. SCOPO: Valutare se gli interventi non farmacologici, incentrati sul migliorare il ritmo sonno-veglia, siano efficaci nel prevenire o attenuare la comparsa della sindrome del tramonto negli anziani con demenza, rispetto anche alle terapie farmacologiche standard o a nessun trattamento. CAMPIONE: Sono stati presi in considerazioni gli studi che avessero come popolazione target persone anziane (≥65 anni) con diagnosi confermata di demenza, in qualsiasi setting. MATERIALE E METODI: È stata condotta una revisione della letteratura attraverso l’utilizzo di banche dati quali PubMed e Google Scholar. Sono stati presi in considerazione tutti gli studi che riportassero benefici sui disturbi comportamentali e psicologici tipici della demenza e del sundowing, con particolare attenzione sui disturbi del sonno e sulla regolarizzazione del ritmo circadiano, con una retroattività di 10 anni, open access e disponibili in lingua inglese o italiana. RISULTATI: Tra gli interventi, i più efficaci risultano la gestione della luce ambientale e i programmi organizzativi ed educativi che integrano routine, ambiente e attivazione diurna nella pratica infermieristica quotidiana. L’educazione al caregiver a domicilio mostra benefici a medio termine; l’aromaterapia è promettente ma supportata da evidenze più deboli e la stimolazione multisensoriale ha esiti incerti sul sonno. Gli interventi multicomponenti che combinano più strategie (ambientali, educative e comportamentali), sembrano produrre risultati più stabili nel tempo; le nuove tecnologie come i sistemi di illuminazione circadiana e la robotica sociale, rappresentano un ambito emergente ma con buone potenzialità nella regolarizzazione del ritmo circadiano, seppur richiedono ulteriori studi di validazione. I principali limiti della letteratura sono l’eterogeneità di protocolli e misure e la scarsa valutazione diretta del sundowning. CONCLUSIONI: Gli interventi non farmacologici per gestire e migliorare il ritmo sonno-veglia si sono dimostrati fattibili e promettenti, specialmente per quanto riguarda la gestione ambientale e organizzativa, l’igiene del sonno e un’illuminazione adeguata; mentre l’educazione al caregiver risulta più utile a domicilio. Il ruolo infermieristico è centrale nella quotidianità assistenziale di questi interventi. L’evidenza resta eterogenea per disegno e misure, con necessità di studi randomizzati più lunghi e di outcome specifici per il sundowning. Parole chiave: “Sindrome del Tramonto” , “Gestione non farmacologica”, “Ritmo sonno-veglia”, “Demenza”, “Infermieristica”. Keywords: “Sundowning Syndrome”, ”Non-pharmacological management”, “Sleep-wake Cycle”, “Dementia”, “Nursing”.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/97488