Il mais (Zea mays L.) è uno degli alimenti fondamentali per miliardi di persone in tutto il mondo e può essere contaminato sia in campo che in post-raccolta da sostanze tossiche di origine fungina chiamate micotossine. L’esposizione cronica a tali sostanze tossiche rappresenta un problema per la salute dell’uomo e degli animali, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo e nelle Nazioni emergenti quali Africa, America meridionale, ecc.., dove la legislazione è mal applicata o inesistente. Le principali micotossine che contaminano il mais sono le aflatossine, metaboliti secondari prodotti da specie fungine appartenenti al genere Aspergillus, in particolare A. flavus e A. parasiticus. Esse svolgono un’azione cancerogena, teratogena e mutagena nei confronti dell’uomo e degli animali; a causa della loro pericolosità, l’Unione Europea e il nostro Paese hanno fissato limiti massimi di contaminazione, tra i più bassi al mondo, sia negli alimenti che nei prodotti zootecnici. Il presente elaborato si propone di trattare i fattori ambientali e le condizioni che favoriscono maggiormente la contaminazione da aflatossine nel mais in pre e post-raccolta, quali siccità, stress, umidità, temperatura, natura del substrato vegetale, composizione atmosferica durante lo stoccaggio del prodotto e trattamento di essiccazione. Le aflatossine possono contaminare non solo il mais ma anche altri numerosi prodotti vegetali, specialmente in quelle zone del nostro Pianeta caratterizzate da clima caldo con alternanza di periodi di siccità e di elevata umidità relativa. Tali condizioni favoriscono lo sviluppo di Aspergillus flavus e A. parasiticus e la produzione di aflatossine. A tal proposito, l’EFSA stima che i cambiamenti climatici avranno un forte impatto, nei prossimi anni, sulla produzione di cibo su scala mondiale. In particolare, il clima sempre più caldo sarà la condizione ideale per la crescita di A. flavus, con conseguente maggior rischio di contaminazione da aflatossine. Ciò potrebbe determinare ingenti perdite economiche nel settore alimentare poiché il mais con livelli di contaminazione superiori ai limiti massimi ammessi consentiti non potrà essere utilizzato come alimento o come prodotto zootecnico.
Fattori che favoriscono la contaminazione da Aflatossine nel mais in pre e post raccolta e rischi associati ai cambiamenti climatici.
RELA, FEDERICA
2021/2022
Abstract
Il mais (Zea mays L.) è uno degli alimenti fondamentali per miliardi di persone in tutto il mondo e può essere contaminato sia in campo che in post-raccolta da sostanze tossiche di origine fungina chiamate micotossine. L’esposizione cronica a tali sostanze tossiche rappresenta un problema per la salute dell’uomo e degli animali, in particolar modo nei Paesi in via di sviluppo e nelle Nazioni emergenti quali Africa, America meridionale, ecc.., dove la legislazione è mal applicata o inesistente. Le principali micotossine che contaminano il mais sono le aflatossine, metaboliti secondari prodotti da specie fungine appartenenti al genere Aspergillus, in particolare A. flavus e A. parasiticus. Esse svolgono un’azione cancerogena, teratogena e mutagena nei confronti dell’uomo e degli animali; a causa della loro pericolosità, l’Unione Europea e il nostro Paese hanno fissato limiti massimi di contaminazione, tra i più bassi al mondo, sia negli alimenti che nei prodotti zootecnici. Il presente elaborato si propone di trattare i fattori ambientali e le condizioni che favoriscono maggiormente la contaminazione da aflatossine nel mais in pre e post-raccolta, quali siccità, stress, umidità, temperatura, natura del substrato vegetale, composizione atmosferica durante lo stoccaggio del prodotto e trattamento di essiccazione. Le aflatossine possono contaminare non solo il mais ma anche altri numerosi prodotti vegetali, specialmente in quelle zone del nostro Pianeta caratterizzate da clima caldo con alternanza di periodi di siccità e di elevata umidità relativa. Tali condizioni favoriscono lo sviluppo di Aspergillus flavus e A. parasiticus e la produzione di aflatossine. A tal proposito, l’EFSA stima che i cambiamenti climatici avranno un forte impatto, nei prossimi anni, sulla produzione di cibo su scala mondiale. In particolare, il clima sempre più caldo sarà la condizione ideale per la crescita di A. flavus, con conseguente maggior rischio di contaminazione da aflatossine. Ciò potrebbe determinare ingenti perdite economiche nel settore alimentare poiché il mais con livelli di contaminazione superiori ai limiti massimi ammessi consentiti non potrà essere utilizzato come alimento o come prodotto zootecnico.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/9786