…
Il territorio italiano è storicamente caratterizzato da una forte fragilità geologica e idrogeologica: frane, alluvioni e dissesti idraulici rappresentano fenomeni ricorrenti e spesso catastrofici. In particolare, le frane costituiscono una delle principali cause di danni a infrastrutture e comunità, sia per la loro diffusione sia per la rapidità con cui possono manifestarsi. All’interno di questo quadro, il disastro del Vajont del 9 ottobre 1963 rappresenta uno degli eventi più drammatici e simbolici della storia italiana: una frana di enormi dimensioni si staccò dal Monte Toc precipitando nel bacino artificiale sottostante e generando un’onda che superò la diga, cancellando in pochi secondi il paese di Longarone e altri centri vicini. Oltre alla dimensione umana, il Vajont è diventato un caso di studio internazionale per l’ingegneria, la geologia e la gestione del rischio ambientale. La particolarità del Vajont non risiede soltanto nell’entità dei volumi franati o nell’altezza dell’onda, ma anche nella velocità del fenomeno: la massa rocciosa impiegò meno di un minuto a staccarsi e a riversarsi nel bacino, liberando un’energia paragonabile a quella di un terremoto di magnitudo intermedia. Eppure, già prima del 1963, diversi studiosi — tra cui Michele Gortani — avevano messo in evidenza come negli scoscendimenti con scivolamento iniziale le velocità potessero raggiungere decine o centinaia di metri al secondo, con effetti dirompenti sulle valli strette. Nonostante ciò, questo concetto non trovò adeguata applicazione nella fase progettuale e gestionale dell’impianto del Vajont. La motivazione di questa tesi nasce proprio da questa apparente contraddizione: come è possibile che una conoscenza scientifica già disponibile negli anni ’40 e ’50 non sia stata considerata nel caso Vajont? L’obiettivo della tesi è analizzare il tema della velocità delle frane attraverso il caso studio del Vajont, mostrando come anche con valutazioni tecnico-semplificate fosse possibile prevedere ordini di grandezza tali da rendere evidente la pericolosità della situazione. Il lavoro non intende proporre una modellazione complessa, ma fornire una ricostruzione critica basata su: • una sintesi della letteratura geologica pregressa; • alcuni calcoli di energia e velocità con approccio fondamentale; • un’analisi dei modelli adottati; • una riflessione sul rapporto tra conoscenza scientifica e scelte ingegneristiche.
Frane rapide e sottovalutazione del rischio: il caso emblematico del Vajont.
SARTORI, ALESSANDRO
2024/2025
Abstract
…| File | Dimensione | Formato | |
|---|---|---|---|
|
Sartori_Alessandro.pdf
accesso aperto
Dimensione
2.61 MB
Formato
Adobe PDF
|
2.61 MB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/97928