La figura di mio padre, bancario da sempre, i suoi racconti, i suoi aneddoti, le sue vicissitudini, il suo modo di "fare banca" e di approcciarsi alle persone, mi hanno portato ad apprezzare queste realtà: banche rivolte alla gente comune, alle piccole e medie imprese, a quel tessuto sociale che, oltre al consulente, necessità di un consigliere e di un rapporto familiare. Da qui il mio interesse per le banche locali, le Casse Rurali e Artigiane, le Banche di Credito Cooperativo. Il perché proprio in Veneto si è radicata la cultura del credito cooperativo, volto a migliorare la qualità di vita delle comunità locali, da sempre motore instancabile della regione. E che tipo di rapporto e sistema di valori ha sostenuto questo radicamento territoriale nel Veneto? Fin dalla fondazione della Cassa rurale di Loreggia, le Banche di Credito Cooperativo hanno seguito una linea ben precisa; la colonna portante di quest’ultime è la forte importanza data al rapporto tra socio-cliente, l’elemento distintivo delle BCC e della fiducia reciproca caratterizzante di questo servizio. Un campo ristretto, soci affidabili e piccoli imprenditori rurali curiosi di conoscere i meccanismi e ben presto di beneficiarne, era ciò che più spingeva le Casse rurali ad occuparsi di problematiche quotidiane, slegandosi dai canoni classici di fare banca in cui queste ultime spesso erano malviste dai diffidenti contadini e dalla cittadinanza rurale. Come spesso riportava Leone Wollemborg nei suoi scritti, le Banche di Credito Cooperativo sarebbero riuscite a sovvenire la difficoltà dei piccoli agricoltori veneti nel procurarsi credito sufficiente per la sussistenza propria e del proprio bestiame. Non a caso, questo nuovo sistema si basava su semplici concetti, creati ad hoc sia per aiutare i contadini in difficoltà, sia per istruirli ad occuparsi del proprio capitale in un futuro prossimo, senza pretese o tasse d’iscrizione di alcun tipo. Possiamo infatti definire le Banche di Credito Cooperativo come un’entità avente una doppia anima: la prima legata al servizio di intermediazione creditizia, e la seconda legata al lavoro svolto al fine di orientare la società verso la costruzione di un bene comune. Il raggiungimento di tale obbiettivo passava dal forte coinvolgimento che le Casse offrivano ai propri clienti, favorendo i soci e gli appartenenti alle comunità nelle operazioni di banca quotidiane, promuovendo una linea di trasparenza che all’epoca fu la forza di questo nuovo servizio. Proprio per questo, e per le favorevoli condizioni che le Casse rurali garantivano ai propri soci, la rete di cooperazione diventava sempre più fitta, e allo stesso tempo riusciva a mantenersi al passo con le innovazioni e le variazioni del mercato del tempo passato.

Finanza e sviluppo locale: Casse rurali e Banche di Credito Cooperativo del Veneto.

DRAGO, EDOARDO
2021/2022

Abstract

La figura di mio padre, bancario da sempre, i suoi racconti, i suoi aneddoti, le sue vicissitudini, il suo modo di "fare banca" e di approcciarsi alle persone, mi hanno portato ad apprezzare queste realtà: banche rivolte alla gente comune, alle piccole e medie imprese, a quel tessuto sociale che, oltre al consulente, necessità di un consigliere e di un rapporto familiare. Da qui il mio interesse per le banche locali, le Casse Rurali e Artigiane, le Banche di Credito Cooperativo. Il perché proprio in Veneto si è radicata la cultura del credito cooperativo, volto a migliorare la qualità di vita delle comunità locali, da sempre motore instancabile della regione. E che tipo di rapporto e sistema di valori ha sostenuto questo radicamento territoriale nel Veneto? Fin dalla fondazione della Cassa rurale di Loreggia, le Banche di Credito Cooperativo hanno seguito una linea ben precisa; la colonna portante di quest’ultime è la forte importanza data al rapporto tra socio-cliente, l’elemento distintivo delle BCC e della fiducia reciproca caratterizzante di questo servizio. Un campo ristretto, soci affidabili e piccoli imprenditori rurali curiosi di conoscere i meccanismi e ben presto di beneficiarne, era ciò che più spingeva le Casse rurali ad occuparsi di problematiche quotidiane, slegandosi dai canoni classici di fare banca in cui queste ultime spesso erano malviste dai diffidenti contadini e dalla cittadinanza rurale. Come spesso riportava Leone Wollemborg nei suoi scritti, le Banche di Credito Cooperativo sarebbero riuscite a sovvenire la difficoltà dei piccoli agricoltori veneti nel procurarsi credito sufficiente per la sussistenza propria e del proprio bestiame. Non a caso, questo nuovo sistema si basava su semplici concetti, creati ad hoc sia per aiutare i contadini in difficoltà, sia per istruirli ad occuparsi del proprio capitale in un futuro prossimo, senza pretese o tasse d’iscrizione di alcun tipo. Possiamo infatti definire le Banche di Credito Cooperativo come un’entità avente una doppia anima: la prima legata al servizio di intermediazione creditizia, e la seconda legata al lavoro svolto al fine di orientare la società verso la costruzione di un bene comune. Il raggiungimento di tale obbiettivo passava dal forte coinvolgimento che le Casse offrivano ai propri clienti, favorendo i soci e gli appartenenti alle comunità nelle operazioni di banca quotidiane, promuovendo una linea di trasparenza che all’epoca fu la forza di questo nuovo servizio. Proprio per questo, e per le favorevoli condizioni che le Casse rurali garantivano ai propri soci, la rete di cooperazione diventava sempre più fitta, e allo stesso tempo riusciva a mantenersi al passo con le innovazioni e le variazioni del mercato del tempo passato.
2021
Finance and Local Development: Rural Banks and Cooperative Credit Banks of the Veneto Region
local development
finanza locale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/9800