The phenomenon of fake news, and disinformation in general, has spread in recent years, especially in new media, social networks. The usability of these devices allows anyone to create fake news, for the most diverse reasons. Algorithms, cognitive distortions (bias), shares, bots, together with a reduced level of attention that is given to news nowadays, to an enormous amount of the same and to the loss of the authoritativeness of the writer, allow fake news to take root. A consequence is the creation of closed echo chambers, which polarize the debate and which can confuse what is true about news with what is actually false. All this at the expense of correct information and free training of citizens about certain interests. The focus was placed on the interventions that the platforms and the public decision-maker have put into practice. Facebook, Twitter and Google have implemented content reporting mechanisms and relegated misinformative or altered articles, promoting fact-checking by independent organizations. The European Union has drawn up a Code of good practices to follow. Although very flexible and with low membership, its aim is to ensure that the signatories regulate themselves, also collaborating with the States. In Germany, the NetzDG law was the first example, in Europe, of ad hoc regulation around this social plague. It was considered by some as an essential measure to make the platforms accountable for disinformation circulating on the net, while others expressed concern about the censorship to which they are forced through forced eliminations, also given the huge sanctions. In Italy, the two bills were attempts to contain this trend, but they were not successful. The platforms should have removed the untrusted or distorted news, otherwise they would have been subject to heavy sanctions, as in Germany. The over-removal that would have been and the consequent violation of freedom of expression was criticized. AGCOM seems to have had a more relevant role, through analyzes and cognitive investigations produced. It aims to promote media literacy and fact-checking and advises in the future to envisage a coexistence of self-regulation and regulation interventions.

Il fenomeno delle fake news, e della disinformazione in generale, si è diffuso negli ultimi anni, specie nei nuovi media, i social network. La facilità di utilizzo di questi dispositivi permette a chiunque di poter creare notizie false, per i motivi più disparati. Algoritmi, distorsioni cognitive (bias), condivisioni, bot, insieme a un ridotto livello di attenzione che si presta alle notizie al giorno d’oggi, a una quantità enorme delle stesse e al venir meno dell’autorevolezza di chi scrive, permettono alle fake news di attecchire. Una conseguenza è la creazione di echo chamber chiuse, che polarizzano il dibattito e che possono confondere ciò che c’è di vero intorno a una notizia con quello che in realtà è falso. Tutto questo a scapito di una corretta informazione e di una formazione libera dei cittadini circa determinati interessi. L’attenzione è stata posta sugli interventi che le piattaforme e il decisore pubblico hanno messo in pratica. Facebook, Twitter e Google hanno implementato meccanismi di segnalazione dei contenuti e relegato gli articoli disinformativi o alterati, promuovendo il fact-checking da parte di organizzazioni indipendenti. L'Unione Europea ha redatto un Codice di buone pratiche da seguire. Seppur molto flessibile e con basse adesioni, il suo scopo è quello di fare in modo che i firmatari si autoregolamentino, collaborando anche con gli Stati. In Germania la legge NetzDG è stato il primo esempio, in Europa, di regolazione ad hoc intorno a questa piaga sociale. È stata ritenuta da alcuni come una misura essenziale per responsabilizzare le piattaforme sulla disinformazione che circola in rete, mentre da altri è stata espressa preoccupazione per la censura a cui esse sono costrette attraverso eliminazioni forzate, viste anche le ingenti sanzioni. In Italia i due ddl sono stati dei tentativi per arginare questa tendenza, non andati però a buon fine. Le piattaforme avrebbero dovuto rimuovere le notizie non attendibili o distorte, altrimenti sarebbero state soggette a pesanti sanzioni, come in Germania. È stata criticata la rimozione eccessiva che ci sarebbe stata e la conseguente lesione della libertà d'espressione. L'AGCOM pare aver avuto un ruolo più rilevante, attraverso analisi e indagini conoscitive prodotte. Essa mira a promuovere la media literacy e il fact-checking e consiglia in futuro di prevedere una coesistenza di interventi di autoregolamentazione e di regolazione.

Fake news e disinformazione: autoregolamentazione e regolazione nell'Unione Europea, in Germania e in Italia

PASUTO, DANIELE
2021/2022

Abstract

The phenomenon of fake news, and disinformation in general, has spread in recent years, especially in new media, social networks. The usability of these devices allows anyone to create fake news, for the most diverse reasons. Algorithms, cognitive distortions (bias), shares, bots, together with a reduced level of attention that is given to news nowadays, to an enormous amount of the same and to the loss of the authoritativeness of the writer, allow fake news to take root. A consequence is the creation of closed echo chambers, which polarize the debate and which can confuse what is true about news with what is actually false. All this at the expense of correct information and free training of citizens about certain interests. The focus was placed on the interventions that the platforms and the public decision-maker have put into practice. Facebook, Twitter and Google have implemented content reporting mechanisms and relegated misinformative or altered articles, promoting fact-checking by independent organizations. The European Union has drawn up a Code of good practices to follow. Although very flexible and with low membership, its aim is to ensure that the signatories regulate themselves, also collaborating with the States. In Germany, the NetzDG law was the first example, in Europe, of ad hoc regulation around this social plague. It was considered by some as an essential measure to make the platforms accountable for disinformation circulating on the net, while others expressed concern about the censorship to which they are forced through forced eliminations, also given the huge sanctions. In Italy, the two bills were attempts to contain this trend, but they were not successful. The platforms should have removed the untrusted or distorted news, otherwise they would have been subject to heavy sanctions, as in Germany. The over-removal that would have been and the consequent violation of freedom of expression was criticized. AGCOM seems to have had a more relevant role, through analyzes and cognitive investigations produced. It aims to promote media literacy and fact-checking and advises in the future to envisage a coexistence of self-regulation and regulation interventions.
2021
Fake news and disinformation: self-regulation and regulation in the European Union, Germany and Italy
Il fenomeno delle fake news, e della disinformazione in generale, si è diffuso negli ultimi anni, specie nei nuovi media, i social network. La facilità di utilizzo di questi dispositivi permette a chiunque di poter creare notizie false, per i motivi più disparati. Algoritmi, distorsioni cognitive (bias), condivisioni, bot, insieme a un ridotto livello di attenzione che si presta alle notizie al giorno d’oggi, a una quantità enorme delle stesse e al venir meno dell’autorevolezza di chi scrive, permettono alle fake news di attecchire. Una conseguenza è la creazione di echo chamber chiuse, che polarizzano il dibattito e che possono confondere ciò che c’è di vero intorno a una notizia con quello che in realtà è falso. Tutto questo a scapito di una corretta informazione e di una formazione libera dei cittadini circa determinati interessi. L’attenzione è stata posta sugli interventi che le piattaforme e il decisore pubblico hanno messo in pratica. Facebook, Twitter e Google hanno implementato meccanismi di segnalazione dei contenuti e relegato gli articoli disinformativi o alterati, promuovendo il fact-checking da parte di organizzazioni indipendenti. L'Unione Europea ha redatto un Codice di buone pratiche da seguire. Seppur molto flessibile e con basse adesioni, il suo scopo è quello di fare in modo che i firmatari si autoregolamentino, collaborando anche con gli Stati. In Germania la legge NetzDG è stato il primo esempio, in Europa, di regolazione ad hoc intorno a questa piaga sociale. È stata ritenuta da alcuni come una misura essenziale per responsabilizzare le piattaforme sulla disinformazione che circola in rete, mentre da altri è stata espressa preoccupazione per la censura a cui esse sono costrette attraverso eliminazioni forzate, viste anche le ingenti sanzioni. In Italia i due ddl sono stati dei tentativi per arginare questa tendenza, non andati però a buon fine. Le piattaforme avrebbero dovuto rimuovere le notizie non attendibili o distorte, altrimenti sarebbero state soggette a pesanti sanzioni, come in Germania. È stata criticata la rimozione eccessiva che ci sarebbe stata e la conseguente lesione della libertà d'espressione. L'AGCOM pare aver avuto un ruolo più rilevante, attraverso analisi e indagini conoscitive prodotte. Essa mira a promuovere la media literacy e il fact-checking e consiglia in futuro di prevedere una coesistenza di interventi di autoregolamentazione e di regolazione.
fake news
disinformazione
autoregolamentazione
regolazione
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