L’ecopolitica contemporanea si dibatte all’interno di un contesto segnato dall’esasperazione delle spirali di crisi insite nell’ordine capitalista. Di queste, la catastrofe naturale assume una salienza cruciale sia per via delle proporzioni - essendo globale, interspecie e travolgendo tanto il lavoro produttivo quanto quello riproduttivo - sia per la drammaticità del prospetto dell’irreversibilità. Allo stesso tempo, però, l’avvicinarsi dell’orizzonte di finitezza delle risorse produce nel sistema "cannibale" le forze istruenti di un’opposizione controegemonica. La Natura, infatti, non costituisce unicamente il limite esterno e passivo del capitale, bensì si riorganizza di pari passo con l’incedere di una coscienza di classe postproletaria e intersezionale. L’innovazione sociale sprigionata giunge, così, a costituirsi come presidio politico lungo una possibile linea di frattura ecosociale. Questa emergerebbe dal conflitto tra coloro che ripongono i loro interessi nella massimizzazione del profitto ad ogni costo e coloro che, a parti inverse, si trovano a sopportarne l’onere. Pertanto, la presente trattazione propone d’inquadrare il cleavage ecosociale all’interno della mappa elaborata da Rokkan, utilizzando un approccio tipico della sociologia delle assenze per poter meglio interpretare le tre dimensioni di frattura (socio-strutturale, dell’identità collettiva e della capacità organizzativa) alla luce della mobilitazione di soggettività politiche dissidenti.
Ripensare la Natura come forza istituente: proposta di una linea di frattura ecosociale
BRENCO, CHIARA
2024/2025
Abstract
L’ecopolitica contemporanea si dibatte all’interno di un contesto segnato dall’esasperazione delle spirali di crisi insite nell’ordine capitalista. Di queste, la catastrofe naturale assume una salienza cruciale sia per via delle proporzioni - essendo globale, interspecie e travolgendo tanto il lavoro produttivo quanto quello riproduttivo - sia per la drammaticità del prospetto dell’irreversibilità. Allo stesso tempo, però, l’avvicinarsi dell’orizzonte di finitezza delle risorse produce nel sistema "cannibale" le forze istruenti di un’opposizione controegemonica. La Natura, infatti, non costituisce unicamente il limite esterno e passivo del capitale, bensì si riorganizza di pari passo con l’incedere di una coscienza di classe postproletaria e intersezionale. L’innovazione sociale sprigionata giunge, così, a costituirsi come presidio politico lungo una possibile linea di frattura ecosociale. Questa emergerebbe dal conflitto tra coloro che ripongono i loro interessi nella massimizzazione del profitto ad ogni costo e coloro che, a parti inverse, si trovano a sopportarne l’onere. Pertanto, la presente trattazione propone d’inquadrare il cleavage ecosociale all’interno della mappa elaborata da Rokkan, utilizzando un approccio tipico della sociologia delle assenze per poter meglio interpretare le tre dimensioni di frattura (socio-strutturale, dell’identità collettiva e della capacità organizzativa) alla luce della mobilitazione di soggettività politiche dissidenti.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/98586