La presente tesi denuncia la palese inadeguatezza della tutela contro la tortura nell’ordinamento giuridico italiano, evidenziando come l’Italia abbia mantenuto per oltre trent’anni un vuoto normativo nonostante gli obblighi derivanti dalla Convenzione ONU contro la tortura ratificata nel 1988. La necessità di legiferare è divenuta tassativa solo dopo episodi gravissimi quali le violenze del G8 di Genova nel 2001 e le morti di Federico Aldrovandi (2005) e Stefano Cucchi (2009), che hanno scosso l'Italia e reso lampante l'assenza della norma. La tesi ricorda il complesso iter parlamentare che ha portato all’approvazione della Legge 14 luglio 2017, n. 110, che finalmente introdusse nel codice penale il reato di tortura (art. 613-bis) e di istigazione alla tortura (art. 613-ter), nonché il ruolo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel sollecitare l’intervento legislativo. Malgrado l'introduzione ufficiale della norma, la sua attuazione pratica è irrisoria: numerosi casi di violenze da parte delle forze dell’ordine sono stati trattati come reati minori, e persistono episodi di maltrattamenti in carcere e durante le manifestazioni, spesso compiuti pubblicamente senza conseguenze legali. La tesi analizza inoltre il clima politico e culturale che condiziona l’opinione pubblica, con posizioni che considerano le forze dell’ordine intoccabili e promuovono tentativi di modificare la legge. L’obiettivo della ricerca è duplice: analizzare la tardiva introduzione del reato di tortura in Italia, e valutare criticamente la sua effettiva applicazione, rimarcando come il divario tra legge e prassi renda la tutela dei diritti umani ancora insufficiente e sollevi interrogativi sulla protezione dei cittadini e sul rispetto dello Stato di diritto.

L'assenza di tutela antitortura in Italia: dal G8 di Genova alle nuove sfide

DA RE DELL'ANTONIA, ESTELLE
2024/2025

Abstract

La presente tesi denuncia la palese inadeguatezza della tutela contro la tortura nell’ordinamento giuridico italiano, evidenziando come l’Italia abbia mantenuto per oltre trent’anni un vuoto normativo nonostante gli obblighi derivanti dalla Convenzione ONU contro la tortura ratificata nel 1988. La necessità di legiferare è divenuta tassativa solo dopo episodi gravissimi quali le violenze del G8 di Genova nel 2001 e le morti di Federico Aldrovandi (2005) e Stefano Cucchi (2009), che hanno scosso l'Italia e reso lampante l'assenza della norma. La tesi ricorda il complesso iter parlamentare che ha portato all’approvazione della Legge 14 luglio 2017, n. 110, che finalmente introdusse nel codice penale il reato di tortura (art. 613-bis) e di istigazione alla tortura (art. 613-ter), nonché il ruolo della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo nel sollecitare l’intervento legislativo. Malgrado l'introduzione ufficiale della norma, la sua attuazione pratica è irrisoria: numerosi casi di violenze da parte delle forze dell’ordine sono stati trattati come reati minori, e persistono episodi di maltrattamenti in carcere e durante le manifestazioni, spesso compiuti pubblicamente senza conseguenze legali. La tesi analizza inoltre il clima politico e culturale che condiziona l’opinione pubblica, con posizioni che considerano le forze dell’ordine intoccabili e promuovono tentativi di modificare la legge. L’obiettivo della ricerca è duplice: analizzare la tardiva introduzione del reato di tortura in Italia, e valutare criticamente la sua effettiva applicazione, rimarcando come il divario tra legge e prassi renda la tutela dei diritti umani ancora insufficiente e sollevi interrogativi sulla protezione dei cittadini e sul rispetto dello Stato di diritto.
2024
The lack of protection against torture in Italy: from the 2001 G8 summit to present challenges
Tortura
Diritti Umani
Legge 110/2017
Violenza di Stato
Italia
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