Il conflitto israelo-palestinese costituisce una delle questioni più complesse e durature della storia contemporanea, un nodo cruciale per comprendere le dinamiche geopolitiche del Medio Oriente e le tensioni internazionali ad esso legate. Questa tesi si focalizza sulle origini storiche del conflitto, con un’analisi dettagliata degli eventi che si sono susseguiti tra la fine del XIX secolo e il 1948, periodo fondamentale per l’emergere di due narrazioni nazionali contrapposte e per la definizione delle principali rivendicazioni territoriali e identitarie. Il lavoro prende avvio dall’analisi del contesto geopolitico e culturale del tardo Impero Ottomano, con particolare attenzione alla struttura multietnica e multireligiosa della Palestina, allora caratterizzata da una convivenza relativamente pacifica. Si approfondiscono le origini del movimento sionista, nato in Europa come risposta alle persecuzioni antisemite e volto a stabilire un “focolare nazionale” per il popolo ebraico. Parallelamente, si esamina lo sviluppo del nazionalismo arabo, che rivendicava l’autodeterminazione della popolazione indigena araba in un periodo segnato dal declino dell’Impero Ottomano e dall’interferenza delle potenze coloniali europee. Un aspetto centrale dell’analisi è il ruolo delle politiche britanniche nel Mandato di Palestina (1920-1948). Attraverso documenti ufficiali, tra cui la Dichiarazione di Balfour del 1917 e il rapporto della Commissione Peel del 1937, si evidenziano le contraddizioni insite nell’approccio britannico, che cercava di bilanciare promesse incompatibili fatte sia agli ebrei sia agli arabi. Tali politiche accentuarono le tensioni tra le due comunità, culminando in violenti scontri interetnici, come le rivolte arabe del 1929 e del 1936-1939, e nell’incapacità britannica di mantenere la stabilità nella regione. La fase conclusiva della tesi è dedicata agli eventi immediatamente precedenti e successivi al Piano di Partizione delle Nazioni Unite del 1947, che sancì la creazione di due Stati distinti, uno ebraico e uno arabo. Mentre il piano fu accettato dalla leadership sionista, venne respinto dal mondo arabo, portando alla guerra del 1948 e alla proclamazione dello Stato di Israele. Questo periodo non solo segnò un punto di non ritorno nel conflitto, ma diede forma a narrazioni storiche e identitarie che continuano a influenzare il dibattito odierno. La tesi non si limita a ricostruire gli eventi, ma propone una riflessione critica sul modo in cui le radici storiche e le dinamiche identitarie emerse in questo periodo abbiano contribuito alla perpetuazione di una contrapposizione ancora irrisolta, con profonde implicazioni per la comprensione delle tensioni contemporanee.

Il conflitto israelo-palestinese

HAMAMI, WISSAL
2024/2025

Abstract

Il conflitto israelo-palestinese costituisce una delle questioni più complesse e durature della storia contemporanea, un nodo cruciale per comprendere le dinamiche geopolitiche del Medio Oriente e le tensioni internazionali ad esso legate. Questa tesi si focalizza sulle origini storiche del conflitto, con un’analisi dettagliata degli eventi che si sono susseguiti tra la fine del XIX secolo e il 1948, periodo fondamentale per l’emergere di due narrazioni nazionali contrapposte e per la definizione delle principali rivendicazioni territoriali e identitarie. Il lavoro prende avvio dall’analisi del contesto geopolitico e culturale del tardo Impero Ottomano, con particolare attenzione alla struttura multietnica e multireligiosa della Palestina, allora caratterizzata da una convivenza relativamente pacifica. Si approfondiscono le origini del movimento sionista, nato in Europa come risposta alle persecuzioni antisemite e volto a stabilire un “focolare nazionale” per il popolo ebraico. Parallelamente, si esamina lo sviluppo del nazionalismo arabo, che rivendicava l’autodeterminazione della popolazione indigena araba in un periodo segnato dal declino dell’Impero Ottomano e dall’interferenza delle potenze coloniali europee. Un aspetto centrale dell’analisi è il ruolo delle politiche britanniche nel Mandato di Palestina (1920-1948). Attraverso documenti ufficiali, tra cui la Dichiarazione di Balfour del 1917 e il rapporto della Commissione Peel del 1937, si evidenziano le contraddizioni insite nell’approccio britannico, che cercava di bilanciare promesse incompatibili fatte sia agli ebrei sia agli arabi. Tali politiche accentuarono le tensioni tra le due comunità, culminando in violenti scontri interetnici, come le rivolte arabe del 1929 e del 1936-1939, e nell’incapacità britannica di mantenere la stabilità nella regione. La fase conclusiva della tesi è dedicata agli eventi immediatamente precedenti e successivi al Piano di Partizione delle Nazioni Unite del 1947, che sancì la creazione di due Stati distinti, uno ebraico e uno arabo. Mentre il piano fu accettato dalla leadership sionista, venne respinto dal mondo arabo, portando alla guerra del 1948 e alla proclamazione dello Stato di Israele. Questo periodo non solo segnò un punto di non ritorno nel conflitto, ma diede forma a narrazioni storiche e identitarie che continuano a influenzare il dibattito odierno. La tesi non si limita a ricostruire gli eventi, ma propone una riflessione critica sul modo in cui le radici storiche e le dinamiche identitarie emerse in questo periodo abbiano contribuito alla perpetuazione di una contrapposizione ancora irrisolta, con profonde implicazioni per la comprensione delle tensioni contemporanee.
2024
The Israeli-Palestinian Conflict
palestine
israel
conflict
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/98636