The present study aims to investigate the extent to which the European Court of Human Rights has applied article 1 of Protocol No. 12, the instrument extending the prohibition of discrimination to the enjoyment of all rights enshrined in law, elevating the principle to an autonomous norm and overcoming the ancillary character of Article 14 of the European Convention on Human Rights. The research methodology was based on a comprehensive analysis of the jurisprudence of article 1 of Protocol No. 12 since its entry into force in 2005, combining a preliminary bibliographic survey on the historical evolution of the prohibition of discrimination together with a quantitative survey (via the HUDOC database). This second part aimed to observe the temporal trends and the States mainly agreed and to map the categories of discrimination involved (ethnicity, residence, sex, disability, religion or unequal treatment), and then to analyze in particular the jurisprudential contrast between the conviction for violation of the right to vote in Toplak and Mrak c. Slovenia (2021) and the controversial declaration of inadmissibility in challenging Bosnian structural discrimination in Kovačević c. Bosnia and Herzegovina (Grand Chamber, 2025). In conclusion, this investigation offers a critical view of the way in which the Strasbourg Court has interpreted and applied the general prohibition of discrimination. The analysis points to a marked caution in case law and the Court's reluctance to take full advantage of the potential systemic impact of Protocol No. 12. Although non discrimination is a foundation of the European system, the Strasbourg Court often avoids courageous and innovative rulings, generating a vacuum of protection against structural discrimination.

Il presente studio si propone di indagare in che misura la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo abbia applicato l'articolo 1 del Protocollo n. 12, lo strumento che estende il divieto di discriminazione al godimento di ogni diritto sancito dalla legge, elevando il principio a norma autonoma e superando il carattere accessorio dell'Articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. La metodologia di ricerca si è basata su un'analisi completa della giurisprudenza dell’articolo 1 del Protocollo n. 12 dalla sua entrata in vigore nel 2005, combinando una preliminare ricognizione bibliografica sull'evoluzione storica del divieto di discriminazione insieme ad un'indagine quantitativa (tramite il database HUDOC). Questa seconda parte ha mirato ad osservare le tendenze temporali e gli Stati principalmente convenuti e a mappare le categorie di discriminazione coinvolte (etnia, residenza, sesso, disabilità, religione o un trattamento ineguale), per poi andare ad analizzare in particolare il contrasto giurisprudenziale tra la condanna per violazione del diritto di voto in Toplak e Mrak c. Slovenia (2021) e la controversa dichiarazione di inammissibilità nella contestazione della discriminazione strutturale bosniaca in Kovačević c. Bosnia Erzegovina (Grande Camera, 2025). In conclusione, questa indagine offre una visione critica del modo in cui la Corte di Strasburgo ha interpretato e applicato il divieto generale di discriminazione. L'analisi evidenzia una marcata cautela giurisprudenziale e la riluttanza della Corte a sfruttare appieno il potenziale impatto sistemico del Protocollo n. 12. Nonostante la non discriminazione sia un fondamento del sistema europeo, la Corte di Strasburgo spesso evita pronunce coraggiose e innovative, generando un vuoto di tutela nei confronti della discriminazione strutturale.

Il divieto generale di discriminazione nel sistema della Convenzione europea dei diritti umani: un'analisi tramite le sentenze della Corte.

URBANI, CHIARA
2024/2025

Abstract

The present study aims to investigate the extent to which the European Court of Human Rights has applied article 1 of Protocol No. 12, the instrument extending the prohibition of discrimination to the enjoyment of all rights enshrined in law, elevating the principle to an autonomous norm and overcoming the ancillary character of Article 14 of the European Convention on Human Rights. The research methodology was based on a comprehensive analysis of the jurisprudence of article 1 of Protocol No. 12 since its entry into force in 2005, combining a preliminary bibliographic survey on the historical evolution of the prohibition of discrimination together with a quantitative survey (via the HUDOC database). This second part aimed to observe the temporal trends and the States mainly agreed and to map the categories of discrimination involved (ethnicity, residence, sex, disability, religion or unequal treatment), and then to analyze in particular the jurisprudential contrast between the conviction for violation of the right to vote in Toplak and Mrak c. Slovenia (2021) and the controversial declaration of inadmissibility in challenging Bosnian structural discrimination in Kovačević c. Bosnia and Herzegovina (Grand Chamber, 2025). In conclusion, this investigation offers a critical view of the way in which the Strasbourg Court has interpreted and applied the general prohibition of discrimination. The analysis points to a marked caution in case law and the Court's reluctance to take full advantage of the potential systemic impact of Protocol No. 12. Although non discrimination is a foundation of the European system, the Strasbourg Court often avoids courageous and innovative rulings, generating a vacuum of protection against structural discrimination.
2024
The general prohibition of discrimination in the system of the European Convention on Human Rights: an analysis through the case law of the Court.
Il presente studio si propone di indagare in che misura la Corte Europea dei Diritti dell'Uomo abbia applicato l'articolo 1 del Protocollo n. 12, lo strumento che estende il divieto di discriminazione al godimento di ogni diritto sancito dalla legge, elevando il principio a norma autonoma e superando il carattere accessorio dell'Articolo 14 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo. La metodologia di ricerca si è basata su un'analisi completa della giurisprudenza dell’articolo 1 del Protocollo n. 12 dalla sua entrata in vigore nel 2005, combinando una preliminare ricognizione bibliografica sull'evoluzione storica del divieto di discriminazione insieme ad un'indagine quantitativa (tramite il database HUDOC). Questa seconda parte ha mirato ad osservare le tendenze temporali e gli Stati principalmente convenuti e a mappare le categorie di discriminazione coinvolte (etnia, residenza, sesso, disabilità, religione o un trattamento ineguale), per poi andare ad analizzare in particolare il contrasto giurisprudenziale tra la condanna per violazione del diritto di voto in Toplak e Mrak c. Slovenia (2021) e la controversa dichiarazione di inammissibilità nella contestazione della discriminazione strutturale bosniaca in Kovačević c. Bosnia Erzegovina (Grande Camera, 2025). In conclusione, questa indagine offre una visione critica del modo in cui la Corte di Strasburgo ha interpretato e applicato il divieto generale di discriminazione. L'analisi evidenzia una marcata cautela giurisprudenziale e la riluttanza della Corte a sfruttare appieno il potenziale impatto sistemico del Protocollo n. 12. Nonostante la non discriminazione sia un fondamento del sistema europeo, la Corte di Strasburgo spesso evita pronunce coraggiose e innovative, generando un vuoto di tutela nei confronti della discriminazione strutturale.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/98896