Introduzione La gestione delle vie aeree è un’abilità infermieristica cruciale nella pratica clinica dell’emergenza. Nell’ambito dell’area critica, la tempestività e la precisione degli interventi sono essenziali per il buon esito clinico del paziente. Una delle emergenze più critiche è l’Arresto Cardiaco Extraospedaliero (OHCA), dove la gestione avanzata delle vie aeree è fondamentale per la prognosi, garantendo una ventilazione e ossigenazione adeguate per mantenere la perfusione cerebrale durante le manovre rianimatorie. Background Per molti anni, l’Intubazione Endotracheale (ETT/ETI) è stata considerata il gold standard nella gestione avanzata delle vie aeree, in quanto garantisce un controllo completo e stabile della pervietà e offre massima protezione contro l'aspirazione. Tuttavia, l’ETI è una procedura che richiede un alto grado di competenza, addestramento specifico e tempo, fattori che possono renderla complessa nell’emergenza. L’introduzione dei Dispositivi Sovraglottici (SGA), più rapidi e facili da inserire, ha sollevato un quesito clinico importante sull’impatto dell’uso dell’uno o dell’altro presidio sugli esiti dei pazienti con OHCA. Materiali e metodi L’obiettivo principale di questa tesi è di valutare l’impatto clinico e assistenziale dell’uso di SGA ed ETI nella gestione delle vie aeree di pazienti adulti con OHCA. Nello specifico, la ricerca intende analizzare e confrontare gli esiti neurologici, cardiaci e respiratori post-inserzione. La ricerca è stata condotta su PubMed utilizzando parole chiave come “OHCA”, “Advanced Airway Management”, “ETI”, “SGA”, “neurologic outcome”, “cardiac outcome”, “airway complications” “ROSC”. Sono stati presi in considerazione tredici articoli finali pubblicati negli ultimi dieci anni e che rispondevano ai criteri di inclusione selezionati. Risultati I dati emersi dal confronto tra i due dispositivi si sono rivelati eterogenei e contesto-dipendenti. Gli SGA sono generalmente associati ad una maggiore facilità e rapidità di inserimento e ad un tasso di successo al primo tentativo notevolmente superiore rispetto all’ETI in ambito preospedaliero, contribuendo ad una Frazione di Compressione Toracica (CCF) mediamente più elevata. Per quanto riguarda gli esiti a lungo termine (sopravvivenza alla dimissione e outcome neurologico favorevole), non è stata riscontrata una superiorità di ETI sugli SGA. Tuttavia, alcuni studi su sottopopolazioni critiche hanno suggerito che il Tubo Laringeo (un tipo di SGA) fosse associato ad un tasso più elevato di danno cerebrale anossico e polmonite rispetto all’ETI in una specifica tipologia di paziente. Inoltre, gli SGA sono stati associati ad un rischio maggiore di perdita involontaria del presidio precedentemente stabilito rispetto all’ETI. Discussione e Conclusione La controversia clinica risiede nel conflitto tra stabilità teorica dell’ETI (massima protezione) e la facilità operativa degli SGA. I risultati suggeriscono che l’esito del paziente è legato all’implementazione, alle abilità dell’operatore e al contesto, piuttosto che al dispositivo in sé. Gli SGA sono fortemente suggeriti come strategia di default più sicura in sistemi che non dimostrano un’alta competenza nell’intubazione. L’ETI, in contesti con personale esperto e adeguatamente formato, offre un vantaggio in termini di stabilità della via aerea e risultati neurologici migliori in sottopopolazioni critiche.
Gestione delle vie aeree nell'emergenza pre-ospedaliera: impatto sugli esiti nel paziente. Una revisione di letteratura.
DOROS, ANNA GIULIA
2024/2025
Abstract
Introduzione La gestione delle vie aeree è un’abilità infermieristica cruciale nella pratica clinica dell’emergenza. Nell’ambito dell’area critica, la tempestività e la precisione degli interventi sono essenziali per il buon esito clinico del paziente. Una delle emergenze più critiche è l’Arresto Cardiaco Extraospedaliero (OHCA), dove la gestione avanzata delle vie aeree è fondamentale per la prognosi, garantendo una ventilazione e ossigenazione adeguate per mantenere la perfusione cerebrale durante le manovre rianimatorie. Background Per molti anni, l’Intubazione Endotracheale (ETT/ETI) è stata considerata il gold standard nella gestione avanzata delle vie aeree, in quanto garantisce un controllo completo e stabile della pervietà e offre massima protezione contro l'aspirazione. Tuttavia, l’ETI è una procedura che richiede un alto grado di competenza, addestramento specifico e tempo, fattori che possono renderla complessa nell’emergenza. L’introduzione dei Dispositivi Sovraglottici (SGA), più rapidi e facili da inserire, ha sollevato un quesito clinico importante sull’impatto dell’uso dell’uno o dell’altro presidio sugli esiti dei pazienti con OHCA. Materiali e metodi L’obiettivo principale di questa tesi è di valutare l’impatto clinico e assistenziale dell’uso di SGA ed ETI nella gestione delle vie aeree di pazienti adulti con OHCA. Nello specifico, la ricerca intende analizzare e confrontare gli esiti neurologici, cardiaci e respiratori post-inserzione. La ricerca è stata condotta su PubMed utilizzando parole chiave come “OHCA”, “Advanced Airway Management”, “ETI”, “SGA”, “neurologic outcome”, “cardiac outcome”, “airway complications” “ROSC”. Sono stati presi in considerazione tredici articoli finali pubblicati negli ultimi dieci anni e che rispondevano ai criteri di inclusione selezionati. Risultati I dati emersi dal confronto tra i due dispositivi si sono rivelati eterogenei e contesto-dipendenti. Gli SGA sono generalmente associati ad una maggiore facilità e rapidità di inserimento e ad un tasso di successo al primo tentativo notevolmente superiore rispetto all’ETI in ambito preospedaliero, contribuendo ad una Frazione di Compressione Toracica (CCF) mediamente più elevata. Per quanto riguarda gli esiti a lungo termine (sopravvivenza alla dimissione e outcome neurologico favorevole), non è stata riscontrata una superiorità di ETI sugli SGA. Tuttavia, alcuni studi su sottopopolazioni critiche hanno suggerito che il Tubo Laringeo (un tipo di SGA) fosse associato ad un tasso più elevato di danno cerebrale anossico e polmonite rispetto all’ETI in una specifica tipologia di paziente. Inoltre, gli SGA sono stati associati ad un rischio maggiore di perdita involontaria del presidio precedentemente stabilito rispetto all’ETI. Discussione e Conclusione La controversia clinica risiede nel conflitto tra stabilità teorica dell’ETI (massima protezione) e la facilità operativa degli SGA. I risultati suggeriscono che l’esito del paziente è legato all’implementazione, alle abilità dell’operatore e al contesto, piuttosto che al dispositivo in sé. Gli SGA sono fortemente suggeriti come strategia di default più sicura in sistemi che non dimostrano un’alta competenza nell’intubazione. L’ETI, in contesti con personale esperto e adeguatamente formato, offre un vantaggio in termini di stabilità della via aerea e risultati neurologici migliori in sottopopolazioni critiche.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/99353