Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva caratterizzata principalmente dalla perdita di neuroni dopaminergici a livello della substantia nigra pars compacta e dallo sviluppo di corpi di Lewy, inclusioni citoplasmatiche anomale che contengono aggregati insolubili di α-sinucleina. La patologia presenta una sintomatologia molto eterogenea che comprende sintomi motori e non motori. I sintomi motori possono manifestarsi con bradicinesia, tremori, rigidità muscolare e anomalie posturali e dell’andatura; invece, i sintomi non motori comprendono problemi gastrointestinali, disturbi del sonno, depressione, ansia e declino cognitivo. In particolare, questi ultimi si associano anche ad alterazioni della funzionalità epatica il cui significato ad oggi non è ancora del tutto chiaro. L’importanza dell’asse intestino-cervello nello sviluppo di patologie centrali è già ben nota, come dimostra il modello di Braak secondo cui nel PD l’accumulo di α-sinucleina inizia nel sistema nervoso enterico (intestino) o nel bulbo olfattivo prima di diffondersi al cervello attraverso il nervo vago. Tale evento è messo in correlazione con eventi di infiammazione cronica di basso grado che vedono coinvolto l’inflammasoma NLRP3. Nonostante la crescente attenzione rivolta all’asse intestino-cervello, il ruolo del fegato come organo di regolazione rimane ancora poco esplorato. Il fegato ha un ruolo chiave nel metabolismo e nella detossificazione delle sostanze provenienti dall’intestino, e una sua alterazione funzionale potrebbe contribuire sia al peggioramento dello stato infiammatorio sistemico, sia a influenzare i processi neurodegenerativi centrali. Approfondire questo aspetto potrebbe offrire nuove prospettive sulla progressione e sulla terapia della malattia di Parkinson. Sulla base di tali considerazioni lo scopo del presente studio è quello di indagare le alterazioni a livello epatico in un modello sperimentale murino (topi maschi C57BL/6, 8 settimane di età) di PD indotto da somministrazione orale di rotenone (10 mg/kg per 5 giorni/5 settimane) e studiare le possibili connessioni funzionali tra tessuto epatico, tessuto cerebrale e inflammasoma NLRP3. L’analisi è stata condotta su animali sani, animali patologici (trattati con rotenone), animali patologici trattati con INF176, un inibitore periferico di NLRP3 di nuova sintesi, e animali knockout per NLRP3. Tramite le tecniche di Western Blot ed ELISA sono stati analizzati parametri indicatori di malattia, infiammazione, alterazione fibrotica epatica, stress ossidativo, permeabilità e autofagia. I dati ottenuti nel presente studio preliminare indicano che nel modello sperimentale murino di PD indotto da rotenone a livello epatico viene espressa l’α-sinucleina assieme ad una attivazione dell’inflammasoma NLRP3, un aumento di collagene, di permeabilità, di stress ossidativo e di attività autofagica. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per chiarire il coinvolgimento dell’asse intestino-fegato-cervello e di NLRP3 nella malattia di Parkinson.
Studio preliminare per la caratterizzazione di alterazioni epatiche in un modello murino di Parkinson indotto da rotenone
TROMBETTA, GIAMPIETRO
2024/2025
Abstract
Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa progressiva caratterizzata principalmente dalla perdita di neuroni dopaminergici a livello della substantia nigra pars compacta e dallo sviluppo di corpi di Lewy, inclusioni citoplasmatiche anomale che contengono aggregati insolubili di α-sinucleina. La patologia presenta una sintomatologia molto eterogenea che comprende sintomi motori e non motori. I sintomi motori possono manifestarsi con bradicinesia, tremori, rigidità muscolare e anomalie posturali e dell’andatura; invece, i sintomi non motori comprendono problemi gastrointestinali, disturbi del sonno, depressione, ansia e declino cognitivo. In particolare, questi ultimi si associano anche ad alterazioni della funzionalità epatica il cui significato ad oggi non è ancora del tutto chiaro. L’importanza dell’asse intestino-cervello nello sviluppo di patologie centrali è già ben nota, come dimostra il modello di Braak secondo cui nel PD l’accumulo di α-sinucleina inizia nel sistema nervoso enterico (intestino) o nel bulbo olfattivo prima di diffondersi al cervello attraverso il nervo vago. Tale evento è messo in correlazione con eventi di infiammazione cronica di basso grado che vedono coinvolto l’inflammasoma NLRP3. Nonostante la crescente attenzione rivolta all’asse intestino-cervello, il ruolo del fegato come organo di regolazione rimane ancora poco esplorato. Il fegato ha un ruolo chiave nel metabolismo e nella detossificazione delle sostanze provenienti dall’intestino, e una sua alterazione funzionale potrebbe contribuire sia al peggioramento dello stato infiammatorio sistemico, sia a influenzare i processi neurodegenerativi centrali. Approfondire questo aspetto potrebbe offrire nuove prospettive sulla progressione e sulla terapia della malattia di Parkinson. Sulla base di tali considerazioni lo scopo del presente studio è quello di indagare le alterazioni a livello epatico in un modello sperimentale murino (topi maschi C57BL/6, 8 settimane di età) di PD indotto da somministrazione orale di rotenone (10 mg/kg per 5 giorni/5 settimane) e studiare le possibili connessioni funzionali tra tessuto epatico, tessuto cerebrale e inflammasoma NLRP3. L’analisi è stata condotta su animali sani, animali patologici (trattati con rotenone), animali patologici trattati con INF176, un inibitore periferico di NLRP3 di nuova sintesi, e animali knockout per NLRP3. Tramite le tecniche di Western Blot ed ELISA sono stati analizzati parametri indicatori di malattia, infiammazione, alterazione fibrotica epatica, stress ossidativo, permeabilità e autofagia. I dati ottenuti nel presente studio preliminare indicano che nel modello sperimentale murino di PD indotto da rotenone a livello epatico viene espressa l’α-sinucleina assieme ad una attivazione dell’inflammasoma NLRP3, un aumento di collagene, di permeabilità, di stress ossidativo e di attività autofagica. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi per chiarire il coinvolgimento dell’asse intestino-fegato-cervello e di NLRP3 nella malattia di Parkinson.| File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/102680