L’esperienza del vivere l’ansia e la paura sociale si presenta come un fenomeno comune alla totalità degli esseri umani, nel senso che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sperimentato la particolare sensazione di vulnerabilità e di pericolo che insorge in occasione di eventi ritenuti importanti, quando si deve fornire la prova della propria competenza, o magari quando ci si viene a trovare improvvisamente al centro dell’attenzione (Bruni, 2009). L’ansia sociale appare come esperienza perfettamente compatibile con il concetto di normalità, soprattutto se si tiene conto che, per la maggior parte delle persone, le manifestazioni di natura ansiosa sono di natura lieve e transitoria, talvolta persino stimolanti. Il problema nasce nel momento in cui ritrovarsi in un contesto sociale può diventare il presupposto di una grave e pervasiva paura, tale da essere palesemente incompatibile con il raggiungimento degli obiettivi personali e con lo svolgimento di una vita soddisfacente. I disturbi d’ansia sono tra le psicopatologie con maggior tasso d’incidenza; in particolare, ha stimolato la mia attenzione il Disturbo d’Ansia Sociale (SAD, Social Anxiety Disorder) oltre che per la sua frequenza di manifestazione, soprattutto per il precoce esordio e per l’invalidità che comporta quotidianamente in specie, nei rapporti sociali. Nella mia trattazione espongo preliminarmente e brevemente la natura del SAD, prendendo in esame: l’eziologia, l’esordio e lo sviluppo della malattia nei pazienti, i criteri principali necessari alla diagnosi e la comorbilità del disturbo. Nel secondo capitolo vengono da me descritte le tecniche di visualizzazione del disturbo mettendo in risalto il funzionamento e i principi dell’fMRI. L’obiettivo principale del mio lavoro di analisi si sostanzia nel terzo capitolo, nel quale emergono le evidenze degli studi fino ad ora fatti sul SAD in fMRI. Nelle conclusioni emege, dai vari studi presi in esame, come e quanto gli studi condotti in fMRI permettano la valutazione in vivo del cervello umano, portando ad una migliore comprensione del suo substrato anatomico, funzionale e metabolico seppur si palesino anche degli oggettivi limiti di vario genere.
Evidenze dell'ansia sociale in fMRI: una revisione della letteratura
RINALDI, ALESSIA
2021/2022
Abstract
L’esperienza del vivere l’ansia e la paura sociale si presenta come un fenomeno comune alla totalità degli esseri umani, nel senso che tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo sperimentato la particolare sensazione di vulnerabilità e di pericolo che insorge in occasione di eventi ritenuti importanti, quando si deve fornire la prova della propria competenza, o magari quando ci si viene a trovare improvvisamente al centro dell’attenzione (Bruni, 2009). L’ansia sociale appare come esperienza perfettamente compatibile con il concetto di normalità, soprattutto se si tiene conto che, per la maggior parte delle persone, le manifestazioni di natura ansiosa sono di natura lieve e transitoria, talvolta persino stimolanti. Il problema nasce nel momento in cui ritrovarsi in un contesto sociale può diventare il presupposto di una grave e pervasiva paura, tale da essere palesemente incompatibile con il raggiungimento degli obiettivi personali e con lo svolgimento di una vita soddisfacente. I disturbi d’ansia sono tra le psicopatologie con maggior tasso d’incidenza; in particolare, ha stimolato la mia attenzione il Disturbo d’Ansia Sociale (SAD, Social Anxiety Disorder) oltre che per la sua frequenza di manifestazione, soprattutto per il precoce esordio e per l’invalidità che comporta quotidianamente in specie, nei rapporti sociali. Nella mia trattazione espongo preliminarmente e brevemente la natura del SAD, prendendo in esame: l’eziologia, l’esordio e lo sviluppo della malattia nei pazienti, i criteri principali necessari alla diagnosi e la comorbilità del disturbo. Nel secondo capitolo vengono da me descritte le tecniche di visualizzazione del disturbo mettendo in risalto il funzionamento e i principi dell’fMRI. L’obiettivo principale del mio lavoro di analisi si sostanzia nel terzo capitolo, nel quale emergono le evidenze degli studi fino ad ora fatti sul SAD in fMRI. Nelle conclusioni emege, dai vari studi presi in esame, come e quanto gli studi condotti in fMRI permettano la valutazione in vivo del cervello umano, portando ad una migliore comprensione del suo substrato anatomico, funzionale e metabolico seppur si palesino anche degli oggettivi limiti di vario genere.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/10469