Partendo dalla definizione data dalle grandi organizzazioni internazionali, operanti in diverse aree dove queste pratiche sono ancora oggi attive e preoccupanti, ho iniziato questo lavoro analizzando la pratica di MGF dal punto di vista antropologico. Le MGF sono definite come una varietà di pratiche culturali di modificazione dei genitali femminili molto diversificate tra loro e con nomi specifici a seconda della popolazione e del paese in cui sono effettuate. Molti studiosi hanno cercato di individuare l’origine della pratica di modificazione del corpo femminile per scopi non terapeutici, ma senza alcun risultato concreto, vista la loro diffusione in un’area geografica così vasta. Spesso si fa collegamento tra MGF e religione islamica: tuttavia molti antropologi sostengono che questo tipo di manipolazione del corpo femminile sia invece una pratica tribale. Solo dopo la seconda metà degli anni Novanta si giunge ad una classificazione definitiva delle MGF. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le MGF sono di quattro tipi e sono diversificate tra di loro per la gravità delle conseguenze psico-fisiche che arrecano alla vittima, per l’area geografica e per il contesto socio-culturale in cui vengono praticate. Sono molte le argomentazioni di carattere psico-sessuale e psico-sociale che vengono poste a giustificazione di tutte le tipologie di modificazione o manipolazione del corpo femminile. Le MGF sono considerate una delle forme di violenza di genere: si tratta di modificare un corpo perfettamente sano arrecandovi danni gravi dal punto di vista sia fisico sia psicologico. La pratica di MGF comporta conseguenze a breve e lungo termine. Non sempre le MGF vengono concepite e condannate allo stesso modo nei vari sistemi internazionali e regionali: nel secondo e terzo capitolo saranno quindi riportate le fonti giuridiche internazionali e regionali che affrontano questo tema. Nel diritto internazionale le MGF sono al centro di un sempre più acceso dibattito in merito alla loro compatibilità con i diritti umani e costituiscono una delle forme di violenza di genere. Di questo fenomeno si comincerà a parlare nella dimensione del continente europeo a partire dagli anni Novanta del Novecento, in concomitanza con l’inizio dell’incessante fenomeno migratorio che ha causato contrasti per le diverse tradizioni culturali e religiose. Nel corso degli anni sono state approvate numerose convenzioni; ad esempio, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; diverse sono le risoluzioni del Parlamento Europeo legate alla lotta contro le MGF. Per quanto concerne il Nordamerica e gli Stati Uniti, il Federal Prohibition of Female Genital Mutilation Act of 1995, stabilisce che chi pratica le MGF su minori di 18 anni “sarà punito con la reclusione non superiore a cinque anni e con la multa”. Nello stato del Canada, nel 1997 il reato di MGF viene aggiunto nel codice penale. Più in generale, i documenti normativi di riferimento riguardanti i diritti umani sono: la Convenzione americana sui diritti umani e la Convenzione interamericana sulla prevenzione, punizione e sradicamento della violenza contro le donne. L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno è più diffuso. I riferimenti normativi riguardanti i diritti umani sono: la Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, il relativo Protocollo e la Carta africana sui diritti e il benessere del minore. Nel sistema arabo-islamico i tabù che riguardano il corpo e la sessualità delle donne spesso impediscono il libero dibattito su questioni delicate come le MGF. In questa parte del mondo, i riferimenti normativi riguardanti i diritti umani sono: la Dichiarazione del Cairo sui diritti umani e la Carta Araba dei diritti umani.

MUTILAZIONI GENITALI FEMMINILI: ANTROPOLOGIA E CONTESTI NORMATIVI

NALIN, TENSAE
2021/2022

Abstract

Partendo dalla definizione data dalle grandi organizzazioni internazionali, operanti in diverse aree dove queste pratiche sono ancora oggi attive e preoccupanti, ho iniziato questo lavoro analizzando la pratica di MGF dal punto di vista antropologico. Le MGF sono definite come una varietà di pratiche culturali di modificazione dei genitali femminili molto diversificate tra loro e con nomi specifici a seconda della popolazione e del paese in cui sono effettuate. Molti studiosi hanno cercato di individuare l’origine della pratica di modificazione del corpo femminile per scopi non terapeutici, ma senza alcun risultato concreto, vista la loro diffusione in un’area geografica così vasta. Spesso si fa collegamento tra MGF e religione islamica: tuttavia molti antropologi sostengono che questo tipo di manipolazione del corpo femminile sia invece una pratica tribale. Solo dopo la seconda metà degli anni Novanta si giunge ad una classificazione definitiva delle MGF. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le MGF sono di quattro tipi e sono diversificate tra di loro per la gravità delle conseguenze psico-fisiche che arrecano alla vittima, per l’area geografica e per il contesto socio-culturale in cui vengono praticate. Sono molte le argomentazioni di carattere psico-sessuale e psico-sociale che vengono poste a giustificazione di tutte le tipologie di modificazione o manipolazione del corpo femminile. Le MGF sono considerate una delle forme di violenza di genere: si tratta di modificare un corpo perfettamente sano arrecandovi danni gravi dal punto di vista sia fisico sia psicologico. La pratica di MGF comporta conseguenze a breve e lungo termine. Non sempre le MGF vengono concepite e condannate allo stesso modo nei vari sistemi internazionali e regionali: nel secondo e terzo capitolo saranno quindi riportate le fonti giuridiche internazionali e regionali che affrontano questo tema. Nel diritto internazionale le MGF sono al centro di un sempre più acceso dibattito in merito alla loro compatibilità con i diritti umani e costituiscono una delle forme di violenza di genere. Di questo fenomeno si comincerà a parlare nella dimensione del continente europeo a partire dagli anni Novanta del Novecento, in concomitanza con l’inizio dell’incessante fenomeno migratorio che ha causato contrasti per le diverse tradizioni culturali e religiose. Nel corso degli anni sono state approvate numerose convenzioni; ad esempio, la Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica; diverse sono le risoluzioni del Parlamento Europeo legate alla lotta contro le MGF. Per quanto concerne il Nordamerica e gli Stati Uniti, il Federal Prohibition of Female Genital Mutilation Act of 1995, stabilisce che chi pratica le MGF su minori di 18 anni “sarà punito con la reclusione non superiore a cinque anni e con la multa”. Nello stato del Canada, nel 1997 il reato di MGF viene aggiunto nel codice penale. Più in generale, i documenti normativi di riferimento riguardanti i diritti umani sono: la Convenzione americana sui diritti umani e la Convenzione interamericana sulla prevenzione, punizione e sradicamento della violenza contro le donne. L’Africa è di gran lunga il continente in cui il fenomeno è più diffuso. I riferimenti normativi riguardanti i diritti umani sono: la Carta Africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, il relativo Protocollo e la Carta africana sui diritti e il benessere del minore. Nel sistema arabo-islamico i tabù che riguardano il corpo e la sessualità delle donne spesso impediscono il libero dibattito su questioni delicate come le MGF. In questa parte del mondo, i riferimenti normativi riguardanti i diritti umani sono: la Dichiarazione del Cairo sui diritti umani e la Carta Araba dei diritti umani.
2021
FEMALE GENITAL MUTILATION: ANTHROPOLOGY AND REGULATORY ENVIRONMENTS
MUTILAZIONI
GENITALI
FEMMINILI
ANTROPOLOGIA
NORMATIVA
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/10995