Lo stupro e altre forme di violenza sessuale perpetrate durante i conflitti armati, hanno come scopo, non solo quello di arrecare un grave danno fisico e mentale alla popolazione femminile ma più in generale sono volte a terrorizzare e umiliare la famiglia e la comunità di appartenenza delle vittime. Uno dei cambiamenti più significativi nel pensiero attuale è la constatazione che lo stupro non è un semplice prodotto del conflitto stesso, ma è bensì uno strumento strategico e sistematico di guerra, pulizia etnica e genocidio. Attraverso due casi di studio, la Bosnia Erzegovina e il Ruanda, si analizzano le differenze e le conseguenze a lungo termine che gli stupri di massa hanno prodotto sulla popolazione civile, anche dopo decenni dalla fine dei conflitti.
Lo stupro come arma di guerra. A vent'anni dal caso bosniaco e ruandese
ZAMPIERI, GAIA
2021/2022
Abstract
Lo stupro e altre forme di violenza sessuale perpetrate durante i conflitti armati, hanno come scopo, non solo quello di arrecare un grave danno fisico e mentale alla popolazione femminile ma più in generale sono volte a terrorizzare e umiliare la famiglia e la comunità di appartenenza delle vittime. Uno dei cambiamenti più significativi nel pensiero attuale è la constatazione che lo stupro non è un semplice prodotto del conflitto stesso, ma è bensì uno strumento strategico e sistematico di guerra, pulizia etnica e genocidio. Attraverso due casi di studio, la Bosnia Erzegovina e il Ruanda, si analizzano le differenze e le conseguenze a lungo termine che gli stupri di massa hanno prodotto sulla popolazione civile, anche dopo decenni dalla fine dei conflitti.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Zampieri_Gaia_1998453.pdf
accesso riservato
Dimensione
957.34 kB
Formato
Adobe PDF
|
957.34 kB | Adobe PDF |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/11009