The concept of mentalization has been introduced within the research studies on early attachment, and it has been defined as the ability to interpret actions of one self and the others in terms of on mental states, such as desires, intentions, feelings and beliefs. The origins of a well-developed mentalizing capacity seems to be linked to neurobiological mechanisms and it is thought to be also related to an evolutionary reason aiming at maximizing survival. However, the most relevant contribution to the development of this ability lies in the opportunity of developing a secure attachment pattern. In fact, individuals with an insecure attachment pattern are prone to develop impairments in mentalizing, and this is evident in patients with Clinical High Risk for Psychosis (CHR-P). In literature, a number of studies have tried to operationalize the mentalization concept by measuring it through the so-called “reflective functioning”, or through some conceptually overlapping construct, such as theory of mind, metacognition, mindfulness, and affective consciousness. Mentalization seems to have a protective role in those who are both biologically and socio-environmentally vulnerable to develop a psychotic spectrum disorder. It is considered to be important to analyze and discuss more deeply the perception of CHR-P individuals of their own psychopathology, and also to explore how mentalization could be an efficient help in terms of preventive strategies and functional recovery, if it is used within a psychotherapeutic context.

Il costrutto di mentalizzazione nasce nell’ambito degli studi sull’attaccamento e viene definito come la capacità di interpretare le azioni proprie e altrui in termini di stati mentali, come desideri, azioni, sentimenti e credenze. Una buona capacità di mentalizzare trova le sue basi in alcuni meccanismi neuro-psico-biologici e, si pensa, possa esserci anche una ragione evoluzionistica legata a massimizzare la sopravvivenza. Il contributo però più rilevante nello sviluppo di questa capacità risiede nella possibilità di maturare un pattern di attaccamento sicuro. Individui con un pattern di attaccamento insicuro o disorganizzato, infatti, sono più portati a sviluppare deficit di mentalizzazione, un dato riscontrato nei pazienti ad alto rischio clinico di psicosi (Clinical High Risk – CHR-P). In letteratura numerosi studi hanno tentato di operazionalizzare il costrutto di mentalizzazione, misurandola come “funzione riflessiva”, o tramite altri costrutti parzialmente sovrapponibili ad essa, tra cui teoria della mente, meta-cognizione, mindfulness, e affective consciousness. La mentalizzazione sembra avere un ruolo protettivo in coloro che presentano una predisposizione o una vulnerabilità (sia biologica sia socio-ambientale) a sviluppare un disturbo dello spettro psicotico. Si ritiene importante analizzare e discutere più da vicino come gli individui CHR-P percepiscano il proprio disturbo psicopatologico e in che modo la mentalizzazione possa offrire un valido aiuto in termini di prevenzione e recupero funzionale, se utilizzato all’interno di un contesto psicoterapeutico.

Il ruolo della mentalizzazione negli individui ad alto rischio di psicosi

COCCHI, FLAVIA
2021/2022

Abstract

The concept of mentalization has been introduced within the research studies on early attachment, and it has been defined as the ability to interpret actions of one self and the others in terms of on mental states, such as desires, intentions, feelings and beliefs. The origins of a well-developed mentalizing capacity seems to be linked to neurobiological mechanisms and it is thought to be also related to an evolutionary reason aiming at maximizing survival. However, the most relevant contribution to the development of this ability lies in the opportunity of developing a secure attachment pattern. In fact, individuals with an insecure attachment pattern are prone to develop impairments in mentalizing, and this is evident in patients with Clinical High Risk for Psychosis (CHR-P). In literature, a number of studies have tried to operationalize the mentalization concept by measuring it through the so-called “reflective functioning”, or through some conceptually overlapping construct, such as theory of mind, metacognition, mindfulness, and affective consciousness. Mentalization seems to have a protective role in those who are both biologically and socio-environmentally vulnerable to develop a psychotic spectrum disorder. It is considered to be important to analyze and discuss more deeply the perception of CHR-P individuals of their own psychopathology, and also to explore how mentalization could be an efficient help in terms of preventive strategies and functional recovery, if it is used within a psychotherapeutic context.
2021
The role of metallization in individuals with Clinical High Risk for Psychosis
Il costrutto di mentalizzazione nasce nell’ambito degli studi sull’attaccamento e viene definito come la capacità di interpretare le azioni proprie e altrui in termini di stati mentali, come desideri, azioni, sentimenti e credenze. Una buona capacità di mentalizzare trova le sue basi in alcuni meccanismi neuro-psico-biologici e, si pensa, possa esserci anche una ragione evoluzionistica legata a massimizzare la sopravvivenza. Il contributo però più rilevante nello sviluppo di questa capacità risiede nella possibilità di maturare un pattern di attaccamento sicuro. Individui con un pattern di attaccamento insicuro o disorganizzato, infatti, sono più portati a sviluppare deficit di mentalizzazione, un dato riscontrato nei pazienti ad alto rischio clinico di psicosi (Clinical High Risk – CHR-P). In letteratura numerosi studi hanno tentato di operazionalizzare il costrutto di mentalizzazione, misurandola come “funzione riflessiva”, o tramite altri costrutti parzialmente sovrapponibili ad essa, tra cui teoria della mente, meta-cognizione, mindfulness, e affective consciousness. La mentalizzazione sembra avere un ruolo protettivo in coloro che presentano una predisposizione o una vulnerabilità (sia biologica sia socio-ambientale) a sviluppare un disturbo dello spettro psicotico. Si ritiene importante analizzare e discutere più da vicino come gli individui CHR-P percepiscano il proprio disturbo psicopatologico e in che modo la mentalizzazione possa offrire un valido aiuto in termini di prevenzione e recupero funzionale, se utilizzato all’interno di un contesto psicoterapeutico.
Ultra high risk
Mentalization
Schizophrenia
Attachment
Self-stigma
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/30284