Il photovoice è uno strumento di ricerca-azione usato in Psicologia di comunità. Attraverso l’utilizzo delle immagini scattate dai soggetti protagonisti del progetto, esso si propone come mezzo per riflettere su temi problematici e per proporre un successivo cambiamento. Le immagini fanno sì che questo metodo sia in grado di superare barriere linguistiche e culturali, riuscendo a sintetizzare storie ed emozioni mediante un canale di comunicazione semplice ed immediato. La discussione su ciò che emerge dalle fotografie rende possibile il cambiamento, del quale i soggetti sono promotori, volto a migliorare sé stessi e la comunità in cui vivono. Questa metodologia venne sviluppata con lo scopo di dare la possibilità a gruppi più emarginati di esprimere desideri, problemi e idee dei singoli componenti delle comunità. Nel seguente elaborato viene data voce ad uno di tali gruppi avente un grado di emarginazione evidente: la popolazione carceraria. Ciò è stato fatto attraverso l’analisi di tre progetti che, in modo differente, hanno utilizzato il photovoice in un contesto penitenziario. Grazie a questa metodologia è stato possibile sostenere i detenuti nell’accettazione della pena, permettendo loro di esprimere ciò che provano nello specifico contesto del carcere, ciò che hanno provato dopo aver scontato la pena e ciò che provano poi nel vivere in una società che continua a discriminalizzarli per il loro passato. Il photovoice è anche promotore di cambiamento poiché, attraverso una discussione, è riuscito a fare emergere proposte di cambiamento per creare una società meno spaventata dalle persone che sono state in carcere e più aperta alla loro accettazione.
Photovoice e carcere: la vita in penitenziario attraverso gli occhi dei detenuti
BONFIGLIOLI, BENEDETTA
2021/2022
Abstract
Il photovoice è uno strumento di ricerca-azione usato in Psicologia di comunità. Attraverso l’utilizzo delle immagini scattate dai soggetti protagonisti del progetto, esso si propone come mezzo per riflettere su temi problematici e per proporre un successivo cambiamento. Le immagini fanno sì che questo metodo sia in grado di superare barriere linguistiche e culturali, riuscendo a sintetizzare storie ed emozioni mediante un canale di comunicazione semplice ed immediato. La discussione su ciò che emerge dalle fotografie rende possibile il cambiamento, del quale i soggetti sono promotori, volto a migliorare sé stessi e la comunità in cui vivono. Questa metodologia venne sviluppata con lo scopo di dare la possibilità a gruppi più emarginati di esprimere desideri, problemi e idee dei singoli componenti delle comunità. Nel seguente elaborato viene data voce ad uno di tali gruppi avente un grado di emarginazione evidente: la popolazione carceraria. Ciò è stato fatto attraverso l’analisi di tre progetti che, in modo differente, hanno utilizzato il photovoice in un contesto penitenziario. Grazie a questa metodologia è stato possibile sostenere i detenuti nell’accettazione della pena, permettendo loro di esprimere ciò che provano nello specifico contesto del carcere, ciò che hanno provato dopo aver scontato la pena e ciò che provano poi nel vivere in una società che continua a discriminalizzarli per il loro passato. Il photovoice è anche promotore di cambiamento poiché, attraverso una discussione, è riuscito a fare emergere proposte di cambiamento per creare una società meno spaventata dalle persone che sono state in carcere e più aperta alla loro accettazione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/30424