Questo elaborato è volto a fornire una panoramica del long COVID, in particolare in relazione ai deficit neurologici e cognitivi ad esso concomitanti. Il long COVID infatti è una sindrome di nuova insorgenza che emerge una volta finita l’infezione acuta dovuta al COVID. Viene definita come infezione “prolungata” e “persistente” proprio perché i sintomi che comporta sono spesso gli stessi del COVID, che possono riacutizzarsi, persistere in maniera attenuata o ripresentarsi anche dopo che l’infezione acuta sembra terminata. Alla stregua del COVID, i sintomi respiratori sono spesso presenti e tuttavia anche i sistemi neurologico e cognitivo ne risultano difficilmente illesi. La gravità dei sintomi di questa nuova sindrome è direttamente proporzionale alla gravità dell’infezione acuta, quindi, pazienti che durante il COVID hanno subito ricovero ospedaliero e/o terapia intensiva riportano sicuramente sequele multiorgano più severe. Tra i sintomi neurologici emergono ageusia, anosmia, dolori muscolari, mal di testa, disregolazione del sonno e stanchezza cronica. Tra chi soffre di sintomi cognitivi la cosiddetta brain fog è spesso presente e viene descritta dai pazienti come difficoltà di concentrazione i compiti anche molto semplici, difficoltà a trovare le parole e pensiero lento. Inoltre, test neuropsicologici rivelano che le funzioni esecutive sono spesso compromesse. Tra i sintomi psicologici emergono con chiarezza ansia e depressione, soprattutto tra i pazienti più giovani, sintomi motivati anche dal fatto che sul versante clinico, ad oggi, non esiste una vera e propria terapia per questa sindrome ma solo delle indicazioni generiche che consigliano di calibrare gli sforzi giornalieri e l’attività mentale.
Long COVID: una possibile epidemia ritardata dal punto di vista cognitivo
REATO, TANIA
2021/2022
Abstract
Questo elaborato è volto a fornire una panoramica del long COVID, in particolare in relazione ai deficit neurologici e cognitivi ad esso concomitanti. Il long COVID infatti è una sindrome di nuova insorgenza che emerge una volta finita l’infezione acuta dovuta al COVID. Viene definita come infezione “prolungata” e “persistente” proprio perché i sintomi che comporta sono spesso gli stessi del COVID, che possono riacutizzarsi, persistere in maniera attenuata o ripresentarsi anche dopo che l’infezione acuta sembra terminata. Alla stregua del COVID, i sintomi respiratori sono spesso presenti e tuttavia anche i sistemi neurologico e cognitivo ne risultano difficilmente illesi. La gravità dei sintomi di questa nuova sindrome è direttamente proporzionale alla gravità dell’infezione acuta, quindi, pazienti che durante il COVID hanno subito ricovero ospedaliero e/o terapia intensiva riportano sicuramente sequele multiorgano più severe. Tra i sintomi neurologici emergono ageusia, anosmia, dolori muscolari, mal di testa, disregolazione del sonno e stanchezza cronica. Tra chi soffre di sintomi cognitivi la cosiddetta brain fog è spesso presente e viene descritta dai pazienti come difficoltà di concentrazione i compiti anche molto semplici, difficoltà a trovare le parole e pensiero lento. Inoltre, test neuropsicologici rivelano che le funzioni esecutive sono spesso compromesse. Tra i sintomi psicologici emergono con chiarezza ansia e depressione, soprattutto tra i pazienti più giovani, sintomi motivati anche dal fatto che sul versante clinico, ad oggi, non esiste una vera e propria terapia per questa sindrome ma solo delle indicazioni generiche che consigliano di calibrare gli sforzi giornalieri e l’attività mentale.File | Dimensione | Formato | |
---|---|---|---|
Reato_Tania.pdf
accesso aperto
Dimensione
437.94 kB
Formato
Adobe PDF
|
437.94 kB | Adobe PDF | Visualizza/Apri |
The text of this website © Università degli studi di Padova. Full Text are published under a non-exclusive license. Metadata are under a CC0 License
https://hdl.handle.net/20.500.12608/33636