Com’è noto, il peso delle parole può avere un valore che supera quello etico. Con la consapevolezza di questa considerazione di ordine del tutto generale, si è deciso di immergersi in un contesto ben specifico e di indagare uno dei capitali attacchi a un sistema corrotto avvenuto alla fine degli anni settanta in Sicilia. Il lavoro, infatti, si propone di esaminare la retorica usata nella trasmissione radio Onda Pazza, condotta attraverso il dialogo sagace tra Peppino Impastato e i suoi sodali e il modo in cui la narrazione riesce a farsi fondamenta e struttura portante nella quale l’attacco diretto a coloro che quotidianamente era meglio nominare “sottovoce”, può essere svolto a pieni polmoni, divenendo effettivamente sede altra dove si collezionano e rappresentano le ragioni della propria insofferenza, in un discorso parallelo a quello che si compie manifestamente. L’analisi delle trasmissioni, definite “satirico-schizofreniche” per stessa ammissione dei creatori, diventa grimaldello d’indagine per l’individuazione di quali siano le mosse retoriche che riescono a scuotere gli ascoltatori, spingendo – e non si può non citare questo caso, considerando la caratura di una delle persone principalmente coinvolte – all’omicidio. Attraverso i nuovi studi di pragmadialettica e una ben sedimentata tradizione di opere concernenti lo studio retorico si intende offrire una nuova prospettiva sul capitale critico che un documento da sempre preservato per il suo valore etico può fornire, nonché la dimostrazione di come la costruzione di un’accusa possa passare per forme sedimentate - si veda il caso della “Cretina Commedia” in terzina dantesca -, in congiunzione con una costruzione di sceneggiature sempre diverse che agiscono su una sola scenografia e con una cerchia di “personaggi” ben definita, che mantengono lo stesso ruolo, opportunamente segnalato da leitmotiv, di trasmissione in trasmissione.
Un'onda pazza. Peppino Impastato e il gruppo di Radio Aut tra parresia e satira
FONTE, LAURA
2021/2022
Abstract
Com’è noto, il peso delle parole può avere un valore che supera quello etico. Con la consapevolezza di questa considerazione di ordine del tutto generale, si è deciso di immergersi in un contesto ben specifico e di indagare uno dei capitali attacchi a un sistema corrotto avvenuto alla fine degli anni settanta in Sicilia. Il lavoro, infatti, si propone di esaminare la retorica usata nella trasmissione radio Onda Pazza, condotta attraverso il dialogo sagace tra Peppino Impastato e i suoi sodali e il modo in cui la narrazione riesce a farsi fondamenta e struttura portante nella quale l’attacco diretto a coloro che quotidianamente era meglio nominare “sottovoce”, può essere svolto a pieni polmoni, divenendo effettivamente sede altra dove si collezionano e rappresentano le ragioni della propria insofferenza, in un discorso parallelo a quello che si compie manifestamente. L’analisi delle trasmissioni, definite “satirico-schizofreniche” per stessa ammissione dei creatori, diventa grimaldello d’indagine per l’individuazione di quali siano le mosse retoriche che riescono a scuotere gli ascoltatori, spingendo – e non si può non citare questo caso, considerando la caratura di una delle persone principalmente coinvolte – all’omicidio. Attraverso i nuovi studi di pragmadialettica e una ben sedimentata tradizione di opere concernenti lo studio retorico si intende offrire una nuova prospettiva sul capitale critico che un documento da sempre preservato per il suo valore etico può fornire, nonché la dimostrazione di come la costruzione di un’accusa possa passare per forme sedimentate - si veda il caso della “Cretina Commedia” in terzina dantesca -, in congiunzione con una costruzione di sceneggiature sempre diverse che agiscono su una sola scenografia e con una cerchia di “personaggi” ben definita, che mantengono lo stesso ruolo, opportunamente segnalato da leitmotiv, di trasmissione in trasmissione.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/35971