Viviamo in un mondo davvero complesso. Altrettanto complesse sono le vicissitudini in cui ci imbattiamo all’improvviso e che ci coinvolgono in prima persona, spesso negative e traumatiche. Il quadro teorico di riferimento della ricerca è quello dei Trauma Studies, un campo di ricerca molto controverso e in continua espansione: gli autori più importanti sono stati Roger Luckrust, Sigmund Freud, Cathy Caruth, Dominick LaCapra e Anne Whitehead. All’interno di questi studi assume un ruolo importante la morte. Ad oggi è ancora considerata un tabù, un tema così delicato da essere spesso oggetto di una rimozione forzata dalla vita quotidiana, dalla cultura contemporanea e persino dal panorama pedagogico. La scuola può essere un importante luogo di prevenzione perché fornisce ai bambini gli strumenti necessari alla crescita, allo sviluppo delle competenze emotive e all’acquisizione di un certo grado di responsabilità e autonomia. Educare i bambini ad abitare la sofferenza e a soffermarsi sul dolore anche in un ambiente come la scuola è estremamente importante: aiuta nella ricerca di senso e di significato sulla sofferenza e sul dolore stessi. La poesia è un valido strumento didattico e letterario per la mediazione di un contenuto traumatico, uno dei pochi in grado di rendere dicibile la sua indicibilità: a sostenere il suo valore sono autori come Erminia Ardissino, Maria Corti, Marianna Marrucci e il maestro Gianni Rodari. L’obiettivo della ricerca è stato mostrare che la poesia è una pratica di consapevolezza e di sensibilizzazione – più che di guarigione – che aiuta a comprendere il concetto di resilienza permettendo ai bambini di esprimere i propri sentimenti, bisogni e pensieri più intimi in un clima di apertura e di disponibilità al confronto; e che abitare il dolore della morte significa rielaborare e attuare una rilettura dello stesso trauma, riacquisire la sicurezza e l’equilibro, riscoprire le ragioni per cui vivere aprendosi alla gioia di vivere e ad una crescita positiva. Questo obiettivo è stato perseguito attraverso un ipotesi di intervento didattico – in una classe quinta primaria – basato sul modello della progettazione a ritroso, elaborato dagli studiosi Grant Wiggins e Jay McTighe: all’interno di questo intervento è stata soprattutto approfondita una delle voci più intense e importanti della lirica italiana del Novecento, ovvero quella di Antonia Pozzi. I materiali e gli spunti di riflessione proposti possono essere utilizzati, arricchiti, approfonditi e opportunamente calibrati – in base al contesto classe reale, ai bisogni formativi e alle caratteristiche individuali di ogni bambino – da ogni insegnante all’interno della propria esperienza lavorativa.

Affrontare il trauma con la poesia? Materiali e spunti di riflessione per un intervento didattico

SALMASO, ANNA
2021/2022

Abstract

Viviamo in un mondo davvero complesso. Altrettanto complesse sono le vicissitudini in cui ci imbattiamo all’improvviso e che ci coinvolgono in prima persona, spesso negative e traumatiche. Il quadro teorico di riferimento della ricerca è quello dei Trauma Studies, un campo di ricerca molto controverso e in continua espansione: gli autori più importanti sono stati Roger Luckrust, Sigmund Freud, Cathy Caruth, Dominick LaCapra e Anne Whitehead. All’interno di questi studi assume un ruolo importante la morte. Ad oggi è ancora considerata un tabù, un tema così delicato da essere spesso oggetto di una rimozione forzata dalla vita quotidiana, dalla cultura contemporanea e persino dal panorama pedagogico. La scuola può essere un importante luogo di prevenzione perché fornisce ai bambini gli strumenti necessari alla crescita, allo sviluppo delle competenze emotive e all’acquisizione di un certo grado di responsabilità e autonomia. Educare i bambini ad abitare la sofferenza e a soffermarsi sul dolore anche in un ambiente come la scuola è estremamente importante: aiuta nella ricerca di senso e di significato sulla sofferenza e sul dolore stessi. La poesia è un valido strumento didattico e letterario per la mediazione di un contenuto traumatico, uno dei pochi in grado di rendere dicibile la sua indicibilità: a sostenere il suo valore sono autori come Erminia Ardissino, Maria Corti, Marianna Marrucci e il maestro Gianni Rodari. L’obiettivo della ricerca è stato mostrare che la poesia è una pratica di consapevolezza e di sensibilizzazione – più che di guarigione – che aiuta a comprendere il concetto di resilienza permettendo ai bambini di esprimere i propri sentimenti, bisogni e pensieri più intimi in un clima di apertura e di disponibilità al confronto; e che abitare il dolore della morte significa rielaborare e attuare una rilettura dello stesso trauma, riacquisire la sicurezza e l’equilibro, riscoprire le ragioni per cui vivere aprendosi alla gioia di vivere e ad una crescita positiva. Questo obiettivo è stato perseguito attraverso un ipotesi di intervento didattico – in una classe quinta primaria – basato sul modello della progettazione a ritroso, elaborato dagli studiosi Grant Wiggins e Jay McTighe: all’interno di questo intervento è stata soprattutto approfondita una delle voci più intense e importanti della lirica italiana del Novecento, ovvero quella di Antonia Pozzi. I materiali e gli spunti di riflessione proposti possono essere utilizzati, arricchiti, approfonditi e opportunamente calibrati – in base al contesto classe reale, ai bisogni formativi e alle caratteristiche individuali di ogni bambino – da ogni insegnante all’interno della propria esperienza lavorativa.
2021
Face trauma with poetry? Materials and food for thought for a didactic intervention
Antonia Pozzi
Trauma studies
Death education
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/37324