Obesità in età pediatrica: una malattia del benessere e il marketing che condiziona il suo sviluppo.

L’obesità, come definita dall’OMS, è una delle principali problematiche di salute pubblica a livello mondiale. Le possibili conseguenze di tale patologia sono molteplici e possono avere effetti immediati o a lungo termine, comportando la diminuzione della qualità e della durata della vita del paziente. In particolar modo, gli esperti hanno palesato una reale preoccupazione per i giovani che si affacciano a questa condizione già in età precoce. Si stima che 74 milioni di ragazzi e 50 milioni di ragazze di età compresa fra i 5 e 19 anni versino in condizioni d’obesità. Queste stime preoccupano non solo per i dati allarmanti ma anche perchè si ipotizza che la prevalenza di tale malattia sia in aumento o che si stia stabilizzando in molti paesi, in modo preponderante nei paesi occidentali. Alla base di tale patologia si presentano molteplici fattori: genetici, ambientali e psico-sociali. I quali concorrono per l’insorgenza dell’obesità e si concretizzano in tutte le sfere della vita. Dunque, non è legata esclusivamente al cibo ma anche alle abitudini, all’ambiente socio-economico in cui cresce il bambino, fragilità individuali e influenze esterne come la pubblicità. Nell’epoca attuale infatti social media e televisione attuano una propaganda alimentare che sta prendendo sempre più piede nelle nostre scelte d’acquisto. È stato rilevato come il 70% della pubblicità moderna e non si intende solo televisione ma radio, eventi, sponsor, verta su prodotti alimentari. La preoccupazione, che gravita intorno a questo tema ha spinto numerose nazioni e associazioni a intervenire attivamente mediante sistemi di monitoraggio, sensibilizzazione e prevenzioni. Con lo scopo di invertire la crescita di tale pandemia e garantire un qualità di vita adeguata.