"L'occhio della rivoluzione": rapporti tra l'ideologia di Vladimir Majakovskij e la tecnica cinematografica di Dziga Vertov

This dissertation aims to compare the relationship between the socio-political context and the art of two great personalities, closely related to each other, symbol of post-revolutionary Russia - Dziga Vertov and Vladimir V. Majakovskij. The study is based on extensive bibliographic research which was carried out through the consultation of multiple points of view, including those of the intellectuals at issue, with whom the writing always arises in a sort of continuous dialogue through quotations. The study takes its first steps by looking at the texts and films of the artists in question and then it goes deeper into the critical approach. Starting from the biography of Majakovskij, revolutionary poet, it is exposed the relationship between his art, the futurist movement of which he is an exponent and the political and technological changes of the time. In particular, attention is placed on his relationship with the institution towards the goal of creating an authentic proletarian, new and avant-garde art. The “eye (and voice) of the revolution” is then considered in his conception of cinema, through the analysis of his articles and essays on the topic. The film medium is first exalted as a technological “fetish” and subsequently, following the poet's film practice, it is seen as the future and synthesis of all arts. This conception of cinema is then related to the filmography of the great director Dziga Vertov, theorist of Kinoki and precursor of the great political documentary, moved by the same ideals as the poet. In order to underline the link between the two through a practical example, an analysis is proposed, which relates the "cinematographic poem" Vladimir Il'ič Lenin and the "poetic documentary" Tri pesni o Lenine. At the end of the paper, the epilogues of the immense careers of the two intellectuals at the dawn of the Stalinist regime and with the advent of socialist realism are compared. Finally, we look at these two immense figures with the eyes of the future of our days, perhaps the most appropriate time to read their art tending towards another time

Questo elaborato vuole porre a confronto la relazione tra il contesto socio-politico di appartenenza e l’arte di due grandi personalità strettamente legate tra loro, simbolo della Russia post-rivoluzionaria - Dziga Vertov e Vladimir V. Majakovskij. Lo studio si basa su un’ampia ricerca bibliografica considerando più voci, tra cui quella degli stessi Vertov e Majakovskij, con cui lo scritto si pone sempre in una sorta di dialogo continuo mediante citazioni. Si è preferito partire dai testi e dai film degli artisti in questione per poi andare più a fondo nello studio critico. Partendo dalla biografia del Majakovskij, poeta rivoluzionario, si espone il rapporto tra la sua arte, il movimento futurista di cui è esponente e i cambiamenti politici e tecnologici dell'epoca. In particolare si pone l’attenzione sul suo rapporto con l’istituzione verso l’obbiettivo della creazione di un’autentica arte proletaria, nuova e d’avanguardia. "L'occhio (e la voce) della rivoluzione" viene messo poi davanti alla sua concezione di cinema, mediante l’analisi di suoi articoli e saggi sull’argomento. Il mezzo filmico viene dapprima esaltato come “feticcio” tecnologico e successivamente, a seguito della pratica filmica da parte del poeta, è visto come futuro e sintesi di tutte le arti. Questa concezione è messa in relazione alla filmografia del grande regista Dziga Vertov teorico dei Kinoki e precursore del grande documentario politico, anch’esso mosso dagli stessi ideali del poeta. Al fine di sottolineare il legame tra i due mediante un esempio pratico viene proposta un’ analisi che mette in relazione il “poema cinematografico” Vladimir Il’ič Lenin e il “documentario poetico” Tri pesni o Lenine. A conclusione dell’elaborato si confrontano gli epiloghi delle immense carriere dei due intellettuali all’alba del regime stalinista e con la canonizzazione del realismo socialista. Infine si guarda a queste due immense figure con gli occhi del futuro dei giorni nostri, tempo forse più consono per leggere la loro arte tendente a un tempo altro.