Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è diffuso in tutta Europa e l’Italia risulta essere demograficamente proprio uno dei “paesi più vecchi”. La società odierna e l’idea stereotipata che questa ha di vecchiaia portano a individuare nell’istituzionalizzazione degli anziani la soluzione migliore. Di fronte a un ricorso sempre maggiore ad apposite strutture residenziali quali luoghi in cui far stare gli anziani quando sopraggiungono difficoltà di carattere fisico, cognitivo o sociale, diviene di fondamentale importanza riflettere su quale vita essi conducano al loro interno e su quale sarebbe invece la modalità più auspicabile di affrontare i problemi che li affliggono. È necessario vedere gli anziani come depositari di un grande bagaglio culturale e non solo come un peso perché improduttivi ed esteticamente segnati dallo scorrere del tempo; questo al fine di non incorrere nella loro emarginazione e spersonalizzazione, ed è imprescindibile farlo attraverso il riconoscimento di quanto possano essere importanti al riguardo la figura dell’educatore e il suo lavoro. Quest’ottica, nella quale l’educatore ha la funzione di fare in modo che gli anziani continuino a essere protagonisti della loro vita fino all’ultimo giorno, a differenza di ciò che si è indotti pensare, è essenziale anche nella relazione con quelli non autosufficienti dal punto di vista cognitivo, traducendosi in una continua promozione del loro benessere esistenziale.
L’intervento educativo con gli anziani istituzionalizzati
BRUGNEROTTO, ANNA
2021/2022
Abstract
Il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione è diffuso in tutta Europa e l’Italia risulta essere demograficamente proprio uno dei “paesi più vecchi”. La società odierna e l’idea stereotipata che questa ha di vecchiaia portano a individuare nell’istituzionalizzazione degli anziani la soluzione migliore. Di fronte a un ricorso sempre maggiore ad apposite strutture residenziali quali luoghi in cui far stare gli anziani quando sopraggiungono difficoltà di carattere fisico, cognitivo o sociale, diviene di fondamentale importanza riflettere su quale vita essi conducano al loro interno e su quale sarebbe invece la modalità più auspicabile di affrontare i problemi che li affliggono. È necessario vedere gli anziani come depositari di un grande bagaglio culturale e non solo come un peso perché improduttivi ed esteticamente segnati dallo scorrere del tempo; questo al fine di non incorrere nella loro emarginazione e spersonalizzazione, ed è imprescindibile farlo attraverso il riconoscimento di quanto possano essere importanti al riguardo la figura dell’educatore e il suo lavoro. Quest’ottica, nella quale l’educatore ha la funzione di fare in modo che gli anziani continuino a essere protagonisti della loro vita fino all’ultimo giorno, a differenza di ciò che si è indotti pensare, è essenziale anche nella relazione con quelli non autosufficienti dal punto di vista cognitivo, traducendosi in una continua promozione del loro benessere esistenziale.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/20.500.12608/41450