Il lavoro di tesi mira a indagare il benessere abitativo all'interno di alloggi minimi. Si è ricercato attraverso la letteratura del tempo e quella odierna le teorie sull'abitazione popolare e i tipi architettonici che maggiormente la rappresentino, con l’intento di realizzare attraverso la progettazione un complesso abitativo che seguisse i principi del Social Housing, dimostrando che l'alloggio minimo ben organizzato è di estrema attualità. I capitoli iniziali illustrano le indagini che si sono sviluppate per la prima volta negli anni Venti del Novecento, principalmente a Berlino, per contrastare il forte disagio vissuto dalla popolazione all'interno delle abitazioni operaie. La rivoluzione industriale, infatti, aveva portato le città ad una rapida crescita economica e produttiva col conseguente inurbamento. Le amministrazioni per fronteggiare il problema costruirono dei villaggi operai nelle vicinanze delle fabbriche, senza però rispettare alcuna norma igienico sanitaria. Alexander Klein, architetto di Pietroburgo, che si traferì a Berlino nel 1920, iniziò la teorizzazione del metodo di analisi e valutazione dell'alloggio minimo che verrà chiamato: Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Il metodo veniva applicato a edifici già realizzati e su piante per verificarne l'efficacia progettuale, valutando sia gli aspetti dimensionali che gli aspetti qualitativi, dando inizio ad un processo che modificò i regolamenti edilizi dell'epoca. A seguito di questo nuovo modo di progettare gli spazi abitativi si crearono, all'interno del movimento razionalista, i presupposti per la formazione degli standard abitativi e di nuove tecniche costruttive grazie anche all'impiego dei nuovi materiali: acciaio e cemento armato. Le figure di spicco in questo contesto furono: Walter Gropius, Le Corbusier, Ludwig Hilberseimer e Margarete Schütte Lihotzky con la "cucina di Francoforte"; si sono indagate le loro idee e le proposte che portarono nei CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna) di Francoforte e Bruxelles, per risolvere il problema dell’abitazione e della città. Gli ultimi due capitoli della tesi, in particolare “Soluzioni di edilizia sociale nel XXI secolo” ha l’obiettivo di mostrare che la necessità di alloggi minimi non è assolutamente un fatto legato al passato, anzi, oggigiorno è rilevante nei paesi sottosviluppati la richiesta di tali alloggi, in cui si possono trovare tipologie particolari di autocostruzione che ampliano la casa in base alle esigenze dei residenti. Negli ultimi anni, la creazione di alloggi minimi a costi ridotti ha coinvolto sempre di più anche le grandi città europee, dove i prezzi degli appartamenti sono sempre più alti e il potere di acquisto della popolazione rimane costante. L’abitazione minima in edifici collettivi è sicuramente un fatto quotidiano soprattutto per la società attuale in cui i piccoli nuclei familiari in difficoltà economiche, giovani coppie, anziani o famiglie monogenitoriali sono all’ordine del giorno. Il progetto illustrato nell’ultimo capitolo ha l’intento di suggerire una soluzione a questi problemi abitativi realizzando un complesso abitativo che attivi le relazioni tra i residenti e che permetta di legarsi con la realtà cittadina già esistente. Inoltre, si è applicato la procedura di valutazione proposta da Klein, agli alloggi progettati, dimostrando l’attualità del metodo e che si può creare benessere anche in spazi minimi. Sicuramente il metodo è da aggiornare includendo gli aspetti tecnologici che si sono sviluppati negli anni e che sono diventati fondamentali per le case moderne.

IL BENESSERE NELL’UNITÀ ABITATIVA MINIMA PROGETTO DI SOCIAL HOUSING IN LOCALITÀ BIADENE – PEDERIVA, MONTEBELLUNA

SCHIAVO, MARCO
2022/2023

Abstract

Il lavoro di tesi mira a indagare il benessere abitativo all'interno di alloggi minimi. Si è ricercato attraverso la letteratura del tempo e quella odierna le teorie sull'abitazione popolare e i tipi architettonici che maggiormente la rappresentino, con l’intento di realizzare attraverso la progettazione un complesso abitativo che seguisse i principi del Social Housing, dimostrando che l'alloggio minimo ben organizzato è di estrema attualità. I capitoli iniziali illustrano le indagini che si sono sviluppate per la prima volta negli anni Venti del Novecento, principalmente a Berlino, per contrastare il forte disagio vissuto dalla popolazione all'interno delle abitazioni operaie. La rivoluzione industriale, infatti, aveva portato le città ad una rapida crescita economica e produttiva col conseguente inurbamento. Le amministrazioni per fronteggiare il problema costruirono dei villaggi operai nelle vicinanze delle fabbriche, senza però rispettare alcuna norma igienico sanitaria. Alexander Klein, architetto di Pietroburgo, che si traferì a Berlino nel 1920, iniziò la teorizzazione del metodo di analisi e valutazione dell'alloggio minimo che verrà chiamato: Elaborazione delle piante e progettazione degli spazi negli alloggi minimi. Il metodo veniva applicato a edifici già realizzati e su piante per verificarne l'efficacia progettuale, valutando sia gli aspetti dimensionali che gli aspetti qualitativi, dando inizio ad un processo che modificò i regolamenti edilizi dell'epoca. A seguito di questo nuovo modo di progettare gli spazi abitativi si crearono, all'interno del movimento razionalista, i presupposti per la formazione degli standard abitativi e di nuove tecniche costruttive grazie anche all'impiego dei nuovi materiali: acciaio e cemento armato. Le figure di spicco in questo contesto furono: Walter Gropius, Le Corbusier, Ludwig Hilberseimer e Margarete Schütte Lihotzky con la "cucina di Francoforte"; si sono indagate le loro idee e le proposte che portarono nei CIAM (Congressi Internazionali di Architettura Moderna) di Francoforte e Bruxelles, per risolvere il problema dell’abitazione e della città. Gli ultimi due capitoli della tesi, in particolare “Soluzioni di edilizia sociale nel XXI secolo” ha l’obiettivo di mostrare che la necessità di alloggi minimi non è assolutamente un fatto legato al passato, anzi, oggigiorno è rilevante nei paesi sottosviluppati la richiesta di tali alloggi, in cui si possono trovare tipologie particolari di autocostruzione che ampliano la casa in base alle esigenze dei residenti. Negli ultimi anni, la creazione di alloggi minimi a costi ridotti ha coinvolto sempre di più anche le grandi città europee, dove i prezzi degli appartamenti sono sempre più alti e il potere di acquisto della popolazione rimane costante. L’abitazione minima in edifici collettivi è sicuramente un fatto quotidiano soprattutto per la società attuale in cui i piccoli nuclei familiari in difficoltà economiche, giovani coppie, anziani o famiglie monogenitoriali sono all’ordine del giorno. Il progetto illustrato nell’ultimo capitolo ha l’intento di suggerire una soluzione a questi problemi abitativi realizzando un complesso abitativo che attivi le relazioni tra i residenti e che permetta di legarsi con la realtà cittadina già esistente. Inoltre, si è applicato la procedura di valutazione proposta da Klein, agli alloggi progettati, dimostrando l’attualità del metodo e che si può creare benessere anche in spazi minimi. Sicuramente il metodo è da aggiornare includendo gli aspetti tecnologici che si sono sviluppati negli anni e che sono diventati fondamentali per le case moderne.
2022
WELL-BEING IN THE MINIMUM HOUSING UNIT SOCIAL HOUSING PROJECT IN BIADENE - PEDERIVA, MONTEBELLUNA
Alexander Klein
Razionalismo
Abitazione minima
Social Housing
Benessere abitativo
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/43409