Il presente elaborato affronta il tema della flânerie e di come questa pratica del camminare sia connessa all’idea della scrittura della città. Per praticare la flânerie bastano poche e semplici regole: non è concessa nessuna guida turistica ed è preferibile camminare da soli; bisogna dimenticarsi dei percorsi frequentati dai turisti e ricchi di monumenti; è fondamentale inventare i propri tragitti facendo tutto con calma. Il flâneur, colui che svolge l’azione di camminare, è un dandy che può concedersi di perdere tempo e di perdersi nella città perché non deve sottostare ai ritmi dettati dal lavoro o dallo studio. Questa figura attraversa lentamente la metropoli mentre la folla inizia ad abitarla, ma il suo scopo non è immergersi all’interno della stessa, quanto più estraniarsi da essa. La pratica della flânerie è anche un modo per scrivere la città e di conseguenza il flâneur è anche un narratore: egli, attraverso le proprie gambe, attribuisce nuovi significati allo spazio urbano e condivide il racconto delle sue osservazioni. Purtroppo l’arrivo del covid-19 nel biennio 2020-2021 ha cancellato la folla e ha portato allo spopolamento delle città, ma se il virus avesse anche contribuito a far riconquistare una nuova pratica (im)mobile di flânerie e a recuperare l’identità perduta del flâneur? Durante la quarantena autori si sono espressi e hanno condiviso la loro reazione alla limitazione della mobilità, causata dalle regole imposte dai vari decreti. Come avremo modo di vedere dalla lettura trasgressiva di Mantova da parte di Antonio Moresco, il lockdown ha creato nuove figure di flâneurs come ‘alberi murati’, senza però impedire la pratica della flânerie.

Flâneurs come “alberi murati”: camminare e scrivere al tempo del Covid

FRIGHETTO, FEDERICA
2022/2023

Abstract

Il presente elaborato affronta il tema della flânerie e di come questa pratica del camminare sia connessa all’idea della scrittura della città. Per praticare la flânerie bastano poche e semplici regole: non è concessa nessuna guida turistica ed è preferibile camminare da soli; bisogna dimenticarsi dei percorsi frequentati dai turisti e ricchi di monumenti; è fondamentale inventare i propri tragitti facendo tutto con calma. Il flâneur, colui che svolge l’azione di camminare, è un dandy che può concedersi di perdere tempo e di perdersi nella città perché non deve sottostare ai ritmi dettati dal lavoro o dallo studio. Questa figura attraversa lentamente la metropoli mentre la folla inizia ad abitarla, ma il suo scopo non è immergersi all’interno della stessa, quanto più estraniarsi da essa. La pratica della flânerie è anche un modo per scrivere la città e di conseguenza il flâneur è anche un narratore: egli, attraverso le proprie gambe, attribuisce nuovi significati allo spazio urbano e condivide il racconto delle sue osservazioni. Purtroppo l’arrivo del covid-19 nel biennio 2020-2021 ha cancellato la folla e ha portato allo spopolamento delle città, ma se il virus avesse anche contribuito a far riconquistare una nuova pratica (im)mobile di flânerie e a recuperare l’identità perduta del flâneur? Durante la quarantena autori si sono espressi e hanno condiviso la loro reazione alla limitazione della mobilità, causata dalle regole imposte dai vari decreti. Come avremo modo di vedere dalla lettura trasgressiva di Mantova da parte di Antonio Moresco, il lockdown ha creato nuove figure di flâneurs come ‘alberi murati’, senza però impedire la pratica della flânerie.
2022
Flâneurs as “immured trees”: walking and writing during Covid times
Flânerie
Camminare
Covid
Flâneur
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/20.500.12608/44167